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domenica 30 aprile 2023

Alle radici dell'Umanità (16)

I buoni motivi per conoscere la Bibbia

L’origine degli ebrei è quella di un 
popolo di pastori nomadi semitici
 provenienti dalla Mesopotamia, e
 in particolare da Ur, migrati verso 
il 2000 a.C. verso Canaan dove 
si stabilirono per alcuni secoli
 vivendo di pastorizia e praticando
 l’idolatria. 
Fu Abramo a condurli verso 
la Palestina, nella parte 
meridionale della Siria, terra 
che gli Ebrei chiamarono Terra di 
Canaan.


Il Libro, la Bibbia su cui sul blog stiamo provando a riflettere, nonostante l'insufficiente preparazione per un compito immane, è il testo più antico del mondo; al primo sfoglio da la sensazione di un insieme  fantasioso di eventi incredibili. Non ci vuole molto però, sostiene Gad Lerner,  il noto giornalista, conduttore televisivo e saggista, a scoprire che esso ha un impianto logico solidissimo su cui si fonda lo stesso concetto di libertà a cui, ai nostri giorni, siamo tanto affezionati:  "... alla libertà dell'uomo consegue immediatamente  il bisogno di regolare la convivenza comunitaria -senza cui non c'è Terra Promessa - attraverso norme e precetti moralmente  fondati. Perciò alla fuga d'Egitto seguiranno le Tavole della Legge e tutte le altre regole in grado di distinguere  la futura civiltà monoteista  da un mondo selvaggio. Ma prima ancora della libertà non viene forse il bisogno di riconoscerci come esseri viventi, il grande mistero della creazione, il tragitto umano nello spazio e nel tempo?

 Così anche noi lettori cresciuti nel dubbio possiamo rintracciare la sequenza  logica uomo-libertà-comunità su cui si fonda un'alleanza millenaria e trascendente. Tutti possiamo riconoscerci popolo del Libro".

= = =

 Abram scese in Egitto per soggiornarvi,

 perché la carestia gravava su quella terra...( Genesi 12,10)

 L'agricoltura dei tempi andati fu sempre una forma di sostentamento dall'esito incerto. Le terre israeliane, quelle della Galilea dove Abramo era finalmente arrivato, disponevano di ricche falde acquifere ma gran parte delle terre di Samaria e Giudea erano condizionate dall'andamento irregolare delle piogge. Stando agli studi archeologici, nel III millennio a.C. un lungo periodo di siccità provocò l'abbandono di molti siti di comunità dell'Antica Età del Bronzo, costringendo tante popolazioni a tornare al nomadismo.

  Gli studiosi, archeologi e storici, leggono l'arrivo di Abramo nei territori dell'odierno Negev: "Genesi 12.10" la carestia agravava su quelle terre come conferma del nomadismo (i Cananei) che si spostava verso l'unico luogo in cui i raccolti erano garantiti, a prescindere dai cambiamenti climatici; nel più che fertile delta del Nilo, in Egitto.

  Pure Abramo e la sua famiglia migrò verso le fertili terre dell'Egitto, come pure i suoi discendenti. Pure Giacobbe, secoli dopo avrebbe assunto la stessa decisione. Gli archeologi ci fanno sapere che sulla tomba di Khnunmhotep, un governatore provinciale del faraone Amenemhat, è raffigurata una colonna di profughi provenienti da Retenu, la denominazione con cui gli Egizi si riferivano alla terra di Canaan (odierna Israele). Quella raffigurazione presenta la gente di Abramo vestita molto diversamente dall'uso egizio, dove dominava -diremmo noi oggi- l'eleganza. Indossavano larghe tuniche di lana, le donne tenevano capelli scompigliati sulle spalle e gli uomini avevano barbe all'orientale.

(Segue)

I Tempi scientifico-storici (ripresi :da National Geographic)

  Circa 2040  a.C.         Circa 2000 a.C.           Circa 2000 a.C.         Circa 2000 a.C.               Circa 2000 a.C.

 Inizio del Medio            A Canaan viene        La civiltà minoica        Gli Amorrei conquistano   Indoeuropei di lingua

Regno in Egitto            usato per la prima     omina il mare Egeo    Ur e stabiliscono  la           aria si espandono

                                            volta l'aratro                                           capitale a Babilonia           in Asia Minore

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(Segue)

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 Il credente cristiano: 

Pavel Nikolèjevic Evdokimov

dal testo "Teologia della Bellezza"

Ne La fede di un incredulo, F.Jeanson afferma: "L'universo è una macchina  per fare dèi... la specie umana è capace  d'incarnare Dio e di realizzarlo". Per Heidegger, più pessimista, l'uomo è un "dio impotente", ciò nonostante dio. Dovunque l'uomo si pensa  in relazione con l'Assoluto; comprendere l'uomo è decifrare questa relazione. Si può dire che per i credenti e per gli atei, esattamente allo stesso titolo, il problema dell'uomo è un problema teantrico, divino-umano. Dio è l'archetipo, l'ideale-limite dell'io umano.

Per Rudolph Steiner, fondatore dell'antroposofia, nella preghiera domenicale l'uomo si rivolge alla propria essenza divina che è precisamente il suo Dio Padre. Certamente la persona umana  porta in se stessa qualche cosa dell'assoluto, della sua aseitas; a suo modo, essa esiste  in sé e per sé, e questo è il perno del sistema filosofico  di Sartre. Così Dio  e l'uomo si somigliano; nè i poeti greci, né lo scettico Senofane, né Feuerbach, né Freud l'hanno mai negato. Tutta la questione è di sapere chi dei due è il creatore dell'altro ...

Un Personaggio

 Pavel Florenskij: è stato un filosofo, matematico e presbitero russo. A partire dal 1991, in seguito all'apertura degli archivi del KGB, l'editoria, la critica e la ricerca hanno riscoperto il suo contributo alla letteratura e alla filosofia contemporanea, evidenziandone la vasta gamma di implicazioni, che si muovono dal campo strettamente teologico alla filosofia della scienza.

Nascita: 22 gennaio 1882, Yevlax, Azerbaigian
Morte: 8 dicembre 1937, Oblast' di Leningrado

Il passato non è passato, ma custodito, e


rimane per sempre; siamo noi che lo dimentichiamo

e ci allontaniamo da esso, ma poi, a seconda delle circostanze,
esso si rivela di nuovo come eterno presente.

Valle del Belice. Manca persino la viabilità extraurbana minore e rurale (2)


Nel secondo dopoguerra, l’area del Belice
mostrava un elevato grado di problematicità
 – emblematica la condizione di
forte analfabetismo (Barbera, 2011),
 mentre l’economia – prevalentemente
legata al settore agricolo-rurale –
risentiva di profondi cambiamenti legati
 alla riforma agraria, approvata con
la LR 104/1950. Questa è stata la situazione
 trovata da Danilo Dolci al suo arrivo
a Trappeto, piccolo comune sulla costa
palermitana, nel 1952. La presenza di
Danilo Dolci in quell’area avrebbe
cambiato in maniera profonda la coscienza
locale, contribuendo alla nascita di una
consapevolezza e di una cultura civica che
avrebbe dato inizio ad una lotta pacifica
per rivendicare i propri diritti (Barbera, 2011)



Per capire dove siamo
e come siamo stati

Il sisma che ha colpito la Valle del Belice nel 1968 è stato occasione, sebbene in circostanze gravemente tragiche, perché il mondo politico, quello culturale con le Università, quello giornalistico della stampa e dei media in generale si occupassero di quest'angolo di terra italiana. Ribadendo questo aspetto dell'evento proveremo, sulla base della documentazione storica di cui disponiamo, ci piace di riflettere sul blog su angolazioni e visioni sociali differenti (=tematiche) e punti di vista (=del cittadino, dell'impegnato politicamente-socialmente, dell'amante della Storia),  per cogliere le tantissime occasioni perdute della nostra terra.

  Ricordiamo intanto che ad oggi tutta la particolare legislazione per il Belice non è più vigente, se non per alcuni ridotti aspetti in campo urbanistico e pochi altri. Resta comunque rilevante l'aspetto storico, che ovviamente privilegeremo.

= = = 

  I Comuni più interessati dalla serie di scosse sismiche del gennaio '68 furono considerati dal legislatore in tre gruppi:

gruppo A) vi rientrarono quei comuni contigui totalmente o quasi totalmente distrutti dal sisma: Montevago, S. Margherita Belice in provincia di Agrigento; Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, e Santa Ninfa in provincia di Trapani. 

Montevago, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta sono stati completamente distrutti. Santa Margherita Belice e e Santa Ninfa lo furono pure essi quasi completamente.

gruppo B) ne fecero parte i seguenti otto comuni: Menfi, e Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento; Camporeale e Contessa Entellina in provincia di Palermo, Caslatafimi, Partanna, Salemi e Vita in provincia di Trapani.

gruppo C) era costituito da cinque comuni: Alcamo e Castelvetrano in provincia di Trapani; Campofiorito, Corleone e Roccamena, in provincia di Palermo.

sabato 29 aprile 2023

Valle del Belice. Manca persino la viabilità extraurbana minore e rurale (1)

Sul blog molto frequentemente abbiamo ricordato gli eventi sismici del 1968 nell'area belicina  come eventi di svolta, se non economica, di quest'angolo di Sicilia, di tipo sociale, demografica ed economica di tutti i singoli centri urbani e di tutta la zona.

  Molta parte delle generazioni che vissero l'evento terremoto e la lunga, troppo lunga vicissitudine successiva, non è più fra di noi; chi ancora resta ha un obbligo morale di ricordare, di far conoscere cosa accadde, come fu affrontata  e come avrebbe potuto essere affrontata.

  Esiste, ovviamente, una più che vasta letteratura scientifica, una infinità di raccolte legislative sul processo della lunga ricostruzione ed esistono tuttora protagonisti attivi o meno della vicenda. Divulgare e diffondere memoria di quell'evento è, dovrebbe essere opera meritoria.

= = =segue

Un Personaggio

Søren Aabye Kierkegaard:
  è stato un filosofo, teologo e scrittore danese, il cui pensiero è da alcuni studiosi considerato punto di avvio dell'esistenzialismo.

Educato dal padre anziano – che gli inculcò l'ossessione del peccato – in un'atmosfera di severa religiosità con l'aiuto dei confessori di famiglia J. E. G. Bull (fino al 1820) e Jacob Peter Mynster (fino alla fine del 1828), Kierkegaard arrivò addirittura a pensarsi soggetto di una maledizione divina, per un'imprecisata "grave colpa" commessa in passato da suo padre. Infatti, la morte prematura della moglie e di cinque dei suoi sette figli aveva convinto il padre di Kierkegaard che egli aveva attirato su di sé una maledizione divina. Maledizione la cui natura è stata solo supposta e mai definita anche dagli stessi studiosi

Nascita: 5 maggio 1813, Copenaghen, Danimarca
Morte: 11 novembre 1855, Copenaghen, Danimarca

 La maggior parte degli uomini vive 

per avere il pane quotidiano; 

quando l’ha avuto vive per avere 

un buon pane quotidiano; 

e quando ha ottenuto anche questo,

 muore.

venerdì 28 aprile 2023

Con Leopoldo Franchetti. La Sicilia di ieri e di oggi (3)

 Leopoldo Franchetti, dopo essersi laureato, viaggiò molto in Germania, Inghilterra occupandosi di economia, politica, diritto. Si dedicò molto all'indagine sociale e all'analisi empirica che in Italia aveva trovato in Pasquale Villari il più autorevole propugnatore.

Nascita: 31 maggio 1847, Livorno

Morte: 4 novembre 1917.
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CONDIZIONI   GENERALI
I. Palermo e i suoi dintorni
1. Primo aspetto
Nel 1875, un anno simbolico per la conoscenza
 del Mezzogiorno, l’Italia, o meglio,
l’intellettualità italiana più avanzata,
formata dall’alleanza molecolare tra
vecchi maestri, che avevano conosciuto
carcere ed esilio, e una generazione giovane,
nata negli anni Quaranta – Franchetti e
Sonnino erano del 1847, Giustino Fortunato
del 1848 –, si accorse della vastità
 della Questione meridionale, che la
sanguinosa lotta al brigantaggio, tra il 1861
e il 1861, condotta con l’applicazione
di leggi speciali e una violenza militare
implacabile, e le rivolte a sfondo sociale
degli anni Sessanta in Sicilia e in tante
regioni meridionali avevano ristretto
nei linguaggi sospesi della polemica
politica o della manipolata tendenza
 postrisorgimentale alla singolarità
 retorica della patria, che ne scandisce
 gli eventi e i momenti della sua
 storia, indirizzata verso un’incerta
contemporaneità, in maniera
ossessivamente unilaterale. 



   La prima impressione  del viaggiatore che, sbarcato a Palermo, visita la città e i suoi dintorni ed ha occasione di frequentare anche in modo superficiale la parte educata di quella popolazione, è certamente una delle più grate  che si possono immaginare. Lasciando pure da parte il clima e l'aspetto della natura, già celebrati in tutte le lingue, in versi ed in prosa, buoni e cattivi, la città colla bellezza delle vie principali, l'aspetto monumentale dei palazzi, l'illuminazione notturna, una delle migliori di Europa, presenta tutte le apparenze del centro di un paese ricco e industrioso. Nell'accoglienza dei forestieri, la squisita cortesia non si limita alle forme esterne. Appena  si sia manifestata l'intenzione di inoltrarsi nell'interno dell'Isola, abbondano le lettere di raccomandazione, le offerte di ospitalità che poi si sperimentano non essere semplici complimenti. Se poi, uscendo dalla città, si girano le campagne che la circondano, s'impongono agli occhi e alla mente segni anche più caratteristici di una civiltà inoltrata. La perfezione della coltura nei giardini d'agrumi della Conca d'Oro è proverbiale; ogni palmo di terreno è irrigato, il suolo è zappato e rizappettato, ogni albero è curato come potrebbe esserlo una pianta rarta in un giardino di orticoltura. Dove manca il verde cupo degli alberi di agrumi, l'occhio incontra le vigne coi loro filari lunghi e regolari, gli orti piantati di alberi fruttiferi, qualche uliveto, qualche raro pezzetto di terra seminata, e dappertutto, segni del lavoro più accurato, più perseverante, più regolare. Nei primi momenti, il nuovo venuto si lascia andare a quell'incanto di uomini e di cose, e sparisce dalla sua mente la memoria delle notizie e polemiche dei giornali, delle discussioni parlamentari, di tutto il rumore fatto intorno alla questione siciliana. Certamente, s'egli in quel momento s'imbarcasse  e tornasse via, riporterebbe a casa, se non la convinzione, almeno il sentimento che tale questione non esiste, e che la Sicilia è il paese del mondo dove la vita è per tutti più facile e più piacevoli. Soprattutto, se girando i dintorni, non ha osservato i posti di bersaglieri acquartierati in case rustiche dove sarebbesi aspettato d'incontrare uno spettacolo più patriarcale.

Curiosità di storia territoriale

 Quanti erano i centri abitati in Sicilia negli anni di svolgimento dei censimenti (i riveli) nel corso della modernità ?


1505            158                1548        178                1570        285

1583            188                1593        194                1606        208

1616            221                1623        235                1636        254

1651            285                1681        296                1714        312

1747            325                1806        351                1861        358

Sotto i nostri occhi. Sta cambiando l'assetto istituzionale con nuovi ruoli all'U.E.

D  I R I T T O

E C O N O M I A

P O L I T I C A   E C O N O M I C A

I telegiornali, a ritmo incessante, riferiscono delle opportunità del Pnrr e del nuovo patto di Stabilità connessi alla politica coordinata dei paesi Ue.

La nostra Italia, ci pare di cogliere, in queste ore, o comunque in un recente breve lasso di tempo, è posta davanti a scelte e a responsabilità che implicano il vivere del domani.

 Usciamo da crisi che si sono susseguite di varie nature  (finanziaria, pandemica, bellica) che hanno condizionato la governance dell’Unione Europea. Jean Monnet (politico francese, tra i padri fondatori dell'Unione Europea -1888-1979-),  era solito dire «gli europei accettano il cambiamento solo nella necessità e vedono la necessità solo nella crisi».

In questo strano modo di procedere si è assistito da parte dell’Unione al lancio della grande pianificazione con il Recovery Fund – a debito comune – alla prima individuazione di ciò che sono i beni pubblici europei in ottica centralizzata. 

C'è stato -ancora- il «ritorno dello Stato», nel senso che riesce a dire qualcosa che da alcuni decenni era spettato al mercato. Allo stato, nel comparto economico, non compete solamente il ruolo "sussidario".  Esso sta riconquistando funzioni «nuove» per organizzazione, per finalità, per conseguenze.  

 Il quadro generale di nuove regole curato a Bruxelles, valido per tutti, si  concretizzerà in una sorta di applicazione «sartoriale» in ciascuno Stato, che diventa responsabile del «fare»

= = = 

 Esiste in questa ottica di quasi nuovo interventismo in economia un Pnrr per ogni singolo Stato. Ciascun Piano deve individuare un percorso di ripresa se vuole ottenere risorse europee condizionate ai risultati conseguiti. Allo stesso modo devono venire fuori nuove regole per gli «aiuti di Stato». Saranno le politiche nazionali a decidere gli interventi pubblici a sostegno dei propri settori produttivi, quelli più esposti alla concorrenza USA.

 Nel patto di Stabilità che si sta discutendo in questi giorni,  ciascuno Stato ha la responsabilità di individuare, guardando alla propria situazione finanziaria, l'insieme di riforme e investimenti che consentano di rispettare, con la crescita economica, le condizioni di sicurezza dell’area euro. 

L’Unione resta comunque protagonista: 

-nell'indicare le corsie in cui si svilupperanno le funzioni costituzionali nazionali. 

-nel concordata in sede europea ed «entra» quindi nel parametro di costituzionalità. Diviene base di legittimità dei comportamenti statali.

L'incidenza sui processi costituzionali interni  possono cogliersi in questi passaaggi:

-21 luglio 2022:  si decise che il governo Draghi, già a Camere sciolte, avrebbe potuto compiere tutti gli «atti necessari all’adozione del Pnrr». Fino ad allora gli «affari correnti» non erano mai stati così sconfinati. 

-24 febbraio scorso con un monito del Presidente della Repubblica Mattarella al governo abbiamo appreso che la proroga delle concessioni balneari è costituzionalmente «difforme dal diritto dell’Unione Europea anche per gli impegni assunti dall’Italia nel Pnrr»

- Sempre il 24 febbraio, con la emanazione del decreto-legge n. 13 che istituiva presso la presidenza del Consiglio la «struttura di missione» del Pnrr si indicava nel premier la titolarità conclusiva dell’indirizzo politico, cioè la più alta delle funzioni costituzionali di governo.

Concludendo: forse senza  accorgerci, in questo dopo Covid, sta venendo fuori una nuova architettura dell'operare europeo ed è -pare di capire- quello di una Unione di «responsabilità nazionali». Tutto ciò che andrà storto (nella certezza che tutto sarà difficile) non sarà più addebitabile a Bruxelles. Di qualsiasi fallimento i singoli Stati (quindi l'Italia) saranno responsabili unici, inefficienze, ritardi e ostruzionismi compresi.

Un Personaggio

François Charles Mauriac:  è stato uno scrittore, giornalista e drammaturgo francese. Membro del seggio 22 dell'Académie française dal 1933 al 1970, istituzione che gli assegnò nel 1926 il Grand Prix du Roman; collaborò per il quotidiano Le Figaro e fu decorato con
 la Legion d'onore. 

Nel 1952 vinse il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «per il profondo spirito e l'intensità artistica con la quale è penetrato, nei suoi romanzi, nel dramma della vita umana»

Nascita: 11 ottobre 1885, Bordeaux, Francia

Morte: 1 settembre 1970, Parigi, Francia

Credo che nessuna sofferenza

sia perduta,

che conti ogni lacrima,

ogni goccia di sangue.


giovedì 27 aprile 2023

Flash sulla nostra Storia

La piccola storia dei territori occasionalmente

incontra la grande Storia continentale 

Domenico Caracciolo

Sul finire del Settecento la baronia dei Colonna sulle terre di Sicilia, compresa l'arbëreshe Contessa, era da tempo passata, diremmo oggi, sotto conduzione "fallimentare" per l'immenso indebitamento dei titolati principi. Non solamente la Terra di Contessa, ma tutti i domini in Sicilia di quella signoria dei Colonna erano "commissariati".

A provare a mettere ordine sull'ormai tardivo ordine feudale in Sicilia da Napoli fu inviato a Palermo, col rango di viceré il marchese Caracciolo, nobilediplomatico e uomo politico del Regno di Napoli. Si trattò di un illuminista, di un uomo proteso a contrarre, se non a eliminare, i poteri di natura pubblicistica affidati fino ad allora ai baroni.

 Da una serie di appunti, riportiamo:

dalla lettera circolare del 1785

 Con lettera (=provvedimento): 

-"fu vietata ancora un'altra volta quella esorbitante riscossione di dazi e prestazioni che i baroni facevano senza titolo espresso: 

-fu permessa la estrazione di generi di agricoltura dalle terre baronali per cui fino allora era stato bisogno il permesso del barone o del suo delegato, che talvolta arbitrariamente  lo negava: 

-fu dato agli abitanti delle baronie la libertà di vendere  come e a chi meglio lor pagasse, i prodotti della loro industria; 

-fu data ai medesimi la facoltà, anzi fu restituito il diritto di panizzare  come anche di macinare  le loro olive dovunque lor piacesse senza essere costretti più oltre di fare  il pane e l'olio nei forni e nei trappeti (frantoi) dei baroni; 

-fu tolta finalmente a questi ultimi  la ingerenza  che si avevano arrogato sull'amministrazione delle municipalità". 

Un Personaggio



Abhijit V. Banerjee: economista indiano naturalizzato statunitense, insignito del Premio Nobel per l'economia nel 2019, insieme a sua moglie Esther Duflo e a Michael Kremer, per l'approccio sperimentale nella lotta alla povertà globale. 

 Nascita: 21 febbraio 1961 (età 62 anni), Mumbai, India



Le cause per cui gli aiuti

non hanno gli effetti che dovrebbero avere

stanno spesso nelle cosiddette 

"tre I", vale a dire

ideologia, ignoranza e inerzia


La vicenda umana. Il giovedì del Blog

  ( 5 )               Quando l'inizio dell'Uomo? E' avvenuto in Africa?

La rivoluzione umana:

Homo sapiens sapiens e Homo sapiens neanderthalensis

Fino a 34.000 anni fa convissero -per oltre 100mila anni- sul nostro pianeta,  due specie di  di Homo sapiens. Resti della scomparsa di una di esse sono state rinvenuti in Francia (cranio di Saint Césaire - CVharente-Maritime) ed anche in Spagna. E' stata rinvenuta una precisa  caratteristica biologica  delle due specie, però fra gli studiosi c'è chi  sostiene che fossero interfeconde e chi no.

La grotta spagnola di Sima de Los Huesos, vicino Burgos, ove sono conservati i resti di Homo erectus, ospita pure un insieme unico di 33 ominidi neandertaliani, esumati qualche decennio fa e datati 300mila anni.

Quella serie costituisce una serie preziosa  che permette di valutare i caratteri  costanti e le variazioni  di un'unica popolazione. Ci si interroga sui costumi funerari di questi neandertaliani. Ciò che rende poco comprensibile la relazione fra i neandertaliani  e i primi Cromagnonoidi -e poi la comprensione  della scomparsa dei Neandertaliani- è la simile capacità culturale  che le due specie semprano condividere  non solo durante il Paleolitico  medio ( ricorso alle sepolture, fabbricazioni di ornamenti, esistenza di diverse industrie litiche, uso della polvere d'ocra,  predisposizione degli stessi tipi di habitat), ma anche all'inizio del Paleolitico superiore (industrie litiche e ossee evolute, comparsa dei segni e delle figure dell'arte paleolitica).

I pochi fossili umani  di cui disponiamo  non ci permettono di distinguere  il contesto culturale  di Homo sapiens  sapiens da quello di sapiens neandertalensis ? Ma se i due avevano comportamenti culturali simili, sarebbe necessario interpretare ciò  come il risultato di abitudini  sociali,  e non come una eventuale superiorità biologica che finirebbe  per imporsi  per qualche ragione al momento a noi non evidente.

 Analoghe scoperte nel 1998 in Portogallo fanno dire ai loro scopritori che la mescolanza dei caratteri antropologici neandertaliani e cromagnonoidi legittima l'interfecondità  fra le due specie. 

Con Leopoldo Franchetti. La Sicilia di ieri e di oggi (2)

 Leopoldo Franchetti è stato un politico ed economista. Un filantropo e studioso meridionalista, nonchè deputato e senatore del Regno d'Italia. Quando scrisse il libro sulle condizioni  politiche ed amministrative della Sicilia aveva ventinove anni. 

Nascita: 31 maggio 1847, Livorno

Morte: 4 novembre 1917.

Pigiando q u i,   si può leggere la presentazione la precedente pagina.

CONDIZIONI POLITICHE
E AMMINISTRATIVE
DELLA SICILIA
= = = 
P  R  E  F  A  Z  I  O  N  E

 Ricevuti in Sicilia da ogni ordine di persone colla cortesia la più squisita, e con un'ospitalità di cui serberemo sempre memoria, sentiamo il debito di dichiarare fin dalle prime pagine di questo libro, quali sono i concetti che ci hanno guidati nei nostri studi sulle condizioni di quell'Isola.
  Non abbiamo inteso d'indagare le ragioni intime dei fenomeni morbosi che presenta la Sicilia, e di ritrarre un quadro succinto delle sue condizioni sociali, così diverse da quelle di alcune altre regioni del nostro paese. Esprimendo in ogni singolo caso la nostra opinione schiettamente  e senza reticenza o falsi riguardi di convenienza, crediamo di dimostrare  nel miglio modo possibile la nostra gratitudine  verso i Siciliani,  e abbiamo fede di giovani  all'Isola più coll'esposizione della verità  che non coll'adulazione. Non ci siamo lasciati distogliere  dal timore di essere tacciati d'arroganza, perché trattandosi di quistioni  che interessano l'avvenire del Paese , riteniamo che ogni cittadino  abbia lo stretto dovere  di dire apertamente la propria opinione.
 Convinti che i fenomeni da noi  descritti hanno la loro prima origine nelle leggi della Natura, noi, nell'esporli, non intendiamo giudicar nessuno, e tanto meno condannare. Non sappiamo vedere nei Siciliani che altrettanti Italiani, e i mali dell'ultima estremità della Penisola ci fanno provare  dolore nel modo medesimo che quelli della nostra provincia natale.
 Non pretendiamo certamente che il nostro lavoro sia scevro d'errori. Altri ci confuti o ci corregga, e dalla discussione risulterà la luce. Ma la discussione non sarà mai utile, se prima non ci liberiamo di quella stolta vergogna che spesso, a noi Italiani, ci fa celare le nostre piaghe per parere da più o altrimenti di quel che siamo. "Dalla verità, la libertà; dalla libertà, la verità".
 Il nostro voto più caldo è quello d'invogliare  qualcuno a rifare le nostre stesse ricerche, e a verificarne i risultati;  e vorremmo specialmente indirizzarci  ai giovani per incitarli a studiare da vicino  nelle varie sue regioni quella terra incognita che è per gl'Italiani  l'Italia tutta.
 Il presente lavoro portail nome di soli due autori, il signor Enea Cavalieri, che fece con noi il giro in Sicilia,  e si unì a noi in tutte le ricerche, fu costretto a lasciarci pochi giorni dopo il ritorno, non potendo differire più oltre la sua  partenza per un viaggio in paesi lontani, al quale si era già  da tempo impegnato. Speriamo che anderà a ritrovarlo al di là dei mari questa espressione del nostro dispiacere  per non averlo avuto compagno  anche nel dar forma  definitiva ai risultati delle nostre comuni indagini.
  La Relazione della Commissione d'Inchiesta per la Sicilia è venuta fuori quando era già finito il secondo libro di quest'opera, e del primo erano già fissati  il concetto e il piano, e molto inoltrata la redazione. Mentre nei nostri apprezzamenti  sopra fatti parziali (principalmente fra quelli che sono esposti nel libro) abbiamo la soddisfazione di trovarci non di rado d'accordo colla Giunta, non possiamo dire lo stesso dei giudici generali. Il lettore, dall'esame del lavoro della Giunta e del nostro, potrà riscontrare in che cosa consistano le differenze che ci dividono e formarsi un'opinione.
Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino

mercoledì 26 aprile 2023

La Resistenza

La Costituzione Italiana è antifascista! 

Ed è doverosamente antifascista.

Cosi reinterpretiamo un articolo di Aldo Cazzullo

La lotta partigiana non è un patrimonio
della sola sinistra. E’ un patrimonio
dei socialisti, dei cattolici, dei liberali,
dei repubblicani, di tutte quelle donne
e quegli uomini di ogni provenienza
 politica e culturale.
 Accendere la tv in prima mattinata lo si fa -abitualmente- per avere le ultime notizie, quelle della notte trascorsa e quelle della giornata precedente. Da ieri i media ci hanno fatto ripassare, doverosamente riteniamo,  la storia dell’antifascismo, le vicende dei protagonisti e quelle dei semplici spettatori di quegli anni, nonchè gli abusi commessi da chi allora si trovò dalla parte del fascismo. 

  Di quel passaggio politico e sociale, oltre che storico, che ha profondamente segnato la vita dei nostri padri e dei nostri nonni è giusto che le generazioni attuali facciano memoria. Ciò che capitò col fascismo non ha avuto nulla a che fare con la vita ordinaria di un paese europeo del XX secolo. E' ovvio e doveroso -quindi- che ancora adesso la Costituzione italiana sia antifascista!

  L’articolo 3 rappresenta il rovesciamento del fascismo: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Durante il fascismo i sudditi dello Stato, non erano invece tutti uguali. 

Perchè non erano uguali?

  Gli uomini (facciamocelo ricordare dai nostri genitori o dai nostri nonni) valevano più delle donne, i bianchi molto di più dei neri, chi parlava italiano valeva più dei connazionali che parlavano tedesco o ladino o sloveno, i cattolici più degli ebrei, i fascisti molto più degli antifascisti.

 La retorica e tutta la politica del Duce rafforzò i latifondisti ai danni dei contadini, i forti ai danni dei deboli; salvo poi -quella retorica- travolgere tutti nel gorgo della guerra, dopo la quale i risparmi degli italiani non valevano più nulla e due milioni di famiglie si ritrovarono con la casa bombardata. 

  L’antifascismo certamente non fu mai omogeneo. Nel 1922 in Italia non esisteva alcun pericolo di rivoluzione bolscevica. Il partito fondamentale dell'opposizione era quello socialista, che come da sua tradizione e base culturale era frammentato in varie correnti e tutte avevano come fondamento di azione la democrazia.

  Il partito comunista (il satellite bolscevico) era appena nato, alle elezioni ebbe appena 15 deputati contro i 123 dei socialisti. Su questa base la presa del potere violenta e dittatoriale di Mussolini è  stata una vittoria della destra privilegiata e autoritaria sulla sinistra democratica e libertaria. 

  Le forze che oggi definiremmo di centro, liberali e popolari, non si fidavano di Mussolini, però immaginarono di potersene servire contro i socialisti; ed ovviamente si sbagliarono perchè pure loro furono travolte al pari dei socialisti. 

  Ad essere perseguitati e massacrati infatti non furono solamente i socialisti ma anche i liberali come Giovanni Amendola e sacerdoti come don Minzoni, Piergiorgio Frassati e Piero Gobetti fu bastonato e lasciato esanime sulla porta della sua casa, a Torino, con gravi ferite invalidanti. Costretto a espatriare in Francia, mai più riavutosi dalle ferite, morì esule a Parigi nel febbraio del 1926, non ancora venticinquenne.

  Con la caduta del regime e con l’armistizio dell’8 settembre, l’antifascismo si trovò a dover scegliere da quale parte stare: 

-con l’invasore nazista o contro; 

-con chi portava gli ebrei italiani ad Auschwitz o contro. 

Il nuovo e diverso quadro rispetto agli anni venti, ha fatto sì che dalla stessa parte si sono ritrovati comunisti e liberali, socialisti e monarchici, azionisti e cattolici. La Costituzione -pertanto- non fu scritta da una sola parte, tutte le forze anti-fasciste misero parte del loro bagaglio sulla Carta. 

Ecco perchè la Costituzione, al contrario di quanto ritiene il Presidente del Senato La Russa, è antifascista.

La ricchezza nazionale. Quali le sfide per il benessere secondo la scienza economica?

Provare a capire  (1)

 Esistono famiglie ricche che godono del benessere e famiglie povere che si scontrano nel loro vivere con ostacoli e squilibri sociali. Al pari esistono, nel nostro pianeta, nazioni ricche e nazioni povere che mostrano al mondo come l'essere umano non ovunque sa cogliere le opportunità. 

 E' solamente da alcuni decenni che gli economisti stanno, attraverso alcune istituzioni, proponendo ai politici che guidano le  istituzioni statuali gli  stimoli utili allo sviluppo economico, intesi a contrastare, all'interno delle società territoriali, i gravi squilibri esistenti in più parti del pianeta.

 Nascere in Svezia o nascere nel Sudan non è per chi viene al mondo la stessa cosa. Le differenze economiche tra i vari Paesi determinano e segnano in misura determinante il destino di chiunque.

  Le differenze, tutte, corrispondono a livelli di sviluppo economico diversi. Una delle differenze sta nel diverso grado di sviluppo economico: la crescita del reddito disponibile degli abitanti è infatti connesso allo sviluppo economico complessivo del Paese. Se ciò che i media definiscono il PIL (Prodotto interno lordo) cresce significa che quel dato Paese ha più risorse da impiegare, se esso resta stabile o -peggio- retrocede significa che esistono minori risorse del passato su cui contare.

  Detto in maniera ancora più comprensibile: la ricchezza complessiva prodotta in un Paese  deve essere sufficiente a coprire i bisogni materiali dei cittadini in maniera sostenibile nel tempo. Perchè ciò accada la struttura economica di quel Paese  deve essere diversificata, efficiente dal punto di vista produttivo e in grado da offrire sufficienti posti di lavoro alla popolazione. Conseguentemente servono adeguate disponibilità di capitali e di conoscenze professionali.

 Perchè i frutti dell'apparato produttivo "governato" nell'ambito territoriale nazionale (e regionale)  raggiungano la maggioranza della popolazione è indispensabile che l'apparato produttivo possieda la capacità di creare abbastanza posti di lavoro remunerato  e che sussistano equilibrati meccanismi e regole di distribuzione del reddito. Tutto ciò (e molto altro) deve fare parte del bagaglio culturale di chi "governa". Non è affatto vero che chiunque può fare il Sindaco, il Presidente della Regione o il Presidente del Consiglio.

(Segue)

Flash sulla nostra Storia

La piccola storia dei territori occasionalmente

incontra la grande Storia continentale

  La narrazione localistica, su Contessa, sugli arbëreshe, sul territorio, sui baroni ci riporta -sia pure per piccole nozioni- ad informazioni sui Peralta, sui Cardona, e molto meno sui Gioeni, sui Colonna etc. 

  Conseguenza di questa scarsa informazione è che le ricerche non sono mai andate oltre al ripetere le narrazioni degli antichi e classici padri sulla storia locale. Eppure basta sfogliare i testi sulla vicenda storica locale di Chiusa Sclafani o di Giuliana o ... per ricomporre un quadro che risulta (non sempre, però)  quasi  conforme.

  Cominciando dal dopo Vespro Siciliano e dall'insediamento in Sicilia degli Aragonesi sappiamo che il 20 gennaio 1338 Raimondo Peralta, personaggio legato da rapporti di parentela con la monarchia spagnola, viene investito della conduzione della Contea di Caltabellotta, Calatubo, Borgetto e Castellamare del Golfo.

  Si è trattato in pratica di quasi tutti i territori che erano già stati -storicamente- di Federico d'Antiochia, un figlio illegittimo dell'Imperatore Svevo, Federico II.

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 Federico d'Antiochia (1222/1224 – Foggia, 1256), figlio naturale dell'imperatore Federico II, fu conte di Albe (dal 1240 circa), di Celano e Loreto (dal 1252), vicario generale imperiale in Toscana dal 1245 al 1250 e podestà di Firenze. Combatté per molti anni al fianco del fratello Manfredi, in difesa degli ideali e degli interessi ghibellini in Italia.

  La dinastia sveva, riportano i libri di Storia, nella linea legittima si estinse con la morte di Corradino nel 1268, la discendenza illegittima, di cui uno dei capostipite fu, appunto, Federico d'Antiochia, continuò ancora per più generazioni. Nelle genealogie italiane vengono attribuiti a lui fino a otto figli. Sono documentati però soltanto Corrado, nato verso il 1240-41 e morto dopo il 1301, e Filippa, nata verso il 1242, che nel 1258 sposò il gran camerario di Manfredi, Manfredi Maletta, e morì nel carcere di Carlo d'Angiò nel 1273. 

 Dopo la morte di Corrado, avvenuta poco dopo il 1301, la discendenza di Federico d'Antiochia si divise in due rami, uno rimase nel Lazio (Anticoli, Piglio), l'altro si trasferì in Sicilia, dove ottenne da Pietro d'Aragona la contea di Capizzi.