E' convinzione diffusa
che ormai siamo prossimi a conoscere il nome del nuovo Eparca di Piana degli
Albanesi. Nell'ambito del clero ne sono convinti in molti. Eppure la prudenza
suggerirebbe di non avere certezze; Papa Bergoglio ha mostrato in più occasioni
di non essere ligio alle prassi e alle circostanze scontate.
Fra breve il cardinale
Romeo dovrebbe lasciare la sede metropolitana di Palermo e se va via lui potrebbe pure cessare la nomina ad Amministratore Apostolico di Piana degli Albanesi.
Quindi ?
Non è scontatissimo che
il dossier relativo all'individuazione dell'Eparca di Piana sia arrivato a
gonfiarsi di tutto quanto necessario per nominare la personalità che serve, o
che servirebbe.
Quei tanti che sono
convinti che il termine della nomina è prossimo ritengono che trascorsi, o
quasi, due anni dalle dimissioni di Sotir Ferrara sia tempo per investire un
successore, anche perchè -è risaputo- Romeo non ha sciolto nessun nodo fra i
tanti che a Piana devono essere affrontati. Avrebbe, per esempio, potuto
sciogliere il nodo che prende nome di "Santa Maria del Bosco" che
egli nel periodo in cui era Nunzio, a Roma, ha trattato ma non ha portato alle
dovute conseguenze secondo le norme canoniche e quelle convenzionali con lo
Stato Italiano (da Nunzio). Hanno ragione coloro che dicono che il cardinale si
interessa di tutto ma non scioglie alcun problema.
A nostro giudizio,
siccome a Piana non serve un successore qualunque ma serve, o servirebbe, un
vero Vescovo, riteniamo che la prudenza sia d'obbligo. Trovare un vero Vescovo
non è così semplice come trovare un parroco.
A Piana un buon Vescovo-parroco
potrebbe servire, però dopo decenni di mancate iniziative, a causa della
carenza di "sinfonia" fra il clero, serve qualcuno che possieda spessore culturale, autorevolezza e se necessario pure "autorità".
Nella Chiesa delle
origini, ed in quella bizantina soprattutto, il vescovo veniva scelto con
l'intervento del clero e del popolo, che potevano testimoniare i meriti del
candidato.
Nel Medioevo il diritto
di elezione fu esercitato dal capitolo cattedrale.
In seguito il diritto di
elezione dei vescovi fu nella Chiesa d'Occidente esercitato direttamente dalla
Santa Sede. Solo con il codice del 1917 si arriva comunque ad affermare
solennemente che il vescovo deve essere nominato dal Papa.
Attualmente è previsto che almeno ogni tre anni i vescovi di ciascuna provincia ecclesiastica, o le conferenze episcopali, inviino alla Santa Sede un elenco di sacerdoti adatti all'episcopato. In ogni caso, ogni qualvolta viene nominato un vescovo, il legato pontificio è tenuto a comunicare alla Santa Sede, insieme al suo parere, anche quello del metropolita (titolare) e dei vescovi suffraganei (ausiliari) della provincia alla quale appartiene il candidato.
Per l'elevazione all'episcopato si richiede che il candidato:
Attualmente è previsto che almeno ogni tre anni i vescovi di ciascuna provincia ecclesiastica, o le conferenze episcopali, inviino alla Santa Sede un elenco di sacerdoti adatti all'episcopato. In ogni caso, ogni qualvolta viene nominato un vescovo, il legato pontificio è tenuto a comunicare alla Santa Sede, insieme al suo parere, anche quello del metropolita (titolare) e dei vescovi suffraganei (ausiliari) della provincia alla quale appartiene il candidato.
Per l'elevazione all'episcopato si richiede che il candidato:
1. sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà,
zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte
le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l'ufficio in questione;
2. goda di buona reputazione;
3. abbia almeno 40 anni;
4. sia presbitero almeno da cinque anni;
5. abbia la laurea dottorale o la licenza in Sacra
Scrittura, teologia , diritto canonico in un istituto superiori approvato dalla
Sede Apostolica, o esperto in tali discipline.
Non è in elenco, ma è scontato che deve essere
uno che serva la comunità e non pensi mai a curare i suoi interessi a discapito dalla comunità eparchiale. Deve
essere cioè una personalità disponibile, aperta ed interessata non solamente su
ciò che avviene in Curia ed a Piana, ma soprattutto su ciò che avviene in periferia; deve essere interessato, come
dire, su come si svolge l'attività e la vita comunitaria a Piano
Cavaliere, il centro più piccolo e meno numeroso dell'Eparchia.
Se il Vescovo non si interessa del tessuto socio-economico e quindi religioso di Piano Cavaliere è difficile che sappia trovare soluzioni cristiane adatte per Contessa, Mezzojuso o Piana.
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