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domenica 30 agosto 2009

2009 fortunato per la pubblicistica su Contessa Entellina. Si apre un filone di approfondimenti culturali ? (Parte Quarta)

Origini e storia di Contessa EntellinaOrigjnat dhe istoria e Kuntises.
Dal titolo del libro promosso dal Comune di Contessa Entellina grazie ad un cospicuo finanziamento dello stato con la legge 482/1999 per la valorizzazione delle minoranze linguistiche, transitato fino a noi però attraverso le mani dell’assessore regionale ai beni culturali, ognuno, attenendosi appunto al titolo, si sarebbe aspettato di poter maneggiare un libro di storia, di approfondimenti sulle vicende del nostro territorio e della nostra gente nei cinquecento anni di presenza in quest’angolo di Sicilia. Invece no, fin dalla premessa l’autore, non reso noto al lettore né in copertina né nei frontespizi, ci avvisa che la monografia non è un libro di storia.

Ed allora cosa è ? non viene spiegato ed è un peccato. Avendone effettuato una prima lettura, tenterò di riportare le impressioni che in me si sono accumulate. Preliminarmente riconosco che l'autore ha ragione nel dire che nell’elegante volumetto, costato comunque una piccola parte rispetto al cospicuo finanziamento di quasi €. 80.000,oo andato, come sempre avviene in questi casi, disperso in mille rivoli sulla scorta di un più ampio progetto (comprendente anche un video) per alimentare la clientela che gravita attorno all’assessorato regionale, non troveremo la storia civile, umana e sociale della popolazione arbreshe, e non arbresh, di Contessa Entellina; immediatamente mi accorgo infatti che le vicende riportate sono il sunto, la scaletta di ciò che è accaduto in più secoli sotto il profilo ecclesiastico a Contessa Entellina. Non quindi la storia di Contessa, ma quella parte di vicenda umana che è stata influenzata dai rapporti ecclesiali fra le due parrocchie e all’interno di esse dai personaggi ecclesiastici di maggior peso. Nulla da eccepire; la grande Storia infatti si riparte in storia civile (quella che ci insegnano prevalentemente nelle scuole pubbliche), in storia militare, in storia del diritto, in storia della chiesa, in storia dinastica e chi più ne ha più ne metta. Questa del libro curato con i fondi pubblici della legge 482/1999 è la storia di sacerdoti che vengono ordinati e che nelle pagine seguenti leggiamo, magari per flash, che sono morti; di chiese costruite, riparate e che crollano per essere nuovamente riparate. E’ un libro con cui si ostentano diritti, privilegi e precedenze fra le parrocchie. Tutte cose interessantissime e che addirittura alla luce di ciò che accade in queste settimane e che probabilmente ancora accadrà nei prossimi giorni assume una certà attualità; mi riferisco al divieto imposto da un sacerdote a fedeli “altri”, “diversi” dai suoi gusti, di pregare nella chiesa della Madonna della Favara. Giustamente, come peraltro evidenzia l’autore, questa non è la storia di Contessa Entellina, è solo un aspetto, sia pure significativo; significativo avrebbe potuto esserlo ancora di più, è bene metterlo in chiaro, se si fosse partito dal principio secondo cui le chiese autocefale bizantine dell’Oriente europeo hanno sempre intrecciato la loro storia con la storia del popolo (ndr. l'acquila bicipite). Quindi se è caratteristica dell’ecclesiologia bizantina rappresentare, nei momenti alti e nei momenti bassi, il popolo, avremmo potuto avere nella vicenda storica di Contessa traccia di questo percorso, ma l'autore è pure lontano da questo presupposto di sviluppo. Il volumetto non lambisce affatto questo aspetto che sarebbe stato peraltro interessante anche sociologicamente e ci avrebbe fatto capire il perchè di tante chiese cristiano-ortodosse nell'Europa Orientale; egli si ferma alla sola vicenda parrocchiale, ignorando anche gli aspetti di pura “religiosità”.
E’ stata sotto questo profilo di analisi quindi una occasione perduta.

Nulla quindi -leggendo il libro- troviamo sulla natura ed i contenuti dello statuto fondativo del nostro paese e della nostra comunità. Conosciamo solamente la data di sottoscrizione fra il feudatario Don Antonio Cardona, ma nulla sui diritti e gli obblighi delle parti in causa, in riferimento ai Capitoli istitutivi dell’universitas, ossia del Comune di Contessa Entellina; nulla dal libro apprendiamo sulla condizione economica e sociale vissuta nel corso dei secoli dai contessioti. Eppure un grande studioso di queste cose, un grande parroco latino, il canonico Genovese, scrisse a fine ‘800 sulla miseria materiale di queste zone; e se un prete di notevole cultura di rilievo nazionale quale il Genovese scrisse della miseria materiale al limite della sopravvivenza della gente di Contessa non lo fece, allora, per amore verso il sociologismo o per il gusto di voler fare il simpatizzante di Filippo Turati, lo fece perché nella sua attività sacerdotale si era accorto che la miseria materiale inevitabilmente si associava allora alla miseria spirituale. Ricordiamoci infatti che siamo nel periodo della prima enciclica sociale della Chiesa, la Rerum Novarum di Leone XIII. Genovese, pur essendo parroco, pur essendo uomo di chiesa, pur essendo uomo di cultura, non trova nemmeno lui posto nel volumetto del Comune.
Il volumetto di storia ecclesiastica contessiota sorvola, lo abbiamo scritto, purtroppo anche sugli aspetti veri della religiosità, dei percorsi bizantini o di quelli romani che conducono alla corretta fede cristiana, per soffermarsi su un continuo, permanente, trionfalismo di una parrocchia sull’altra. Contessa non è mai stata solo “greci” contro “latini”, e quando ciò è accaduto è sempre stato nei momenti più bassi della sua storia (come in effetti lo sono quelli di queste settimane, caratterizzati da stupidi fanatismi che ignorano l’essenza di ciò che è il Cristianesimo. Ma in queste cadute di civile convivenza, comunque, è bene metterlo in evidenza molto meno del 5% della popolazione si lascia trascinare). Contessa è stata lungo i cinque secoli di sua esistenza umiltà e sofferenza cristiana, sfruttamento e sottomissione al potere baronale e mafioso, ma è stata anche comunità desiderosa di riscatto e di salvezza, salvezza materiale, intellettuale e spirituale, in più momenti della sua storia. Questo paese non è stato, per esempio, spettatore passivo del movimento dei fasci siciliani, né dei successivi movimenti per la lotta contro il latifondo. La ricostruzione dal terremoto non è stata solo una burocratica realizzazione di congegni automatici creati a tavolino in qualche parte del mondo. No !
Il libretto di 110 pagine, scritto in italiano e arbresh, non suscita in noi, quindi, motivi di particolare affetto, senza per questo voler far torto all’autore che ha seguito una sua linea ed una sua visione. Però noi con i soldi pubblici avremmo voluto che fosse realizzata una storia civile di Contessa Entellina e non una guida per capire perché a Contessa sopravvive un fanatismo parrocchiale che oggi è, e resterà sempre, fuori tempo. Non sono pochi fra gli abitanti di Contessa coloro che pensano che simili libretti non sono altro che benzina buttata sul fuoco del fanatismo. Per concludere, i contessioti di oggi dalla “guida” apprendono, sia pure di sfuggita, che Don Antonio Cardona in rappresentanza degli antenati arbresh (!!) occupava il XXVI seggio al Parlamento siciliano, ma non vengono informati che un figlio di questa terra, di questo popolo, grazie al consenso democratico, è stato componente del governo della Regione Sicilia. Colpa di costui deve essere stata il non avere mai indossato una tonaca.
Nei flash di storia ecclesiastica la guida segue il metodo classico che vuole -per quanto riguarda la fondazione del paese- che soldati albanesi, mercenari degli Aragonesi, cessato il loro servizio a Mazara, siano stati ospitati sulle terre dei Peralta fin dal 1450, per conseguire nel 1520 i Capitoli legali istitutivi del paese. Da questo punto in poi i flash dell'autore puntano quasi esclusivamente sulle vicende parrocchiali, fino ai giorni nostri, ma non si limitano solo a questo; pagine intere del volumetto riportano l’elencazione sulle date di convegni, discussioni e opuscoli pubblicati nell'ultimo ventennio dall’Associazione Chetta.

No, no davvero; la Storia di Contessa non è stata solo questa. Che l’autore (di cui nonostante la mancata indicazione in copertina conosciamo il nome e cognome) non ce ne abbia. Egli è un appassionato contessioto probabilmente più di chi scrive queste righe, un cultore di ogni nostro grande o piccolo tesoro storico, è in quanto contessioto un nostro amico, ma per quanto riguarda la scia imposta al libro scritto con i finanziamenti pubblici accetti il nostro dissenso.
Mimmo Clesi

P.S.- Ringrazio i gestori di questo sito, con cui ho assunto contatti mediante la e-mail, per avere voluto accogliere la richiesta di pubblicare quanto sopra.

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