StatCounter

venerdì 7 marzo 2014

Politici ladroni, corruzione ed etica pubblica e privata (n. 3)

Corruzione dal latino (corrumpere) significa pervertire l’integrità morale.
Sono corrotte, dunque, quelle pratiche che contravvengono ad una morale generalmente riconosciuta.
Nel diritto la corruzione è, in senso generico, la condotta propria del pubblico ufficiale che riceve, per sé o per altri, denaro od altre utilità che non gli sono dovute.
La corruzione in seno alla pubblica amministrazione, pertanto, riguarda infrazioni commesse contro l’etica professionale dei pubblici ufficiali.
Uno stato nel quale prevale un sistema politico incontrollabilmente corrotto viene definito "cleptocrazia"cioè "governo di ladri", oppure, nel senso più dispregiativo del termine, "repubblica delle banane".


Quella sopra tratteggiata è una descrizione verosimilmente, superata, rispetto a come -oggi- i nostri politicanti rubano, o si arricchiscono in maniera ... inimmaginabile. 
Il lettore avrà saputo come il processo contro Claudio Scajola (colui a cui era stato regalato un appartamento di rimpetto al Colosseo) si sia concluso con l'assoluzione dell'ex ministro. Poverino non aveva saputo di aver ricevuto un appartamento ad un prezzo di valore superiore di due terzi rispetto a quanto da lui pagato. A ... sua insaputa !

Proseguiamo per intanto sulla falsariga di quanto descritto nei giorni scorsi (n. 1) (n. 2).
I casi finora evocati riguardavano personaggi che per una etica tutta loro o della loro cerchia ritenevano che il loro dedicarsi ad una missione, una causa ritenuta grande, fosse giusto operare come essi di fatto operavano.

Noi comuni mortali invece sappiamo che in famiglia, nel posto di lavoro, in casa propria o tra costumi e abitudini stranieri, siamo tenuti al rispetto delle "regole"  del luogo in cui ci troviamo. 
Le "regole" -sappiamo- vengono poste  dal legislatore per evitare la guerra di tutti contro tutti, ossia l'implosione dell'umanità.
Le regole (o le leggi) sono valori di convenienza, convenzioni fra gli uomini. Se non esistesse -per esempio- il Codice della Strada (che è legge) noi con le nostre automobili nelle autostrade ci ammazzeremmo in infiniti incidenti.
Stiamo -in questa sede- volutamente trascurando l'interpretazione giudaico-cristiana sulle tavole di Mosè.

Convenzioni tra gli uomini ? 
Si, sappiamo che l'uccisione dei bambini, nelle società povere di altri tempi, veniva praticata come equilibratore dell'andamento demografico (etica del tempo !). Cronos che mangiava i suoi figli non è solamente mitologia ma residuo culturale di tempi andati, infatti l'infanticidio è rievocato pure dalla disponibilità di Abramo a sgozzare il figlio Isacco.
Se noi fossimo vissuti in una società tribale antica come ci saremmo comportati ? 
Stiamo tentando di assodare che i comportamenti dell'uomo sono figli della cultura in cui si vive. 
Ancora oggi, lo scriviamo per rafforzare il nostro intento, in alcune zone dell'Africa si pratica l'infibulazione (=un barbaro supllizio sulle donne). 
Cosa possiamo noi figli della cultura di Voltaire (figli della ragione) fare per fermare queste pratiche che ci appaiono -adesso- assurde ?
Proprio perchè figli della nostra cultura non imbracciamo le armi per imporla agli altri. Se facessimo ciò saremmo crociati, beduini islamici, fascisti. Saremmo in pratica operatori di uno Stato etico, uno stato che si propone di imporre a chiunque la propria etica. Ed invece uno stato democratico che si riferisca all'Illuminismo, alla Rivoluzione francese, consente che ciascuno alimenti la propria etica, a meno che -col progredire della cultura- non cambi.

La nostra salvezza (rispetto alle ruberie dei politici) sta nel rifiutare i codici etici delle caste e nel relativizzare l'etica. 
Un mio amico mi ha spiegato tempo fà che il più buono dei pugili è in verità un feroce torturatore. L'etica del pugile -mi spiegò- è di picchiare su ogni ferita dell'avversario, soprattutto sul taglio della palpebra, così lo acceca e quando il poveretto è intontito e traballa è il momento dei pugni spietati. Non risparmiare il ferito è l'etica del pugile.

Dopo esserci soffermati su vari tipi di codici etici, è giusto rientrare nel corretto vivere dei cittadini del mondo. Il pugile, fuori dal ring, deve comportarsi da persona generosa e possibilmente cristianamente misericordiosa. Egli farebbe scandalo se violentasse le donne applicando -fuori dal ring- l'etica del ring.
I politici che rubano non possono parlare di un loro codice etico. Essi sono cittadini che rappresentano i cittadini e se rubano per il partito, per la comunità di certa sinistra o per il loro arricchimento alla Fiorito, in verità tradiscono il mandato elettorale con cui dovrebbero rappresentare i c-i-t-t-a-d-i-n-i.  
Cittadini, ricordiamolo, è il riferimento agli uomini liberi divenuti protagonisti pubblici con la Rivoluzione francese.
I politici ladri tradiscono tutti i cittadini e soprattutto coloro che si erano riconosciuti in specifici valori da loro branditi. A nulla vale la eventuale vita sobria dei ladri per una presunta buona ragione; in una società democratica esistono le regole, le leggi e solo queste garantiscono il sicuro vivere di tutti; vivere di tutti che non è il vivere bene per bande.
Rifiutare quindi i codici etici e relativizzare l'etica, che mai deve essere imposta per legge o per forza a nessuno.
(segue)

Nessun commento:

Posta un commento