da la Repubblica
Leggi speciali e superprefetti pochi successi e tanti ostacoli. I primi provvedimenti per colpire i patrimoni delle 'società segrete' risalgono al 1870
In anni lontani, prima di Pio La Torre l' idea di attaccare i mafiosi nella roba qualcuno l'aveva già avuta. L'obiettivo erano i manutengoli, come dire i complici, quella zona grigia dove con poco sforzo e senza rischio i patrimoni lievitano e non si sa mai da dove provengano. Siamo sempre negli anni Settanta del 1800, quando per tentativi si definiscono i ruoli fra classe dirigente siciliana e Stato. Anni che registrano diverse prove di forza. 10 luglio 1873, l' ultimo governo della Destra storica si presenta alle Camere. Nel suo programma vengono affrontati due problemi: pareggio del bilancio e ordine pubblico in Sicilia. Entrambi impegnativi, ma a forza di stringere la cinghia il bilancio si avvia verso il pareggio. È l'ordine pubblico in Sicilia che non accenna a migliorare e anzi, votando l' isola per l' opposizione, assume un colore politico. Gli uomini al governo non hanno abbastanza fantasia per comprendere i siciliani. In quei mesi era aumentato l'allarme per le "comitive armate" che spadroneggiavano nelle campagne. Ma, come fanno poche bande a tenere in scacco tutta una popolazione? Certo ci saranno dei manutengoli. Ma quelli appartengono a "civil ceto", non sembra possibile attaccarli. I siciliani sembrano suscettibili, gelosi delle proprie libertà.
Il governo chiude gli occhi e cerca di farseli amici, accoglie personaggi che lo sviliscono. E va sempre peggio. Né era servito l' uso della forza. Con gli anni era cresciuto il contingente di armati di stanza nell' isola, ma nei tempi lunghi l'impiego della forza è oneroso; rischia di stabilizzare un meccanismo perverso, dove anche il mantenimento di risultati insoddisfacenti necessita di sforzi sempre maggiori. L' ultimo governo della Destra storica tenta la carta politica. Poiché la Sicilia vota per la Sinistra il nuovo prefetto di Palermo sarà un esponente della Sinistra moderata, il conte Gioacchino Rasponi. Troppo semplice. I notabili siciliani si sentono beffati, giudicando d'avere ottenuto un contentino da niente isolano il prefetto e lo avversano. Con uno slittamento di secoli, come nelle lotte fra il re e i suoi feudatari all'inizio dell'età moderna, la posta in gioco è il potere. Beffeggiato dai giornali, accusato d' incapacità dai notabili, al prefetto Rasponi vengono richiesti interventi che abbiano la duplice contraddittoria caratteristica d'essere efficaci e non disturbare nessuno. I notabili si dichiarano vittime delle bande che infestano il circondario di Palermo, lesti però a insorgere per l'onore offeso quando la masseria del barone Turrisi Colonna (che in seguito ammetterà d'avere ospitato i banditi) viene perquisita. Di fronte al fallimento politico il governo torna alle maniere dure. Si parla di leggi speciali per l'ordine pubblico, il 1° settembre 1874 vengono emanate "speciali istruzioni" che accrescono i poteri delle autorità militari. Luigi Gerra, segretario del ministero per l' Interno, arriva a Palermo come supervisore. Il prefetto Rasponi è perfettamente isolato, si dimette. Con l' arrivo di Gerra l' atteggiamento dei proprietari cambia di colpo. Sino a quel momento avevano chiesto a gran voce misure radicali, adesso sentono in pericolo la patria siciliana e i suoi diritti.
Gerra cerca di trovare le prove dell' esistenza di associazioni segrete nell'agro palermitano e stabilisce una sorta di stato d' assedio, col territorio suddiviso in zone e sottozone militari. Le bande che infestano l'entroterra cerca di colpirle in modo indiretto, nel patrimonio. Facciamo solo un esempio. Fra le bande che maggiormente terrorizzavano comitive di viaggiatori, pattuglie dell' esercito e contadini che andavano al lavoro nei campi c'era la banda Rinaldi. Ufficialmente molto ricercati, i suoi componenti continuavano a frequentare le loro case a San Mauro Castelverde dove i loro parenti, da poverissimi che erano, vivevano da benestanti. Con ovvie e negative conseguenze su quello che allora si chiamava lo spirito pubblico. Fatti a conoscenza di tutti. Ma quando Gerra arresta 43 persone con l'accusa d'essere manutengoli della banda Rinaldi e chiede conto e ragione dei loro averi, allora viene attaccato dalla stampa che giudica le sue iniziative come un attacco al sacro istituto della proprietà. La prova della frattura fra Stato e siciliani si avrà con la presentazione dei provvedimenti speciali di pubblica sicurezza, una dichiarazione di guerra contro i "conniventi di civil ceto" che solo perché poi sopraggiunse il primo governo riparatore e loro diventarono maggioranza riuscirono a salvarsi. In occasione del dibattito sulle leggi speciali in Parlamento andò in scena un grandioso psicodramma: il governo ammise che a Palermo la pubblica sicurezza era stata mantenuta con la corruzione e il manutengolismo governativo, cercando di giustificare il ricorso all'illegalità con le eterne condizioni di emergenza. Alla ricerca di una spiegazione comprensibile, di una semplificazione, si ipotizzò che l'entroterra di Palermo fosse ricoperto da una rete di associazioni segrete di tipo mafioso. Non considerando la debolezza che viene allo Stato dal presentarsi come una sovrastruttura che, per non disturbare equilibri già costituiti, accetta compromessi tali da ritrovarsi alla fine rappresentato dagli stessi che lo svuotano dei significati collettivi per asservirlo ai loro interessi. Una triste storia, che non è mai finita.
- AMELIA CRISANTINO
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