Tantissime ragioni hanno reso la nostra sanità
struttura a disposizione dei politicanti, e ..,
In Italia il numero dei morti per coronavirus sono tanti, troppi, rispetto ad altri paesi europei.
La riflessione di tanti è giustificata sopratutto se si guardano i dati del contagio da Covid-19:
-in Germania il tasso di mortalità è di poco superiore all’1%,
-nel resto dell’Unione Europea si aggira intorno al 7,8%,
-in Italia supera il 12%.
In Italia siamo arrivati a circa 14mila vittime e 115mila persone contagiate mentre in Germania si registrano circa mille decessi, su oltre 84mila contagi.
Gli esperti provano a spiegare le motivazioni del divario su alcuni giornali in edicola oggi e mettono in rilievo le tante differenze che esistono fra Germania e Italia.
(1) L’età media dei contagiati “comprovati”, quelli a cui si è potuto fare il tampone, è molto più alta in Italia che in Germania: 63 anni contro i 45 tedeschi e la differenza dell’età media dei contagiati già incide sull'indice della mortalità. Ci sono inoltre (2) aspetti di ordine sociale. In Germania la percentuale degli adulti che vivono con i genitori è la metà di quelli che rimangono in famiglia in Italia. L'Italia è caratterizzatà da un’organizzazione familiare “stretta”. Ne consegue che da noi figli o nipoti poco sintomatici o anche asintomatici contagiano più facilmente genitori e nonni, ossia gli anziani. (3) La questione dei tamponi. In Germania “ c’è una strategia nel realizzare i test sul Covid-19 molto aggressiva”. Grazie a questa pratica in Germania si individuano anche le persone asintomatiche o con sintomi lievi, in modo tale da contenere il più possibile la diffusione tra i soggetti maggiormente a rischio. (4) Italia e Germania differiscono nei rispettivi sistemi sanitari. “L’Italia, a fronte di 60 milioni di abitanti, prima della crisi aveva 5000 posti in terapia intensiva. La Gran Bretagna, con circa 66 milioni di abitanti, ne ha 4100. La Germania, con circa 80 milioni di abitanti, aveva in partenza 28mila posti in terapia intensiva. In questi giorni, la capacità è stata aumentata a 40mila. Alla fine del percorso, dovrebbero essere addirittura 56mila”. “Se gli ospedali sono travolti dal numero di pazienti ricoverati, è evidente che le possibilità di offrire una cura adeguata si riducono” a fare queste dichiarazioni è il coordinatore per l’emergenza dell’Oms Michael Ryan.
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