Siamo più pesanti, ci mancano i sogni. |
BEPPE SEVERGNINI, editorialista del Corriere della Sera
Era
l’ultima certezza: nonostante tutto siamo un popolo resiliente e tenace, capace
di reagire alle difficoltà! Il timore è che non sia più così. Forse stiamo
perdendo anche l’ottimismo. Il rapporto Prosperity Index 2014, appena
pubblicato dal Legatum Institute, ogni anno mette a confronto 142 Paesi.
Nell’indice di prosperità siamo scesi al 37° posto, perdendo cinque posizioni
rispetto al 2013. L’Italia registra i picchi negativi alle domande «L’economia
andrà meglio?» e «È un buon momento per trovare lavoro?»: siamo 134° su 142
Paesi.
Siamo
più pessimisti di spagnoli (132°), francesi (120°) e ucraini (107°).
Uscendo
dall’Europa, più di peruviani (36°) e thailandesi (quarti!).
Le
grandi masse cinesi e indiane (rispettivamente 54° e 67°) sono più ottimiste di
noi.
Sorprendente?
Non
tanto. L’ottimismo delle nazioni non è legato ai numeri, ma alle
prospettive. Non ai fatti, ma alle percezioni e alle aspettative.
Gli
umani sono esseri sognatori e misurano la felicità sul progresso. È un grande
sabato del villaggio globale: e in Italia stiamo perdendo il gusto del dopo.
Kazaki (30°) e uruguayani (43°) non stanno meglio di noi, oggettivamente; ma
sono convinti che oggi sia meglio di ieri e domani sarà meglio di oggi.
Queste
cose contano, nella vita delle persone, delle famiglie e delle nazioni.
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