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domenica 10 febbraio 2013

10 febbraio. Giorno della memoria per le vittime delle Foibe

Fino a dieci anni fà in Italia era quasi vietato parlare delle "Foibe"; se qualcuno osava introdurre il discorso in sede pubblica veniva tacciato di essere un reazionario, un mascalzone.
La cultura comunista che per decenni è stata dominante nelle case editrici più rilevanti del nostro paese  ha sempre negato l’esistenza delle foibe, ha ignorato la tragedia di migliaia di italiani dalmati ed istriani  cacciati dalle loro case, derubati dei propri averi e della loro stessa vita alla fine della Seconda guerra mondiale.
Famiglie intere perseguitate e uccise, gettate nelle fosse comuni.
In Italia non si è mai potuto affrontare questa seria e grave problematica che, tradotta in numeri, conta 20 mila infoibati e i 350 mila profughi istriani, fiumani e dalmati in quanto i carnefici furono i comunisti iugoslavi di Tito, nelle cui file peraltro militavano anche tanti comunisti italiani che mai tentarono di fermare le mani assassine.
 
Non è da poco se nella giornata di oggi Bersani, un ex comunista, a 65 anni dai fatti ha voluto dire  "nel martoriato confine orientale, l'odio etnico e il furore ideologico determinarono, in una terribile concatenazione di eventi, la pulizia etnica e l'esodo di migliaia di italiani".
 
Se, inoltre -proprio in questi giorni- la figura più prestigiosa degli ex comunisti italiani, Giorgio Napolitano, ha denunciato il fallimento culturale e sociale di quella ideologia, dobbiamo riconoscere che non solo i tedeschi ma anche noi italiani abbiamo di che vergognarci per ciò che nella seconda guerra mondiale è accaduto ed abbiamo tenuto occultato.
 
E' necessario quindi ricordare sempre e bene che cosa è accaduto per evitare che altre figure istrionesche che parlano in nome del popolo tornino ad usare della violenza asserendo che questa serva al popolo.
La Giornata del Ricordo è stata istituita nel 2004 dalla legge n. 92 del 30 marzo per conservare la memoria delle vittime delle Foibe e dell'esodo degli italiani, istriani e dalmati nel Secondo conflitto mondiale.
 
Per amore della verità va detto che qui sopra ci siamo soffermati al periodo storico che segue la fine della Seconda Guerra Mondiale. A monte di questo dramma che vede soffrire gli italiani della zona di confine vanno inserite altre vicende cominciate con la prima guerra mondiale, poi proseguite ed esasperate col fascismo e con altre non ammirevoli fatti che vedono gli italiani accanirsi, nelle medesime zone, con barbara violenza contro le popolazioni slave.

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