Le Statue di Mosul spaventano lo stato islamico tanto che li riduce a pezzi, li getta al suolo sbriciolati come se fossero nemici armati o ribelli.
Il motivo ?
La Storia è il principale avversario dello stato totalitario, di ogni Stato totalitario. Per il califfato c’è, infatti, una Storia impura come ci sono uomini impuri: ed è tutto quello che è esistito prima della linea tracciata sul passato.
Le pietre, le statue, i templi parlano. Tutti li possono leggere. Parlano più dei libri e dei discorsi: sono lì, esistono per smentire chi vuole semplificare, annullare, maledire; chi esige un passato senza sfumature, senza periodi, senza svolte.
Ecco perche' bisogna ucciderle, quelle pietre, polverizzarle per affermare che la Storia è stata scritta di nuovo e definitivamente.
Gli islamisti hanno scelto proprio la terra tra i due fiumi (Tigri ed Eufrate) dove la Storia è nata, si è composta e scomposta mille volte, ha cancellato imperi e città, invasori e vittime nutrendosi delle pietre dove passavano il vento e la sabbia, ne ha consumato le brevi glorie per trasformarsi e costruire di nuovo. Continuamente.
Senza questo spazio fisico non si potra' leggere ciò che nei millenni è stato costruito, ricostruito, copiato.
La Storia non esiste più, è iniziata la Storia nuova, assoluta e unica, che è quella dello Stato islamista.
E' proprio cosi ?
Forse i fanatici possono cacciare e uccidere tutti i cristiani, gli alauiti, gli yazidi, i musulmani tiepidi. Ma la Storia è troppo grande per essere uccisa. Ogni qualvolta, grattando la terra come accade in Siria e in Iraq, spunta un frammento di argilla o di arenaria, essa grida la irrevocabile complessità del Tempo dell’uomo.
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