Il sisma che ha colpito la Valle del Belice nel 1968 è stato occasione, sebbene in circostanze gravemente tragiche, perché il mondo politico, quello culturale con le Università, quello giornalistico della stampa e dei media in generale si occupassero di quest'angolo di terra italiana. Ribadendo questo aspetto dell'evento proveremo, sulla base della documentazione storica di cui disponiamo, ci piace di riflettere sul blog su angolazioni e visioni sociali differenti (=tematiche) e punti di vista (=del cittadino, dell'impegnato politicamente-socialmente, dell'amante della Storia), per cogliere le tantissime occasioni perdute della nostra terra.
Ricordiamo intanto che ad oggi tutta la particolare legislazione per il Belice non è più vigente, se non per alcuni ridotti aspetti in campo urbanistico e pochi altri. Resta comunque rilevante l'aspetto storico, che ovviamente privilegeremo.
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I Comuni più interessati dalla serie di scosse sismiche del gennaio '68 furono considerati dal legislatore in tre gruppi:
gruppo A) vi rientrarono quei comuni contigui totalmente o quasi totalmente distrutti dal sisma: Montevago, S. Margherita Belice in provincia di Agrigento; Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, e Santa Ninfa in provincia di Trapani.
Montevago, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta sono stati completamente distrutti. Santa Margherita Belice e e Santa Ninfa lo furono pure essi quasi completamente.
gruppo B) ne fecero parte i seguenti otto comuni: Menfi, e Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento; Camporeale e Contessa Entellina in provincia di Palermo, Caslatafimi, Partanna, Salemi e Vita in provincia di Trapani.
gruppo C) era costituito da cinque comuni: Alcamo e Castelvetrano in provincia di Trapani; Campofiorito, Corleone e Roccamena, in provincia di Palermo.
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