Proviamo di seguito a ricalcare una linea interpretativa di un suo testo
di un ventennio fa.
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A seguire i media di questi giorni il trumpismo comincia a trasmetterci insieme sentimenti di spaesamento e di disincanto due sentimenti di per sè contrapposti ma che segnano -oggi- congiuntamente lo spaesamento e la difficoltà del nostro comprendere ed agire pubblico. Eravamo convinti, da decenni, che con gli Usa ci univa l'identità democratica, l'unità difensiva e la comune visione delle cose del mondo.
Dalla seconda metà del Novecento, la politica in Occidente è consistita, al di là delle denominazioni dei tanti partiti politici, dal confronto fra la liberaldemocrazia e la socialdemocrazia, cioè fra una destra e una sinistra che sono in realtà riformismi di specie diverse ma del medesimo genere. Rivali, certo, ma uniti nel riferirsi a due varianti -liberale e liberal- della medesima corrente razionalistica e illuministica e nel riconoscere che la politica non può che collocarsi nell'orizonte dei diritti, e oscillare fra la valorizzazione della libertà individuale da una parte e della giustizia sociale dall'altra.
La riflessione sulla politica -per quanto differenziata in scuole rivali- ha in qualche modo elaborato il politicamente corretto, e anche il tabù, l'impensato e l'impensabile: è la logica stessa delle culture politiche dominanti, liberali o democratiche, a determinarli. E quindi esiste anche la possibilità, o il bisogno -critico, liberatorio, espressivo-, di sottrarre la riflessione filosofico-politica all'ipoteca liberale e liberal, innescando effetti di scandalo e di spiazzamento. Questa trasgressione -alimentata anche dalle nuove configurazioni del mondo- puo essere definita neo reazionaria non tanto perchè sia di destra nel senso classico del termine, ma perchè reagisce al termine comune filosofico cercando la provocazione, cercando argomenti non allineati e interpretando i nostri tempi in modo alternativo. E il principale punto di vista eterodosso che viene imponendo alla filosofia non è più quello del marxismo ma quello identitario simbolico-culturale.
I critici della democrazia
I neo reazionari sono quindi
una delle pattuglie, vivace ma
non monolitica, di un esercito
composito che si affaccia, nel
tempo nuovo dell'età globale,
in uno spazio intellettuale altrettanto
nuovo, in cui i fronti e le alleanze
assumono configurazioni ormai
post-moderne. Uno spazio e un
tempo che -piaccia o no- sono
ormai i nostri.
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