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lunedì 8 dicembre 2014

Aspettando il nuovo Eparca (n. 54)

Sono tanti i cittadini -e soprattutto i fedeli- dell’Eparchia di Piana degli Albanesi che si chiedono sul perché del ritardo nella nomina del nuovo Vescovo della  diocesi.
La sede eparchiale è vacante per le dimissioni di Monsignor Sotir Ferrara, che a 75 anni, compiuti a dicembre 2012, ha lasciato per raggiunti limiti di età, ma lo ha fatto soprattutto per motivi di salute.
Papa Francesco, nell’accettare le dimissioni di Ferrara, ha nominato come amministratore apostolico l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo.
Da allora in Sicilia si sono verificati  altre dimissioni di Vescovi per raggiunti limiti di età e con tempestività la Santa Sede ha provveduto alle nuove nomine di sostituzione. Qui, nell'Eparchia, ci avviamo a breve al terzo anno di attesa e si hanno notizie di finte manovre (lettere di consultazione fra il clero) che non conducono a nulla.
Tante, tantissime sono le domande che alcuni fedeli si pongono e pongono a coloro che gestiscono –molto burocraticamente- l’Eparchia, e non guidano invece –come dovrebbero-  la Chiesa eparchiale-:  
a) fino a quando durerà l’inadeguata guida di questa Chiesa locale ? 
b) a chi giova che si perda la preziosa tradizione bizantina di questa chiesa locale ? 
c) perché si lascia senza pastore questo clero locale, la cui preparazione, impartita dai benedettini, è finalizzata ad essere sacerdoti di campagna, parroci e mai ad essere Vescovi, Cardinali o Papi ?
Questo è il punto.
Il clero locale, è risaputo, non è unito sulla possibile scelta del nuovo Eparca. Il Nunzio Apostolico di Roma che dovrebbe proporre le designazioni alla Santa Sede conduce indagini, che pare vadano sempre a vuoto.
Il problema, dal nostro punto di vista, è che prima bisogna individuare il ruolo, la missione storica da affidare all’Eparchia e poi individuare il candidato a Vescovo.
Se la missione da affidare all’Eparchia è quella di assicurare la liturgia domenicale alle poche parrocchie, allora è sufficiente individuare un sacerdote, magari ben voluto e stimato, è farlo Vescovo. Un amico suggerisce il sorteggio.
Se la missione è un po’ più nobile, del tipo:
1)  rivitalizzare la cultura religiosa bizantina e ritirare i catechismi del rito romano che sono in uso
2)  spiegare il perché ed il come di questa Eparchia nella Sicilia di rito romana
3)  fare di Piana un centro di dialogo ed irradiazione ecumenica in direzione dell’Oriente Cristiano
4)  rivitalizzare le parrocchie, sia romane che bizantine, assegnando mete e missioni
5)  lavorare sulle incomprensioni che ancora resistono in alcune realtà arretrate, dove fra una parrocchia e l’altra la differenza di rito suscita, piuttosto che attrazione e sintonia, avversione da ignoranza grassa.

Se la missione è di questo tipo (ed oltre) è chiaro che sia indispensabile superare i contrasti interni al clero locale. 


Come ?
Individuando –se esiste- un sacerdote (che sia di rito bizantino o romano) che ami l’Eparchia per quello che è ed è stata sin dalla istituzione e farlo Vescovo prescindendo dai consensi unanimi che, stante l’attuale circostanza, non ci sono e non ci saranno, almeno nel breve periodo.
Se un simile sacerdote, amante della realtà complessa dell'Eparchia e quindi disposto a subire il sottile spirito di opposizione che i predecessori hanno (tutti) subito, non dovesse esistere, allora sia la Santa Sede a procedere alla nomina di un Vescovo che provenga dal Medio Oriente, dal Nuovo Continente, o possibilmente da Lungro.
Comprendiamo benissimo che servirebbe una base di consenso.
Ma più tempo passa e più il clero locale si frantuma.
Noi attribuiamo questo spirito di scarso attaccamento alle sorti dell'Eparchia ai benedettini che formano questo clero senza dargli gli obiettivi, gli orizzonti che dovrebbero invece apparire evidenti a ciascuno. Ai benedettini non interessano le sorti dell'Eparchia, insegnano le materie di formazione prescindendo da dove i seminaristi provengono.
Ciò che colpisce nell’attuale situazione è che il laicato, la società civile ed il popolo in genere non avvertono l’assenza dell’Eparca, o meglio non sono coinvolti nè dalle segrete consultazioni nè dalle conseguenze delle scelte altrui. Segno questo che la gran parte del clero, dell’attuale clero di formazione benedettina, è parecchio lontano dalla società che dovrebbe guidare spiritualmente.
Mai a chi scrive queste righe è capitato in quasi due anni di sede vacante -in nessuna parrocchia- di ascoltare nel corso di una omelia che l’Eparchia è priva di guida e che servirebbe una discussione ampia estesa al laicato per individuare percorsi di prospettiva. 
Mai. 
Per questo clero è preferibile che non esista una guida, in questo modo ogni testa è guida di se stessa. Ed il caos (=incongruenze)  si nota a vista d'occhio.
L’Amministratore Apostolico latino, nemmeno lui, ha chiesto ai suoi referenti in Eparchia se i laici hanno qualcosa da dire.

Conclusione.
Nel mondo in cui viviamo ogni ambiente cerca di non avere interferenze da altri ambienti. 
Clericali con clericali, viene da pensare.

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