FRANCESCO PATANE
Una Corleone divisa ha ricordato ieri la morte di
Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia 68 anni fa. Due le
manifestazioni, da una parte la Cgil che ha dovuto ripiegare sul cimitero, dopo
che per la prima volta l'amministrazione comunale le ha negato la piazza del
paese. Dall'altra il Comune, con in testa il sindaco Lea Savona, che ha reso il
suo omaggio al sindacalista in quella stessa piazza Garibaldi "tolta"
alla Camera del lavoro. Conseguenza delle polemiche seguite all'avvio dei
lavori della commissione d'accesso agli atti che sta valutando possibili
infiltrazioni mafiose nel governo cittadino.
«Il Comune di Corleone è sotto la lente
d'ingrandimento» ha assicurato Rosy Bindi, la presidente della commissione
antimafia. «Aspettiamo quello che la Commissione avrà da dire e, come sempre
facciamo con tutti i Comuni in odore di mafia, seguiamo gli atti di chi è
preposto a prendere le decisioni». La richiesta della Cgil corleonese al primo cittadino di fare un passo indietro per evitare l'onta di un possibile
scioglimento per mafia, deve essere suonata alle orecchie del sindaco come una
dichiarazione di guerra e la ritorsione è arrivata immediata. «Qui dove si sono
incrociate le storie di Placido Rizzotto, di Pio La Torre e del generale Dalla
Chiesa, non ci possono essere zone d'ombra, non ci possono essere lati oscuri»,
ha detto Mario Ridulfo della Cgil, intervenendo davanti alla tomba dove sono
stati composti i resti del corpo di Rizzotto, trovati il 7 luglio 2009
all'interno di una foiba di Rocca Busambra, «Corleone è ancora crocevia di
forze che si contrappongono e respingono, mafia e antimafia, progresso e
sottosviluppo, diritti e sfruttamento, occupazione e disoccupazione, buona
politica e malapolitica. Continua ancora la lotta tra chi vuole uno sviluppo
libero dalla mafia e dalla cattiva politica e chi vuole tenere questa terra in
condizioni di sottosviluppo».
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