Un contessioto
appassionato della storia del proprio paese e dei beni culturali
provenienti dal territorio di Contessa Entellina, dovrebbe, dopo
avere visitato il locale Antiquarium di Entella, fare una visita ai
principali musei della città di Palermo e al Museo Diocesano di
Monreale.
La visita dovrebbe
iniziare dal Museo archeologico Salinas, recentemente ristrutturato,
anche se non sono state ancora aperte al pubblico le sale del primo e
del secondo piano.
Nella parte già
ristrutturata del pianterreno, dove sono esposte con moderni e
razionali criteri didattico illustrativi le principali testimonianze
della Sicilia antica, quali le metope dei templi di Selinunte, le
bocche di leone del Tempio della Vittoria di Imera, i reperti
archeologici di Solunto, di Tindari e di Agrigento, i sepolcri
etruschi, il frammento di un fregio proveniente dal Partenone di
Atene, sono esposti anche i decreti di Entella.
In particolare sono
esposti quattro decreti, di cui uno è stato dichiarato non
autentico dal professore Nenci (la didascalia distingue quelli
autentici da quello falso, in alto nella foto). I decreti sono
allocati nell’ultima sala a destra, entrando nel secondo cortile,
assieme alla celeberrima “pietra di Palermo”, uno dei reperti
archeologici più importanti custoditi al Salinas, risalente al
2900-2700 avanti Cristo.
I testi dei decreti sono riportati oltre che
in greco antico anche in italiano e in inglese. Nelle didascalie
viene brevemente illustrata la storia della città di Entella e le
modalità con cui i decreti (asportati illegalmente da tombaroli e
venduti clandestinamente) sono stati recuperati grazie al lavoro
degli inquirenti e all’opera del professore Nenci della Normale di
Pisa.
Nella nuova esposizione
museale la città elima di Entella viene ad avere, quindi, un proprio
spazio espositivo come altre città di origine greca e punica della
Sicilia antica.

Non sono riuscito nemmeno
a individuare il Cratere a figure rosse del pittore di Syricos,
proveniente da Entella, risalente al V secolo a.C. e raffigurante
Dioniso su kline e Menade. Probabilmente sarà custodito nel
primo piano del Museo non ancora riaperto al pubblico.
Forse sarebbe il caso di
esporre, così com’è stato fatto per altre località (Selinunte,
Imera et c.), tutte le opere provenienti da Entella in un unico
ambiente espositivo.

Domenico Cuccia
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