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giovedì 6 novembre 2014

Aspettando il nuovo Eparca (n. 51)

La Caritas I
Aspettando il nuovo Eparca (che si sta facendo attendere a lungo) ci piace studiare, esaminare, la struttura di una diocesi e il rulo che i vari organismi svolgono (... preferiamo scrivere dovrebbero svolgere) all'interno del grande manto che viene definito "Diocesi" o, come nei paesi arbëresh, "Eparchia". Lo faremo sulla scrta delle "istruzioni in materia amministrativa" rese pubbliche.

In questo periodo di grande crisi economica, e non solo economica visto che ad essa si associa la decadenza morale, intellettuale e di prospettiva della società italiana, il primo elemento che ci viene in mente perchè sia preso in considerazione è il ruolo della Caritas Diocesana.

Le risorse dei poveri non vadano ai ricchi
All'interno della Curia essa è "un ufficio che appartiene alla struttura della curia diocesana, finalizzato alla promozione e al coordinamento di tutte le attività caritative diocesane".
Per chi -come noi- indaga la natura dell'organismo "Caritas" sotto l'ottica organizzativa-amministrativa si accorge subito che la superiore definizione non consente che il ruolo possa essere "autonomo" sia contabilmente che operativamente rispetto all'Ente Diocesi (o Ente Eparchiale). D'altronde nessun ufficio pastorale possiede autonomia contabile o amministrativa.

Il chè significa che "ogni movimento finanziario (...) deve far capo all'ente diocesi e il (...) bilancio -della Caritas diocesana- costituisce una parte del bilancio diocesano.
I singoli movimenti contabili devono entrare quindi analiticamente nella contabilità della diocesi, adottando il codice fiscale e l'eventuale partita Iva a essa attribuiti. Anche i contratti e i documenti contabili relativi alle diverse attività devono fare capo alla titolarità dell'ente diocesi".

Da quanto riportato, cosa ne discende ?
a) Tutte le risorse raccolte e destinate alla carità -a livello diocesano- dovranno essere accolte all'interno di un "unico fondo" appostato nel passivo dello Stato Patrimoniale della Curia Diocesana e denominato "Fondo per la Carità";
b) Il Direttore Diocesano Caritas non ha funzioni amministrative sul richiamato Fondo. Egli è semplicemente preposto al coordinamento e alla promozione della Caritas sul territorio.
La competenza al trasferimento dei fondi e ai pagamenti nel corso degli esercizi finanziari che si rendono necessari, sulla base delle necessità che "pastoralmente" il Direttore della Caritas è chiamato a prevedere e a rappresentare, è infatti competenza dell'Economo Diocesano (o Eparchiale).
La Tracciabilità
Le previsioni e rappresentazioni del Direttore generalmente devono essere condivise col Vescovo (o Eparca, se esiste). Costui dovrebbe tenerne conto nelle linee pastorali che dovrebbe annualmente far arrivare nelle parrocchie.
c) Quando fosse necessario dotare la Caritas di Conti Correnti bancari o postali "essi dovranno cmunque essere intestati all'ente diocesi, attribuendo il potere di firma al Vescovo (o Eparca), che può delegare altri (ad esempio, l'econom diocesano e il Direttore dell'ufficio di curia corrispondente) a operare sul conto e a firmare gli assegni".
d) non esiste una "contabilità caritas" distinta da quella dell'Ente Diocesi: tutti i fatti amministrativi afferenti alla Caritas andranno quindi registrati analiticamente attraverso un unico sistema di rilevazione ed un unico pano dei conti (ad evitare duplicazioni di registrazioni), la cui ordinata movimentazione, attraverso la contrapposizione fra componenti positive e negative, contribuirà a formare a fine esercizio il risultato di gestione del BILANCIO CONSUNTIVO DIOCESANO;
La Trasparenza
e) Accanto al ricordato Consuntivo, il documento fondamentale per la vita amministrativa della Curia Diocesana è rappresentato dal Bilancio Preventivo, alla cui formazione ogni "ufficio" della Curia deve contribuire attraverso la comunicazione dei "ricavi" e dei "costi" ricadenti per le attività pastorali dell'esercizio veniente.
f) I costi sostenuti dalla Caritas, ormai è chiaro, devono trovare postazione all'interno del Bilancio dell'Ente Diocesi (o, Eparchia).
Nel passato proventi e costi della Caritas li si faceva transitare come "partite di giro". Procedura scorretta dal momento che non può esistere una contabilità separata "Caritas".
Il soggetto giuridico abilitato a stipulare gli atti e contratti, agire come sostituto d'imposta etc. e sempre e solo l'Ente Diocesi (Eparchia).

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