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lunedì 3 febbraio 2014

Hanno detto ... ...

MATTEO RENZI, segretario Pd
Quando scende Grillo (a Roma) la linea è chiara: sperare nel fallimento e aizzare caos. Chiedono voto segreto come  nella prima Repubblica

GIANNI RIOTTA, giornalista
Dal 2012, con la vittoria di Beppe Grillo in Sicilia, fino alla scorsa primavera, l’opinione pubblica di sinistra (ndr quella di estrazione ex-comunista)  ha coccolato i Cinque Stelle. Dopo il successo grillino alle elezioni di febbraio un manifesto di intellettuali spingeva perché il Partito democratico formasse un governo con Grillo e Gianroberto Casaleggio, con giornali, riviste, case editrici fiancheggiatori del movimento mobilitati perché l’ex attore andasse al potere. Analogo fermento si raccolse attorno alla candidatura di Stefano Rodotà al Quirinale: ignari che il costituzionalista aveva, in un’intervista, paragonato con severità Cinque Stelle alla destra oltranzista ungherese di Orban, i grillini ne scandivano il nome in strada. ...
In politica però un anno può essere più struggente di un vecchio blues e la cotta della sinistra per Grillo sembra svaporarsi. Ora che si bruciano i libri del decano Corrado Augias, e il parlamentare 5 Stelle Roberto Fico inquadra il gesto nella «rabbia incontenibile», ora che la presidente Boldrini viene sottoposta a uno stupro mediatico aizzato da Grillo via blog, è impossibile rivedere nei parlamentari di Grillo gli illuminati riformatori che si volevano al governo un anno fa con queste parole. ...
Ora con disinvoltura si taccia Grillo da «fascista», l’amico nobile si muta in nemico spregevole. Poco da meravigliarsi, il trasformismo narciso non è mai mancato nella storia intellettuale del Paese. Ma è invece importante capire perché all’errore di incenso 2012-2013 si sovrappone l’errore di vetriolo 2014, senza trovare equilibrio analitico davanti non al «fascismo» che nulla c’entra, ma al populismo 5 Stelle. 

GAD LERNER, giornalista
Sul “Corriere della Sera” di lunedì 3 febbraio 2013 Nando Pagnoncelli traccia una simulazione del nuovo Parlamento con le regole dell’Italicum ed i valori dei partiti rilevati dalla sua società demoscopica, Ipsos. L’articolo traccia due ipotesi: la prima è che alle elezioni si confrontino quattro schieramenti come alle politiche 2013, con centrodestra, centrosinistra, centro e MoVimento 5 Stelle. In questo caso si andrebbe al ballottaggio tra le due coalizioni guidate da Renzi e Berlusconi, visto che nessuna sarebbe in grado di conquistare il premio di maggioranza fissato al 37%. Nella seconda ipotesi tracciata da Pagnoncelli i voti dell’Udc vengono calcolati all’interno dello schieramento di centrodestra. Come si vede dall’immagine della simulazione di Ipsos, il 3,1% della formazione di Pierferdinando Casini permetterebbe, a sondaggi attuali, di far scattare il premio di maggioranza per la coalizione di Silvio Berlusconi, con conseguente netta vittoria alla Camera dei Deputati.

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