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mercoledì 10 settembre 2014

La nostra Sicilia. Una carrellata dai Borboni al crocettismo n. 14

La Storia dell'isola

Le mete dell'emigrazione di fine Ottocento
Abbiamo già visto come sul finire dell'Ottocento esplodono nell'isola grandi tensioni sociali e come queste a cominciare dagli anni ottanta e poi soprattutto dopo la feroce repressione crispina del movimento dei Fasci Siciliani sfociano nella massiccia emigrazione.
La repressione  non seguita da segnali di volontà politica tesi a migliorare l'arretratezza sociale costrinse la popolazione dell'interno dell'isola, la zona più misera e sfruttata, inizialmente, a riversarsi nei centri dei litorali. Abbiamo evidenziato che tutti i paesi dell'interno videro ridursi la popolazione -nel periodo che va dall'unità al primo decennio del Novecento- a meno del 25%.

Sul finire degli anni ottanta comincia il grande flusso verso i paesi di oltre oceano. Il flusso cominciò con poche migliaia di individui (1896) ed arrivò a costituire un esodo di massa, infatti nel solo periodo 1912-1914 su una popolazione residente di 3,7 milioni gli emigranti furono oltre 400.000.
La destinazione transoceanica prevalse su quella europea. 
Chi emigrava ? Braccianti e nullatenenti soprattutto, ma all'inizio del Novecento i piccoli proprietari di case e piccoli appezzamenti di terreni preferirono lasciare tutto e provare il riscatto lontano dall'isola. Più si constatava che la vita estera conferiva benessere e soprattutto dignità umana e più si infoltiva la massa di chi intendeva partire: partirono quindi gli operai qualificati, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti, gli antichi massari, i musicisti e pure gli insegnanti.
Gli effetti vistosi furono il fortissimo spopolamento e la senilizzazione dei paesi di collina e montagna. Iniziò anche un positivo flusso di rimesse di denaro che consentì il rifacimento delle secolari casupole che ospitavano la convivenza in un unico ambiente di venti metri quadri di mulo, vacca, tre capre, dieci galline e talora un maiale assieme a tre/quattro esseri umani.
L'emigrazione di massa indusse i latifondisti ad incrementare le miserabili paghe giornaliere ai braccianti locali, quelli ancora rimasti.
Nelle zone di maggior esodo (in assoluto lo fu, purtroppo, Contessa Entellina) si ebbero i primi timidi e difficili esperimenti di affittanze collettive, di iniziativa socialista ed in qualche zona dell'isola di iniziativa cattolica. L'intento era di eliminare dal latifondo la figura del gabellotto.
L'emigrazione aiutò sicuramente ad elevare il livello di vita nell'isola ma non fino al punto di avviare un processo di sviluppo socio-economico o la trasformazione dei rapporti sociali ed umani.
La distanza fra la Sicilia ed il resto d'Italia continuò a crescere e a divenire irreversibile. Irreversibile fino ai giorni di Crocetta.

Contessa ?
Abbiamo detto che qui, verosimilmente per il carattere intraprendente ed soprattutto indipendente di una popolazione che fino allora non disponeva di strade di collegamento transitabili che la unissero ai paesi limitrofi, se non la trazzera transitabile solo da giugno a settembre e che esigeva -per raggiungere Palermo- quasi una settimana di tempo, il flusso migratorio (clandestino) iniziò negli anni trenta/quaranta dell'Ottocento e già nel solo anno 1861 rappresentò una fuga di massa unica i cui effetti conosciamo dalla, da noi più volte citata, relazione del consigliere comunale Nicolò LoJacono diffusa dai giornali e sottoposta all'attenzione delle Autorità. 
Ci fù comunque una forte accelerazione migratoria dopo il fallimento dei moti dei Fasci Siciliani quando pure gli antichi massari locali (LoJacono) lasciarono il paese e crearono e gestirono aziende di agrumi a Palermo (Sferracavallo) o emigrarono in New Orleans a gestire vari "stores".
I latifondi locali ormai erano passati in mano a gabellotti mafiosi.

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