L'Italia dei nostri giorni è governata da un uomo, Draghi, che conosce bene il mestiere di governare un Paese ad economia di mercato. Il suo curriculum parla da solo. Costui immaginava al suo arrivo a Palazzo Chigi di poter riportare il Paese ai livelli "ordinari" per essere considerato un paese dell'Occidente.
Ad oggi Draghi è lontano dall'obiettivo che egli, e tanti, immaginavano sarebbe stato il suo traguardo. Il debito pubblico non ha paragoni nel mondo occidentale, il paese non ha nulla del rigore e della correttezza tipico dell'Europa centrale e l'evasione fiscale galoppa in barba all'apparato, quello fra i più incompetente dell'Occidente.
Tuttavia, l'Italia necessita, con Draghi o senza Draghi, che qualcuno blocchi lo sperpero del denaro pubblico che piglia vie inconciliabili in un Paese che punta ad essere moderno.
Per non pochi aspetti, nella graduatoria dei paesi dell'Unione Europea, l'Italia risulta stabilmente nelle ultime posizioni: dall'occupazione giovanile alla spesa dedicata alla formazione e alla ricerca. Non parliamo dell'efficienza del sistema giudiziario e peggio ancora della pubblica amministrazione. Nel pubblico impiego per decenni piangeremo le conseguenze degli ultimi decenni: quasi nessun dipendente ha sostenuto concorsi di accesso; a migliaia sono stati assunti "lotti" di gente appartenenti al mondo della politica. Le sanatorie non si contano.
Il sistema fiscale grava più su chi ha meno che su chi ha più. L'evasione è senza argine.
Ed allora? Non basta un Draghi per guarire un malato.
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