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domenica 5 aprile 2020

Tempo di quarantena. E' tempo persino nelle case private di rimettere ordine nelle carte; per gli Enti pubblici tenere l'ordine è obbligo

Archivio storico: obbligo degli Enti Pubblici
Sappiamo delle tracce di presenza
e vitalità umana nell'area del Belice
 grazie a chi nel Medio
Evo ha saputo trasmettere ai posteri
segni e carte del tempo.

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L'immagine raffigura "L'Ubriachezza".
La miniatura medievale è conservata
presso la Biblioteca Nazionale di
Vienna
Quando nelle Pubbliche Amministrazione alcuni documenti hanno esaurito la propria funzione, vengono conservati nell’archivio storico per finalità 
-di studio
-per necessità di privati
per necessità amministrative o legali.
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Grazie ad alcune carte del periodo normanno conservate in più archivi ben curati dell'Isola -e al contrario di quanto registriamo in taluni comuni del corleonese- si può ricostruire ancora ai nostri giorni la conformazione viaria esistente in Sicilia sin dagli anni del primo millennio e soprattutto durante la presenza araba, e poi via via si può ancora leggere pure l'assetto dei vari territori, dove sorgevano i casali mussulmani, dove le taverne adiacenti ai percorsi viari (le trazzere), dove i mulini e persino dove insistevano -in quel Medioevo religioso- le cappelle.
Scoprire cosa ci fosse nell'attuale territorio di Contessa Entellina (e più ampiamente nel bacino del Belice) prima dell'arrivo degli arbëreshe e dopo il crollo definitivo di Entella, è stata e lo è ancora oggi  oggetto di serie ricerche storico-scientifiche da parte di singoli studiosi e soprattutto di più  Università.
Da decine di saggi a supporto curati da bravi studiosi possiamo ai nostri giorni dire che ormai quasi chiarezza è stata fatta, nelle grandi linee.  Alla chiarezza si è arrivati grazie alle ricerche archivistiche e agli studi sul terreno e sui reperti.
Serve anche e sopratutto  per le finalità di conoscenza a posteriore, quella da trasmettere alle generazioni future, quell'obbligo, quella sensibilità di dover mantenere la buona conservazione degli archivi pubblici. Non farlo -negli enti- costituisce oltre che mancanza di sensibilità pure violazione di legge.

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