Spunti estrapolati da una riflessione di
Aldo Cazzullo, giornalista
Pasqua in passato aveva un significato ed una declinazione sociale, anche per chi non possedeva ispirazione cristiana ma mostrava interesse e riflessione sul destino dell'uomo. Adesso è attraverso la tv che la gran parte della gente assiste agli assembramenti di massa a Piazza San Pietro (Roma) e raramente -nel resto dell'Italia- si rinvengono isole comunitarie interessate a trovare l'origine e la portata della ricorrenza.
«Ritrovare la spiritualità, la fede?». E' palese che non sono esigenze urgenti quando le più elementari esigenze materiali mancano. Eppure decenni fa, in condizioni di maggiore povertà, e forse anche per questo, la fede era così forte che si poteva toccare. I nostri nonni credevano che Gesù fosse morto e risorto così come credevano che il sole sorge e tramonta.
Oggi la pratica religiosa è in caduta libera, le chiese frequentemente sono vuote e le comunità sociali e/o civiche sono in palese crisi di spiritualità.
La fede se manca «non ce lo si può dare». Ma la riflessione spirituale è una necessità dell’animo umano, seppure la percepiamo in via di smarrimento.
La quaresima non sappiamo più cosa sia. Al contrario del mondo islamico in Occidente è scomparsa l’idea di comunità, di preghiera, di sacrificio collettivo, di pratica religiosa, e la riflessione sulla morte e sul significato della vita non ci appartiene più.
Piazza San Pietro era mezza piena il giorno di Pasqua per il ritorno del Papa tra i fedeli, ma la maggioranza di quella gente, era composta da pellegrini stranieri.
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