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domenica 23 agosto 2009

2009 fortunato per la pubblicistica su Contessa. Si apre un filone di approfondimenti culturali ? (Parte seconda)

L’agile libro “I Capitoli Matrimoniali stipulati a Contessa tra XVII e XVIII secolo di Rosa Cuccia Genovese” si legge in una volata perché riesce sin dalle prime pagine a suscitare la curiosità del lettore. Si tratta di un volume di 64 pagine che come sottotitolo riporta “matrimonio, costume, consuetudini nuziali greche”. Sin dalla premessa Rosa Cuccia Genovese, ex insegnante seria ed impegnata delle scuole contessiate per parecchi decenni e dalle cui cure sono stati avviati a scoprire i doveri della vita centinaia di ragazzi, ci dice che la finalità della sua ricerca è stata quella di individuare un elemento vitale della cultura arbresh di Contessa, il costume che da noi è scomparso da tempo immemorabile. Essa si è avvalsa di documentazione proveniente dall’archivio Genovese che conserva carteggi di varie generazioni di antenati, fino a risalire agli ascendenti più antichi del XVI secolo. Rosa Cuccia Genovese ha cercato, quindi, documenti per fornire elementi utili al recupero del vero costume arbresh di Contessa ma contestualmente ci ha regalato preziosi documenti dotali del 1690 ed altri capitoli matrimoniali compresi fra il XVII e il XVIII secolo. Allega al libro un “trasunto” del 1719 che l'autrice spiega, è la riproduzione, in copia legale, di una scrittura privata del 1706. In pratica ci descrive come avveniva, allora, la costituzione della dote ma anche come si svolgevano tutti i passaggi, tutte le fasi, per addivenire alla celebrazione matrimoniale “alla greca grecaria” e secondo la “forma del Concilio di Trento”.
Culturalmente interessanti sono le riflessioni che Cuccia Genovese ci rassegna:
-In quell’epoca il matrimonio è concepito ancora come un contratto tra lo sposo ed il padre della sposa (la volontà della ragazza era infatti ininfluente);
-Il matrimonio veniva progettato e gestito dalle famiglie dei rispettivi promessi sposi;
-La dote ma anche i rapporti di alleanza fra famiglie avevano il loro peso per la combinazione matrimoniale;
-“Dotare” la ragazza era un dovere del padre;
-Esisteva equivalenza strutturale fra la tipica famiglia arbresh e la famiglia dei primi nuclei siciliani che si insediavano in paese;
Il rituale per arrivare al matrimonio seguiva vari passaggi: il patteggiamento della dote fra capi famiglia (oggetto della dote erano: terreni, case, capi di biancheria, vestiti, ori); l’accordo veniva quindi affidato alla scrittura (promessa di matrimonio sotto l’ecclesiastica benedizione); adeguati festeggiamenti, tendenti ad accrescere il prestigio sociale della costituenda famiglia, accompagnavano la consegna degli oggetti dotali nel periodo compreso fra gli 8 ed i 15 giorni antecedenti la celebrazione del matrimonio (grande pompa quindi); Benedizione nuziale preceduta da festosi cortei, addobbi ed usanze che sanno di Oriente che, lo sottolinea Rosa Cuccia, avviene nella forma prescritta dal Sacro Concilio di Trento; ma non è ancora finito, seguirà infatti la formalizzazione della dote con atto notarile, o quanto meno scrittura redatta dal sacerdote, e poi ancora la stima dei beni fatta da due pubblici ufficiali nominati dal comune (curia civile).
L’amore per le cose contessiate, per la storia e la tradizione, di Rosa Cuccia Genovese traspare in ogni rigo dell’interessante volume. Essa ci ha regalato la riscoperta di due aspetti vitali della cultura arbresh, lo dice essa stessa nelle conclusioni, il costume femminile e la consuetudine nuziale arbresh, e di questo il Contessioto (greco, latino o agnostico), le è grato. L’augurio che formuliamo è che Rosa Cuccia continui a tirare fuori dall’archivio Genovese altre perle.

Il Contessioto

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