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martedì 5 luglio 2022

La Storia ed il Blog. Riflessione

 La Storia, che sia storia nazionale o storia locale, ai nostri giorni è "scienza", nel senso che essa deve seguire l'impostazione da manuale, ossia, deve essere supportata da documenti e da testimonianze identificabili.

 Questo taglio di intendere la Storia spesso dà la sensazione che essa non fa altro che ripetere se stessa. Se oggi tiriamo fuori le prodezze dei Borgia, zio, nipoti, papi e non (inizio del Cinquecento) ci accorgiamo che in oltre cinque secoli la vicenda umana non è cambiata in nulla. Ciò che i Borgia facevano allora, nei decenni vicini a noi lo hanno fatto i vari Mussolini, Hitler e probabilmente finirà per farlo -secondo il giudizio che arriverà fra qualche decennio- il Putin di turno.

 Ciò che domani sarà Storia oggi per noi è ancora cronaca, è ancora pagina di giornali, servizio televisivo. Le vicende di oggi vengono portate all'attenzione dell'opinione pubblica mediante le informazioni giornalistiche, ma col trascorrere del tempo -se esse troveranno conferme-  diventeranno memoriali, brogliacci, libri e dopo le analisi ed i riscontri diventeranno Storia.

 Del Cinquecento, il tempo che ci siamo proposto per descrivere il clima culturale, religioso, socio-economico e politico della Sicilia feudale, sappiamo oggi che i tanti memoriali di allora (che trattassero pettegolezzi, resoconti o provvedimenti dell'autorità) costituiscono Storia, con l'attenzione -però- che protagonista è il narratore, più che il quadro sociale narrato.

 Grandi narratori del clima del Cinquecento sono stati certamente Machiavelli, Guicciardini ma anche i numerosissimi narratori e documentaristi dei modesti centri dell'intera Italia. La tenuta dei "Diari" non è un'abitudine dei nostri giorni; e gli archivi pubblici (Siciliani soprattutto)  sono ricchi di documentazione, capillare e rigorosa, sul feudalesimo nei centri interni dell'Isola. I possibili buchi che possono rinvenirsi nella vicenda di Kuntisa sono facilmente riempibili con ciò che capitava a Bisacquino o a Sambuca, o meglio ancora a Giuliana.

 E' scontato che gli storici di professione, nelle loro opere, riescono a dare quella visione globale che va oltre i confini ristretti di una "Università" e di un più vasto dominio baronale.

 Nella documentazione, mai sistematica e chiarificatrice, degli archivi palermitani, ciò che attiene la periferia feudale, non esiste la possibilità di cogliere un unico filo o un disegno politico chiaro delle realtà interne dell'Isola. I protagonisti feudali erano quasi sempre, come per Kuntisa, figure storiche della grande politica del Regno e l'immagine storica che ne viene tratteggiata è quella della politica ad ampia dimensione piuttosto che quella del gestore della baronia locale; è difficile quindi giudicare o fare il disegno di un Cardona o di un Colonna semplicemente per ciò che essi rappresentavano (o frequentemente, non rappresentavano -stante l'abituale assenteismo- nella baronia di Kuntisa).

(Segue)

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