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lunedì 23 maggio 2011

Giovanni Falcone: “Il vigliacco muore più volte al giorno, il coraggioso una volta sola, senza farsi condizionare dalla paura”.

Diciannove anni sono trascorsi dalla strage di mafia di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.
Il giudice era giunto da Roma e stava percorrendo l'autostrada A29 dall'Aeroporto di Punta Raisi in direzione di Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine cinque quintali di tritolo posizionati in una galleria scavata sotto la strada fecero esplodere l’asfalto, producendo un cratere di detriti.
Delle tre macchine della scorta la prima venne scaraventata sulla carreggiata opposta, uccidendo sul colpo i tre agenti di scorta. La seconda, la Croma bianca guidata da Falcone, si schiantò contro il muro di cemento e detriti prodotti dall’esplosione. Sono rimasti feriti gli occupanti della terza macchina della scorta e una ventina di passanti che si trovavano a transitare.
La morte del giudice Falcone fu un atto della mafia di Totò Tiina (ma non solo; questa è stata il braccio militare della mafia del Palazzo), organizzazione contro la quale stava lottando da tempo, non solo per combatterla ma per estirparla definitivamente. Falcone lavorava per sradicare le radici malsane dal territorio e dai palazzi del potere, un compito importante e coraggioso che aveva il sostegno un’intera popolazione.
E', e deve restare un eroe, il vero eroe dei siciliani onesti.
Dice Ilda Bocassino:
“Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita, e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento. Non c’è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di amici che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito”.

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