Crocifissione
La crocifissione e morte di Cristo ebbe del sorprendente: la crocifissione nell'ordinamento romano era applicabile ai peggiori criminali o ai ribelli e nemici dell'Impero. Peraltro era una esecuzione infamante che poteva recare atroci sofferenze per ore, se non per giorni, ai destinatari. L'Impero teveva molto a che l'esecuzione per crocifissione avvenisse in pubblico: doveva servire da deterrente per chi pensasse di sottrarsi al governo imperiale di Roma.
Gli storici ci dicono che le esecuzioni per crocifissioni, proprio per essere ammonizione per i nemici dell'Impero, venivano eseguiti per gruppi ed è questa la circostanza che vede Gesù in croce in mezzo a due criminali (Marco 15,27). Pilato in quella Pasqua ebraica di due millenni fa non perse l'occasione di ricordare, alle migliaia di pellegrini che si recavano a Gerusalemme, chi stesse al comando del territorio.
I Vangeli come luogo per l'esecuzione dei condannati in croce indicano il Golgota (=luogo del cranio). Gli archeologi ipotizzano una pratica romana di gettare i corpi dei crocifissi in un canale di scolo o in una fossa comune delle vicinanze. Secondo il Vangelo di Marco, Giuseppe d'Arimatea, membro del Sinedrio (=Supremo Consiglio Ebraico) andò da Pilato per chiedergli il corpo di Gesù. Questo passaggio del Vangelo verosimilmente vuole ricordare che anche fra i Farisei esistevano figure vicine a Gesù. D'altronde il Vangelo di Matteo (25,57) definisce Giuseppe "un amico di Gesù".
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