mercoledì 7 gennaio 2015

Aspettando il nuovo Eparca (55)

E' convinzione diffusa che ormai siamo prossimi a conoscere il nome del nuovo Eparca di Piana degli Albanesi. Nell'ambito del clero ne sono convinti in molti. Eppure la prudenza suggerirebbe di non avere certezze; Papa Bergoglio ha mostrato in più occasioni di non essere ligio alle prassi e alle circostanze scontate.
Fra breve il cardinale Romeo dovrebbe lasciare la sede metropolitana di Palermo e se va via lui potrebbe pure cessare la nomina ad Amministratore Apostolico di Piana degli Albanesi.
Quindi ?

Non è scontatissimo che il dossier relativo all'individuazione dell'Eparca di Piana sia arrivato a gonfiarsi di tutto quanto necessario per nominare la personalità che serve, o che servirebbe.
Quei tanti che sono convinti che il termine della nomina è prossimo ritengono che trascorsi, o quasi, due anni dalle dimissioni di Sotir Ferrara sia tempo per investire un successore, anche perchè -è risaputo- Romeo non ha sciolto nessun nodo fra i tanti che a Piana devono essere affrontati. Avrebbe, per esempio, potuto sciogliere il nodo che prende nome di "Santa Maria del Bosco" che egli nel periodo in cui era Nunzio, a Roma, ha trattato ma non ha portato alle dovute conseguenze secondo le norme canoniche e quelle convenzionali con lo Stato Italiano (da Nunzio). Hanno ragione coloro che dicono che il cardinale si interessa di tutto ma non scioglie alcun problema.

A nostro giudizio, siccome a Piana non serve un successore qualunque ma serve, o servirebbe, un vero Vescovo, riteniamo che la prudenza sia d'obbligo. Trovare un vero Vescovo non è così semplice come trovare un parroco. 
A Piana un buon Vescovo-parroco potrebbe servire, però dopo decenni di mancate iniziative, a causa della carenza di "sinfonia" fra il clero, serve qualcuno che possieda spessore culturale, autorevolezza e se necessario pure "autorità".
 
Nella Chiesa delle origini, ed in quella bizantina soprattutto, il vescovo veniva scelto con l'intervento del clero e del popolo, che potevano testimoniare i meriti del candidato. 
Nel Medioevo il diritto di elezione fu esercitato dal capitolo cattedrale. 
In seguito il diritto di elezione dei vescovi fu nella Chiesa d'Occidente esercitato direttamente dalla Santa Sede. Solo con il codice del 1917 si arriva comunque ad affermare solennemente che il vescovo deve essere nominato dal Papa. 
Attualmente è previsto che almeno ogni tre anni i vescovi di ciascuna provincia ecclesiastica, o le conferenze episcopali, inviino alla Santa Sede un elenco di sacerdoti adatti all'episcopato. In ogni caso, ogni qualvolta viene nominato un vescovo, il legato pontificio è tenuto a comunicare alla Santa Sede, insieme al suo parere, anche quello del metropolita (titolare) e dei vescovi suffraganei (ausiliari) della provincia alla quale appartiene il candidato. 
Per l'elevazione all'episcopato si richiede che il candidato:
1. sia eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, e inoltre dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l'ufficio in questione;
2. goda di buona reputazione;
3. abbia almeno 40 anni;
4. sia presbitero almeno da cinque anni;
5. abbia la laurea dottorale o la licenza in Sacra Scrittura, teologia , diritto canonico in un istituto superiori approvato dalla Sede Apostolica, o esperto in tali discipline.

Non è in elenco, ma è scontato che deve essere uno che serva la comunità e non pensi mai a curare i suoi interessi a discapito dalla comunità eparchiale. Deve essere cioè una personalità disponibile, aperta ed interessata non solamente su ciò che avviene in Curia ed a Piana, ma soprattutto su ciò che avviene in periferia; deve essere interessato, come dire, su come si svolge l'attività e la vita comunitaria a Piano Cavaliere, il centro più piccolo e meno numeroso dell'Eparchia. 
Se il Vescovo non si interessa del tessuto socio-economico e quindi religioso di Piano Cavaliere è difficile che sappia trovare soluzioni cristiane adatte per Contessa, Mezzojuso o Piana.

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