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mercoledì 14 febbraio 2024

San Valentino

 

Un estratto di un lungo testo di Massimo Gramellini
San Valentino e Santa Aspasia
L’amore non sta bene. E stavolta non parlo dell’eterna danza di cotte mai o mal ricambiate, retromarce, convivenze, tradimenti, doppie vite, minestre riscaldate, separazioni e fermate di un giro alla casella Solitudine, ché poi forse si riparte.
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Vale la pena riprendere in mano il miglior manuale di educazione sentimentale esistente in commercio, il Simposio di Platone, per ricordare il segreto che l’autore fa rivelare a una sacerdotessa «esperta in cose d’amore», dietro la cui maschera potrebbe nascondersi Aspasia, la compagna di Pericle concupita da Socrate e osteggiata dai bacchettoni di Atene, una donna libera, disinibita e consapevole che ha anticipato il mondo di venticinque secoli. 
«Eros non è possesso, ma creazione», afferma con parole che andrebbero infilate a forza dentro i diari scolastici e le scatole di cioccolatini. Ogni essere umano aspira all’immortalità, cioè a lasciare dietro di sé qualcosa che gli sopravviva. Per farlo ha bisogno di generare, ma non necessariamente un figlio, dice Aspasia o chiunque sia quella meravigliosa creatura. Può generare anche delle opere. Il procedimento è il medesimo: si coglie il bello attraverso i sensi, con il bello ci si eccita e da eccitati si crea. Perché solo nello stato di eccitazione si può realizzare qualcosa di durevole. 
Tutti possiamo essere genitori: di qualcuno o di qualcosa. Artisti, imprenditori, artigiani, insegnanti, giudici e legislatori costruiscono il loro e nostro futuro soltanto se e quando sono posseduti dal demone della passione per quello che fanno. 
La passione è sempre una forma di follia, una rivoluzione, una malattia, un gesto potenzialmente sovversivo, e infatti spaventava il potere già ai tempi di Aspasia. Adesso lo spaventa di meno semplicemente perché se ne vede poca in giro. Ma che cos’è la vita senza la passione? Senza un sogno da realizzare, un talento da disseppellire, un amore ricambiato da toccare?

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