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mercoledì 7 dicembre 2022

Bruciare il diavolo. Non è una tradizione solamente locale di Contessa Entellina

 Nella serata di oggi andrà in scena, nello slargo dinnanzi la Chiesa di San Rocco, a Contessa Entellina, dopo la celebrazione dei vespri in rito bizantino dedicati all'Immacolata, il rogo del diavolo, un evento della tradizione locale che risale a secoli fa. Evento studiato e riportato in parecchi testi curati da professori di folclore, tradizioni popolari etc.

Il fantoccio raffigurante il demonio (popolarmente chiamato “diavulazzu”) viene bruciato davanti alla chiesa di San Rocco e taluni (gli anziani) traggono presagi: se esso viene rapidamente divorato dalle fiamme rappresenta presagio positivo per il prossimo anno agrario.

L'evento non si svolge solamente a Contessa Entellina e volutamente abbiamo voluto riportare una foto che dovrebbe riferirsi alla cittadina di Vigevano in occasione della festa di S. Bernardo (all'inizio di Settembre).  Il rogo del diavolo lì si rinnova anno dopo anno in quanto tradizione ormai secolare. Proprio come avviene da noi, a Contessa Entellina, si tratta pure lì di una antica usanza, che nello scorrere degli anni mescola significati, tradizioni e attualità.

A proposito di "significati" pare che a Contessa Entellina, quest'anno, il fuoco verrà appiccato a fantocci realizzati e raffigurati "senza testa", per significare il diavolo, il m-a-l-e, come esternazione di chi "perde la testa", l'intelligenza ed il senso del bene nei confronti del prossimo e della società. Papàs Nicola ha spiegato appunto che compie il male chi perde la testa. A Vigevano, generalmente, al pupazzo vengono date vaghe somiglianze a uomini potenti (i dittatori del pianeta). 

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