Verso una nuova Italia
L'esercito italiano fra il 1940 ed il 1942 accumulò sconfitte dietro sconfitte che il regime di Mussoliuni si adoperò a mascherare con la propaganda e sfruttando i successi dei tedeschi. Inevitabilmente con la perdita di tutte le colonie in Africa e con la grande ritirata tedesca dalla Russia cominciò ad essere difficile nascondere la realtà del disastro in cui il regime fascista aveva condotto il Paese. Fu in questo nuovo, diverso clima che si coglieva nel Paese, che l'opposizione endemica che permaneva lungo lo stivale cominciò lentamente ad uscire allo scoperto.
Nel marzo 1943 scoppiarono in varie città manifestazioni e scioperi di massa che da decenni non si coglievano circa l'umore della gente. A comunque manifestare ed ufficializzare il cambio di umore contro il Fascismo fu il colpo di stato promosso dalla Monarchia e da ambienti interni allo stesso Fascismo a evidenziare che il potere totalitario di Mussolini era avviato alla fine. Il 10 luglio 1943 gli alleati (sopratutti inglesi ed americani) sbarcarono in Sicilia e il 24-25 luglio dello stesso anno dopo essere stato sfiduciato dal Gran Consiglio, venne arrestato dopo un colloquio che aveva avuto col re e sostituito dal generale Pietro Badoglio. Il personaggio già allora apparve logorato agli occhi dell'opinione pubblica. Sebbene sia stato liberato da un gruppo di paracadutisti tedeschi dopo l'armistizio dell'8 Settembre e sia stato reinvestito nel ruolo di capo di un governo filo-tedesco (la Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò) non riuscì più a possedere un suo ruolo personale, se non quello di essere asservito ad Hitler.
Da quella nuovo ruolo non gli restò che avallare le repressioni indiscriminate nei confronti degli stessi italiani, fra le quali la condanna a morte del proprio genero Ciano e tanti suoi stessi collaboratori, ritenuti inaffidabili da Hitler e dai tedeschi.
Travolto dall'andamento della guerra nella notte tra il 24 ed il 25 aprile del 1945, mentre in tutta l'Italia Settentrionale scoppiava l'insurrezione generale anti-tedesca, egli travestito da militare tedesco stava tentando una fuga verso la Svizzera quando si imbattè in una pattuglia di partigiani italiani a Dongo. Il mattino del 28 fu fucilato ed il suo cadavere fu esposto a piazza Loreto, a Milano, insieme con quelli di altri gerarchi. A piazza Loreto perché lì un anno prima erano stati impiccati dei partigiani.
Da allora l'Italia fa parte del novero dei Paesi a democrazia pluralista.
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