Noi siciliani a chi ci affidiamo?
Il nostro Paese ha ricevuto contributi consistenti dall'U.E., più consistenti di qualunque altro paese aderente all'Unione. Adesso sarebbe il tempo di dispiegare gli investimenti e di realizzare le opere e -come al solito- ci accorgiamo dell'incapacità, concreta e visibile, di mettere in atto qualsiasi iniziativa, persino le più ovvie.
Rischiamo di perderne una parte consistente delle risorse per mancanza di programmi e progetti affidabili. Certo se ci sarebbe di organizzare feste, sfilate e messe in scena saremmo capacissimi. Di investire sul futuro, sul lavoro, sul benessere dei nostri figtli ci riveliamo i soliti "inaffidabili".
Sapevamo che il governo dei sussidi e delle spese improduttive era quello dei 5S, e ci riferiamo -ad esempio- a quanto accadde a Roma con la sindaca Raggi che rifiutò di ospitare le Olimpiadi dopo che il presidente del Coni si era impegnato per l'evento che avrebbe portato nella Capitale e nel Paese milioni di turisti. Ogni volta che esiste la possibilità di investire in fatti concreti e che politicamente si presentano le opportunità politiche costruite nel tempo, in Italia, in Sicilia, ovunque nel più sperduto paese di Sicilia subentrano situazioni masochiste latenti che ci impediscono di compiere il passo decisivo. Ed allora puntiamo ad impiegare quelli che dovevano essere investimenti (in posti di lavoro, attività produttive, viabilità per togliere spazio alle trazzere di altri tempi) nelle cose facili... nelle festicciole e nelle semplici apparenze.
E poi ci lamentiamo che i soldi degli investimenti pigliano la strada del Nord Italia.
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