Ucciso a Bengasi il giornalista chiamato col nomignolo di “Mo”, prima voce della Libia libera
E’ stata la moglie a dare la notizia sulla WEB-TV del marito, del misterioso assassinio, evidentemente realizzato da veri professionisti che lo hanno colpito con un solo proiettile in fronte, forse sparato da un Killer appostato da giorni in un edificio di fronte che avrà tenuto sotto controllo la postazione della voce libera che fin dai primi giorni riusciva a raccontare la rivoluzione di Bengasi in tempo reale a tutti i media del mondo, diventando per questo anche la voce ufficiosa del primo governo provvisorio di Bengasi.
E’ stato il giornalista che ha avvertito in tempo reale le Agenzie di stampa del bluff di Gheddafi che non rispettava la risoluzione dell’ONU anzi avanzava per conquistare territorio. E per questo avrà pagato con la vita, anche se lui diceva di saper bene a cosa andava incontro.
Ha rivelato in lacrime la moglie: “Voglio far sapere a tutti voi che Moahmmed è morto per questa causa e speriamo che un giorno la Libia sia libera. Non fermiamoci finchè non è finito tutto. Ognuno faccia tutto il possibile per questa causa. Vi prego, gente, fate in modo che Mohammed, mio marito, non sia morto inutilmente.”
Per il popolo della Rete, “Mo” era l’uomo che è rimasto in piedi notte e giorno per cercare di far conoscere al mondo cosa sta succedendo in Libia e come in ogni guerra che si rispetti i giornalisti che provano a raccontarla, sono i primi ad essere colpiti, evidentemente la verità non fa bene a chi detiene il potere.
Del New York Times sono i quattro giornalisti di cui è iniziata la ricerca nella zona di Bengasi, proprio in questi giorni caldi e si ritiene che abbiano fatto la stessa fine del commando di miliari inglesi catturati dalle forze lealiste durante l’avanzata.
Nessun commento:
Posta un commento