Lunedì, con riferimento ai risultati delle elezioni amministrative a Milano, sapremo se in Italia il berlusconismo ha ancora un futuro oppure se è arrivato al capolinea. Milano non è infatti una città qualunque; è il luogo da dove sono cominciate (nel Novecento) le differenti ere politiche.
Il liberalismo giolittiano che convive col riformismo di Turati, il fascismo, l'antifascismo, il craxismo, il berlusconismo, ossia i principali avvenimenti politici hanno sempre trovato lì la loro origine.
Sarà così per la fine del berlusconismo ?
Che Silvio Berlusconi fatichi, in queste ore, è sotto gli occhi di tutti. Segno di affanno è quanto accaduto al G8 di Deauville, l'avvicinarsi a Barack Obama prima della sessione sul nucleare, ripreso dalle telecamere, per sfogarsi: «Ho una nuova maggioranza e abbiamo presentato la riforma della giustizia, per noi è fondamentale, perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra». La frase sulle toghe rosse viene carpita dai cronisti che riescono a leggere il labiale di Berlusconi: il colloquio tra i due viene trasmesso dal circuito chiuso.
Obama dapprima resta seduto, poi si alza cortese ed ascolta l'interprete intanto intervenuto per tradurre la breve conversazione, due minuti in tutto, che suscita lo stupore di Nicolas Sarkozy e fa spazientire la precisa "tedesca" Angela Merkel per il ritardo nell'inizio dei lavori.
Preoccupato che la sua immagine nel mondo sia quella di un leader in declino fornita dal «blocco mediatico terrificante» dei media di sinistra, Berlusconi prova a raccontare al di fuori che le cose non stanno così, che il suo governo è pronto ad una grande stagione di riforme.
Di fronte alla sconfitta che gli si para davanti, a Milano, il premier tenta di esorcizzare, gioca la carta dell'autodifesa universale e cerca di guardare avanti. La rivolta araba, la sicurezza nucleare, la crisi economica, la pace in Medio Oriente lo hanno tenuto occupato in questa due giorni.
Ma Berlusconi ha la testa anche altrove: all'ultima minaccia della Lega (non pagare più le tasse senza ministeri al Nord), ai risultati elettorali di lunedì prossimo che si annunciano catastrofici, tanto da indurlo a lasciare la Francia, dopo la conferenza stampa.
Il risultato di lunedì sarà determinante e, dopo la delusione quasi certa che riceverà a Milano (stando ad alcuni sondaggi), Berlusconi punta le sue fiches sulla capitale del Mezzogiorno, a Napoli, dove spera che quei «senza cervello» che votano a sinistra possano ancora avere un ripensamento. Intanto, scruta guardingo le mosse che la Lega potrà compiere, soppesa ogni parola di Umberto Bossi, si interroga sulla reale portata delle trattative in corso sulla legge elettorale tra Carroccio e opposizione, su scenari che fanno intravvedere a qualcuno anche governi tecnici. Riflette poi sull'avvertimento di Roberto Calderoli: «Ci sono problemi sui ministeri al Nord? Benissimo, vorrà dire che la frase 'no taxation without representation' diventerà 'no representation? No taxation'. È questo è l'ultimo avviso ai naviganti», ha detto ieri il ministro leghista riaprendo ancora una volta l'estenuante partita con il Cavaliere sul trasferimento dei ministeri a Milano.
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