Ma l'Italia è ancora un paese cattolico, si chiedeva qualcuno qualche giorno fà in un articolo giornalistico ?
Fino agli anni sessanta del Novecento era ancora più che evidente la permanenza di un sentimento comune o «maggioritario», di appartenenza ad una storia familiare e sociale, a certi «valori» veicolati dalle istituzioni e dalle pratiche del cattolicesimo diffuso nella nostra nazione, percepiti ancora come essenziali alla nostra cultura (la famiglia, il lavoro, l'onestà, la generosità, la solidarietà etc.).
E questo accadeva a prescindere dal fatto che questi riferimenti costituissero ancora, o piuttosto non costituissero più, il contenuto di un'esperienza personale di fede. Che cosa è successo da cinquant'anni a questa parte?
Questi riferimenti non sono spariti, è vero; essi rappresentano un'eredità che non si nega, anche perché per molti essa ha coinciso (e continua a coincidere) con un segmento importante della propria biografia - quello dell'adolescenza -, ma è come se essi avessero perso la loro funzione operativa nel determinare la mentalità e le azioni delle persone, e conservassero un peso residuale, ridotto ad una serie di regole di comportamento che ci si deve sforzare di realizzare.
Tutte le volte in cui una cultura, una tradizione o una religione assumono la fisionomia di un obbligo morale e la forma di un astratto dover essere, di fatto esse cominciano a indebolirsi come fattori costitutivi o generativi della personalità umana e della vita sociale.
Possono continuare ancora a lungo a dettare ciò che si deve e ciò che non si deve fare; possono contribuire a forgiare le coscienze, e ad alimentare i sensi di colpa; ma di fatto è già iniziato il loro declino.
In questa traiettoria sta il cristianesimo nella versione occidentale.
Esso è stato inteso più volte, e ancora continua ad esserlo – fuori e dentro la Chiesa - come un deposito di valori o come una modellistica etica, e da questo punto di vista è innegabile che esso abbia condiviso e stia condividendo la triste sorte delle agenzie del «dover essere» nella nostra società: diventare una pratica virtuosa o ispirare il comportamento morale di una minoranza sempre più ristretta, e cessare di essere una proposta ideale per tutti.
Eclatante appare la localizzazione della «forza» cattolica nel nostro Paese, che non si presenta più nell'abituale suddivisione tra un Sud più tradizionalmente cattolico perché meno laicizzato, un Nord «bianco» fatto di cattolicesimo popolare-sociale (il Veneto) e un Nord «rosso» alternativo alla tradizione cattolica (l'Emilia Romagna), ma tra due blocchi praticamente contrapposti, che tagliano l'Italia in due: da una parte un Nord evoluto culturalmente, produttivo economicamente e «secolarizzato» a livello religioso; dall'altra un Sud tradizionalista o reazionario culturalmente, stagnante per un'economia assistenzialista e «illegale» e religiosamente «devoto».
Il quadro suggerisce, in un certo senso, l'equiparazione tra cattolicesimo e arretratezza sociale, da un lato, secolarizzazione e progresso civile dall'altro.
Tutto deriva dall’intendere –erroneamente- il cristianesimo come un complesso di comportamenti morali, ed in questo versante gravi sono le responsabilità di certo clero, per non dire di tutto il clero. Nell’Oriente Cristiano nessuno spazio viene dato all’interno della religione al “moralismo”.
Questo schema di lettura rischia infatti di mancare l’oggetto vero del Cristianesimo.
La secolarizzazione, infatti, non è solo o tanto l'abbandono di una cultura religiosa e di una società fondata su basi «sacrali», ma è un processo interno alla riduzione morale del cristianesimo. Il secolarismo comincia nel cristianesimo, allorquando esso viene concepito come un codice di comportamento, e lo indebolisce proprio perché non ne riconosce l'origine e lo appiattisce, misurandolo, sulle conseguenze.
La secolarizzazione, infatti, non è solo o tanto l'abbandono di una cultura religiosa e di una società fondata su basi «sacrali», ma è un processo interno alla riduzione morale del cristianesimo. Il secolarismo comincia nel cristianesimo, allorquando esso viene concepito come un codice di comportamento, e lo indebolisce proprio perché non ne riconosce l'origine e lo appiattisce, misurandolo, sulle conseguenze.
Quanto grande potrebbe e dovrebbe essere lo spazio della piccola Eparchia di Piana degli Albanesi se riprendesse l’origine e lo spirito del suo ritrovarsi in terra d’Occidente !
Lo stesso attuale papa percepisce la situazione attuale ed ha scritto: "il Cristianesimo è la forza vitale senza la quale anche le altre cose non potrebbero continuare ad esistere" (Luce del mondo, p. 90).
Lo stesso attuale papa percepisce la situazione attuale ed ha scritto: "il Cristianesimo è la forza vitale senza la quale anche le altre cose non potrebbero continuare ad esistere" (Luce del mondo, p. 90).
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