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mercoledì 1 novembre 2023

Scorrerie storiche

La Storia 

a proposito di confini

Arrigo Petacco (1929-2018) è stato un giornalista, uno storico e uno sceneggiatore. È stato pure inviato speciale, caporedattore e direttore de La Nazione di Firenze e del mensile Storia Illustrata (1929-2018).

I suoi libri -in più contesti storici e non- riguardanti la politica mettono in evidenza come noi italiani frequentemente dei fatti ordinari della vita non sappiamo mai cogliere l'origine ed il significato storico più profondo di cui essi sono estrinsecazioni. Gli stessi protagonisti della scena politica del secondo dopoguerra di cui cogliamo la fisionomia di uomini caratterizzati, ora da virtù ed ora da debolezze, da egoismi e da passioni, secondo Petacco estrinsecano e manifestano profonde radici nel passato. In breve, per Petacco (lo storico), siamo tutti figli del bagaglio culturale e storico che ci portiamo addosso. 
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L'immagine qui accanto è ripresa da l'opera storica di  Arrigo Petacco e richiama il periodo storico della "restaurazione" post-napoleonica, quando a tavolino i grandi della terra di allora decisero l'assetto politico-territoriale dell'Europa post-napoleonica.

L'immagine, nel riportare una serata di gala alla Scala di Milano in onore di Francesco I d'Austria, vuole evidenziare il momento in cui risuonano le note della Marcia Reale ... ma qualcuno, un patriota, cresciuto in contesti, valori, visioni non condivisi dall'ambiente imperiale sulla restaurazione, rifiuta di togliersi il cappello.
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Sui presupposti non condivisi della Restaurazione del Congresso di Vienna, sorgerà e si svilupperà il Movimento rivoluzionario dei patrioti italiani che sfocierà, nel 1860, nell'Unità d'Italia.
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Come non pensare che ciò che sta accadendo in Medio Oriente in questi giorni è conseguenza di decisioni e visioni di spartizioni territoriali fissati da pochi politici nel 1948 -secondo il loro personale bagaglio culturale, storico e politico- piuttosto che sulla base della presa d'atto di una realtà umana e strategica per la pace duratura, che avrebbe dovuto coinvolgere anche i protagonisti destinati a lasciare la terra su cui erano vissuti da secoli i loro antenati?
Prescindendo dal ricorso alle armi e alle azioni di violenza terroristica, nel 2023 la comunità internazionale non può restare ad assistere -con indifferenza- che in quell'area del pianeta medio-orientale, alla fine, deve essere il più forte ed il più attrezzato politicamente, ad imporre l'assetto definitivo. Il timore sociale e planetario è che entrambi le parti si muovono e si battono non sui presupposti ed i postulati della "politica" ma di quelli della loro differente religiosità. Sta qui il grosso problema che non verrà mai sciolto. L'Occidente ha trovato il suo posto nel mondo muovendosi sui presupposti della laicità della politica.


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