Contessa e la stratificazione sociale
Contessa diventa Università (ossia Comune) nel 1520 dopo l'avvenuta formalizzazione dei Capitoli fra la comunità degli arbëresh ed il Signore di queste terre.
L'avvio della nuova comunità sotto il profilo sociale-economica non deve essere stato facile. L'ambiente territoriale su cui i nuovi arrivati cominciano a muoversi non è certo ospitale, privo di abitazioni come è (il Signore al contrario di altre analoghe situazioni non si è impegnato a costruire e/o ricostruire le case, le strade, il castello e la chiesa), lontano dalla viabilità più frequentata e senza una consolidata attività artigianale/manufatturiera. Nei primi decenni le "case terrane", le abitazioni, in realtà sono casalini di un solo vano e col tetto ricoperto con paglia e fango ed i terreni dei due feudi assunti in enfiteusi (Serradamo e Contesse) non sono proprio fra i più fertili del mondo circostante.
Fino ad un secolo dopo l'erezione dell'Università la realtà che viene fotografata, sia pure con i poco perfetti ed ancor meno attendili strumenti dei "riveli", è piuttosto misera e composta esclusivamente da contadini della fascia più povera, molto più povera delle realtà rurali di Sicilia.
Buona parte delle famiglie dispongono di patrimoni mobili (mulo, asino ..) ed immobili (casa terrana, vigna su terreno enfiteutico) del valore medio di 6 - 7 onze, quando nel contesto siciliano la media è notevolmente superiore.
L'emigrazione
L'emigrazione è da subito il fenomeno sociale che caratterizza la "nuova" comunità": il numero delle anime, 875 nel 1570, cala a 676 nel 1583. Si tratta di un fenomeno in controtendenza rispetto alle altre comunità arbëresh di Sicilia, infatti nel medesimo periodo:
Mezzojuso passa da 1382 abitanti a 1537
Piana da 2357 a 3519
San Michele di Ganzeria da 441 a 673.
Il trend negativo di Contessa è seguito solamente da Palazzo Adriano che decresce da 3178 a 2553 anime.
La riflessione
Contessa è nata come struttura sociale ed economica col fine di valorizzare le terre abbandonate dei Cardona. All'inizio fra i nuovi arrivati sussistono condizioni paritarie e forme evidenti di solidarietà, grazie al fatto che appartengono a clan familiari originari dalla stessa provenienza ed infatti il paese viene costituito in quartieri dei Cucia, dei Schirò, dei Macaluso, dei Lala etc., ben presto alcune fortune si divaricano generando da un lato un iniziale sottile strato di aristocrazia contadina che col trascorrere dei decenni si trasforma in borghesia di gabellotti, allevatori, commercianti, ufficiali del Signore, dall'altra la grande massa di famiglie resterà allungo al limite della sussistenza e dell'indigenza.
La riprova della tesi si coglie nel fatto che a fronte della media patrimoniale di 6-7 onze per famiglia di fine Cinquecento spicca la famiglia Dulchi ("greca") che dispone di proprietà terriera discreta, armenti bovini ed ovini per centinaia di capi, numerose case distribuite nei vari quartieri del paese ed un patrimonio al netto degli indebitamenti di 200 onze. Già a metà del Seicento questa famiglia si trasferirà a Palermo.
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