Cinque anni fa durante la solenne Via Crucis del venerdì santo al Colosseo, Joseph Ratzinger esclamava: "Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Cristo !".
In questi giorni ci è stato ripetuto che la "sporcizia" di cui si scandalizzava Ratzinger era proprio quella dei sacerdoti pedofili, a dimostrazione che la Chiesa gerarchica già allora (solo cinque anni fà, comunque) non aveva alcuna intenzione di "insabbiare".
Su cosa sta esplodendo, giorno dopo giorno, lo scandalo che scuote la Chiesa ?
Per anni (anzi per decenni) a migliaia di preti pedofili sparsi in tutto il mondo è stata data una copertura non denunciandoli alle autorità giudiziarie; a questi delinquenti che approfittando del loro "status" hanno violentato decine di migliaia di bambini (talora handicappati), in sostanza è stato consentito (lasciandoli proseguire nel loro ruolo) di reiterare lo stupro grazie all'impunità.
E' questo aspetto della questione che chiama in causa la responsabilità di Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede. In pratica tutti i delitti di pedofilia che venivano segnalati in Vaticano non sono stati denunciati alle autorità civili, ai tribunali degli stati in cui erano stati consumati.
La questione cruciale è infatti: non la "Chiesa" in astratto, ma le sue gerarchie hanno imposto un obbligo tassativo a tutti i vescovi, sacerdoti, personale ausiliario ecc., sotto solenne giuramento sul Vangelo, di non rivelare se non ai propri superiori, e dunque di non far trapelare minimamente alle autorità civili, tutto ciò che avesse a che fare con casi di pedofilia ecclesiastica. Tutto ciò sulla base di un motu proprio di Giovanni Paolo II, che riservava al "Tribunale Apostolico della Congregazione ... il delitto contro la morale", cioè "il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età".
Sulla problematica, oggetto di tutti i quotidiani di questo pianeta ci fermiamo, per aprirne un altro: il celibato.
Ritorna sui giornali, sull'onda del problema pedofilia, a gran forza, il tema del celibato ecclesiastico. Ma questa volta, la scintilla non arriva da un fedele deluso o da un politico anti-clericale. A lanciare la provocazione è il Cardinale Carlo Maria Martini.
La Chiesa ha finora inteso il sesso come mera pratica procreatrice. Ai fedeli è fatto divieto di trarne godimento. Il cardinal Martini difende la figura di Papa Ratzinger dalle accuse di omertà sullo scandalo pedofilia che ha investito il Vaticano in queste ultime settimane, ma ha chiesto anche di rivedere le norme che obbligano i preti a rispettare il celibato.
Il quotidiano austriaco Die Presse riporta le opinioni del Cardinal Martini, aggiungendo che per la Chiesa Cattolica è arrivato il momento di ripensare la sessualità con una mentalità al passo con i tempi ed utilizzando sia gli insegnamenti delle Sacre Scritture che le conquiste delle scienze umane.
Biblista, storico, teologo di chiara fama, l’ex Arcivescovo emerito di Milano ha toccato quindi la delicata questione della sessualità sacerdotale, affrontando un argomento che tutti invece all’interno della Chiesa latina sfuggono.
A fasi ricorrenti se ne riparla, ma non si arriva mai ad una risoluzione definitiva. La novità sta proprio nel fatto che a chiedere un confronto sull’argomento è stavolta uno dei più conosciuti e stimati cardinali al mondo.
Se la sfilza infinita di preti, di cui si parla sui giornali, travolta dalle accuse di pedofilia avesse avuto una vita sessuale “normale” sarebbe caduta lo stesso “in tentazione”?
Sull’argomento, la Chiesa è chiamata a confrontarsi anche e soprattutto perché nella Bibbia non c’è nessuna imposizione esplicita del celibato: lo si esalta per l’ovvia possibilità di dedicarsi completamente alla missione evangelica, ma l’obbligo è divenuto tale soltanto per volontà stessa dei prelati della Chiesa d’Occidente e fu sancito dai dogmi del Concilio di Trento.
A prescindere dalle disquisizione teologiche, alla comunità, all’ordinamento giuridico degli stati, interessa che responsabili di questi terribili atti nei confronti dei bambini vengano giustamente puniti. Celibi o ammogliati, anche i preti devono pagare e ci si attende che i grossi nomi della Chiesa, siano pronti a condannare questo comportamento con la stessa foga con cui demonizzano per esempio l’aborto e con cui tentano di indirizzare il voto dell’elettorato cattolico.
Nessun commento:
Posta un commento