1453
Il sultano Maometto II ammassa le truppe preparandosi ad attaccare Costantinopoli, capitale dell’Impero Bizantino: dopo due anni d’assedio, arrivano i cannoni, grazie ai quali la città verrà conquistata il 29 maggio 1453.
Maometto II El Fatih (il Conquistatore), detto anche Humkar ("assetato di sangue"), parlava correttamente cinque lingue, e s'interessava di poesia e di filosofia. Volle visitare le rovine di Troia e amava farsi leggere le gesta di Alessandro Magno. Forse fu proprio da quelle letture che trasse lo spunto per il suo odio contro l'Occidente.
Nel 1451, appena ventunenne, Maometto II era già salito al trono succedendo al padre Murad II, il quale, nonostante i lunghi periodi trascorsi in guerra, era riuscito a riorganizzare l'amministrazione e a promuovere lo sviluppo delle scienze e delle arti, spingendo la sua "influenza" fino al punto di "sponsorizzare" la candidatura del futuro re dell'Impero Romano d'Oriente Costantino XI Paleologo.
Dopo essersi sbarazzato del suo unico fratello, il neonato Ahmed, edificò la fortezza di Rumeli Hisar sulla sponda europea del Bosforo per bloccare i rifornimenti dal Mar Nero alla città di Costantinopoli. Dopo la caduta della città, vi spostò la capitale rinominandola Istanbul, deformazione turca del greco stin bolin (in città), e riconsacrò come moschea la cattedrale di Santa Sofia.
In seguito l'invasione turca arrivò in Croazia, Bosnia e tutto il Peloponneso tranne Rodi. Maometto, consapevole delle divisioni interne degli stati occidentali, seppe approfittarne concedendo privilegi ai commercianti veneziani e greci, oltre a riconfermare quelli già detenuti in precedenza dai genovesi, ottenendo, grazie a dazi e tributi, una fortuna tale da poter costruire una imponente flotta.
Con Maometto II l'impero turco avrebbe raggiunto confini che erano detenuti in precedenza da Bisanzio stessa al tempo del suo massimo splendore.
Morì improvvisamente nel 1481 mentre stava preparando l'invasione dell'Italia.
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