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sabato 2 luglio 2022

Sicilia dei viaggiatori. Dal Barocco al Novecento (5b)

 Dal Barocco alla Modernità Novecentesca

 LUOGHI CELEBRI DI CATANIA, SIRACUSA E PALERMO

di

John Dryden Jr.

(Poeta, drammaturgo, critico letterario e traduttore inglese era il maggiore dei quattordici figli di Erasmo e Maria Dryden, appartenenti all'alta borghesia puritana inglese).

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UN VIAGGIO IN SICILIA E A MALTA NEL 1700-1701 - PARTE V°


Come dicevo, non appena entrati ad Avola, che non ha né mura né fortificazioni, e dopo esserci scusati con il signore che ci aveva riferito il cortese messaggio del Governatore, andammo a gustare i vini del luogo. Gli uomini della nostra feluca, infatti, ci avevano dettovhe lì i vini erano più buoni e meno costosi che a Siracusa. E in effetti nella cantina in cui ci condussero trovammo un'incredibile quantità di vini rossi e bianchi. La persona che ci spillò il vino dalle grossi botti, avendo visto che eravamo dei gentiluomini, ebbe il "buon senso" di chiederci quasi il doppio di quanto a Siracusa ci avevano chiesto i Gesuiti, ma in realtà non ci offrì nulla di più buono, (...)

Lo spettacolo più singolare e sorprendente che avessimo mai visto fu quello  che ci presentò nel convento dei Cappuccini, a mezzo miglio circa fuori dalla porta che conduce a Monreale. Una volta arrivati, uno dei monaci ci condusse in un luogo sotterraneo con la volta a crociera che si estendeva sotto la chiesa e il convento. Lì vedemmo moltissimi Cappuccini che stavano allineati, uno accanto all'altro contro il muro apparentemente in atteggiamento devoto. Fu soltanto quando ci avvicinammo che ci rendemmo conto che erano tutti morti e mummificati ma con la carne e la pelle ancora intatte sulle mani e sul volto. Nemmeno i nervi erano decomposti. I Cappuccini praticavano questa tecnica meravigliosa di preservare le salme nel modo più facile che si possa immaginare: si limitavano a stendere i cadaveri su quattro o cinque bastoni incrociati poggiati sopra una cavità, o un piccolo ricettacolo fatto con dei mattoni e a forma di bara. In tal modo la salma -sempre distesa sopra questa cavità e sostenuta dai bastoni- elimina tutta la sua parte corruttibile e nell'arco di un anno la pelle e la carne si asciugano sulle ossa.. Vedemmo parecchi cadaveri che dopo appena un anno stavano già ritti contro il muro e sul corpo portavano un'iscrizione con le generalità del defunto. Sebbene fossero tutti rivestiti con le tonache dell'Ordine, c'erano però anche moltissimi laici e persone che a Palermo avevano avuto una posizione sociale di rilievo. La cosa più incredibile era che il loro volto conservava una certa somiglianza con quello che queste persone avevano quand'erano in vita. Alcuni non solo Mr. Gifford li chiamava subito i loro nomi dicendo di ognuno "questo era una persona molto onesta ed era il mio intermediario" e "questo era il tale e quello il tal altro", ma anche il frate che ci faceva da guida, indicando in particolare la salma di un Cappuccino, ci disse: "Questo fu un uomo molto bello". A dire il vero, in confronto agli altri morti, bello egli appariva non solo lì, sottoterra, ma anche al piano superiore dove la nostra guida ci mostrò il ritratto di questo Cappuccino defunto per convincerci che i morti non avevano perso la somiglianza con quello che erano stati un tempo da vivi.

Tra queste mummie ce n'erano molte di circa cento anni e, come quelle più recenti, erano così ben conservate che si sarebbero potuti toccare i loro visi e le loro mani senza danneggiarli.
 
Questo modo di preservare i morti tra i vivi si può praticare facilmente in qualunque nazione. Secondo me, però, vederli in quello stato è soltanto un modo molto malinconico di rinnovare un'amicizia; nei paesi cattolici, però, serve per ricordare alle persone che vengono a visitarli di pregare per le loro anime. Mr. Gifford ci disse che aveva già prenotato un posto per stare in quel sotterraneo in mezzo a loro. Sorprendente era la positura di due di questi corpi: uno stava in ginocchio, con le braccia distese e le mani giunte, come se stesse pregando; l'altro, con le braccia completamente aperte nella posizione di chi è messo in croce. I Padri ci raccontarono che in vita entrambe queste persone erano state molto devote e che la posizione del corpo che si trovava nell'atteggiamento di un crocifisso, non era stata assolutamente modificata da loro. Quando la salma era ancora fresca, le avevano legato le braccia al corpo più di una volta, ma poco dopo la ritrovavano in quell'atteggiamento. Dal momento che si sapeva che quell'uomo era stato un illustre e devoto ammiratore  della Passione di Nostro Signore, pensarono quindi che il corpo dovesse rimanere in quella posizione per volontà divina. Lo stesso genere di racconto fecero per l'altro che stava in ginocchio: dichiararono di averlo trovato così quando erano andati a visitare i corpi posti ad essiccarsi nel sotterraneo che rimaneva sempre chiuso e veniva aperto solo per quello scopo o per metterci la salma di uno appena morto. 
(Segue)


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