Ogni popolo vive dell'eredità del passato
Gli arbëreshë che nel XV secolo arrivarono nell'Italia meridionale ed in Sicilia, incalzati dall'invasione turca dell'intera penisola balcanica erano di religiosità cristiano-bizantina.
I Serbi costituivano già un popolo cristiano all'inizio del IX secolo ed erano già insediati nell'attuale Dalmazia, A promuovere la cristianizzazione che dalla Dalmazia si spinse poi in Bosnia, Serbia, Slavonia etc. fu soprattutto l'iniziativa dell'Imperatore Basilio I (867-886) e del patriarca Fozio.
Sul fronte balcanico iniziarono (o forse continuarono) le lotte (scontri?) di influenza e appartenenza fra Costantinopoli e Roma. Si trattava di dover definire l'organizzazione e la giurisdizione ecclesiastica di quell'area. Roma puntava ad avere riconosciuta di sua pertinenza l'area prospicente il mar Adriatico. Passarono oltre un paio di secoli di confronti fino a quando nell'XI secolo Roma abbandonò il dialogo all'interno della Pentarchia cristiana vigente nell'Impero Romano d'Oriente.
Avvenne quindi che all'inizio del XI secolo, nel clima dell'ormai avvenuta frattura fra i cristiani, Bisanzio istituì una sede ecclesiastica a Durazzo (Albania) la cui funzione fu proprio quella di contrastare il ruolo che da Spalato (Dalmazia) svolgeva il vescovado romano. Sempre in quel contesto di separazione fra Roma e Costantinopoli sorse pure il centro episcopale di tradizione bizantina dei serbi a Rascia (Naumov).
(Segue)
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