In Sicilia non si incentiva il lavoro,
ma .....
I consigli provinciali nella Regione Sicilia furono aboliti, con i Presidenti provinciali nel 2014. Pare che dovranno ricostituirsi con le elezioni di autunno.
Erano composti da 36 consiglieri e massino 9 assessori nelle province con un milione di abitanti. Fino a 500 mila abitanti, i consiglieri torneranno ad essere 30 con 7 assessori. Sotto i 500 mila, ci saranno 24 consiglieri e un massimo di 6 assessori.
Nella legge di stabilità è stata assegnata la copertura da 300 milioni nel triennio 2023/25 per gli enti intermedi. Una spesa destinata agli uffici e per 165 milioni per il «fondo sviluppo e coesione».
Le fonti alle quali attualmente attingono le ex Provincie sono gli introiti incassati con
a) assicurazioni auto,
b) imposta provinciale di trascrizione e accise dell’energia elettrica.
E' in corso la trattativa del governatore col governo centrale per eliminare o almeno ridurre il prelievo dello Stato.
Esiste la soddisfazione di Roberto Calderoli, soddisfatto dalla scelta maturata all’interno del Comitato Stato-Regioni, dove la Sicilia ha avallato l’autonomia differenziata che tanto sta a cuore al partito di Salvini.
«Un ritorno al futuro» che è contestato da alcune voci isolate e non si sa bene se sono pronunciate con convinzione. Il Pd, quello dei nostri giorni, non mostra contrarietà. Il disegno di legge dovrà comunque passare dall’Assemblea regionale stando allo Statuto speciale del 1946, che però, guarda un po’, prevedeva la soppressione delle Province.
In vista della rivoluzione sono previsti, nel disegno Schifani, uno stanziamento di 10 milioni di euro. Chiaramente insufficienti per i soli gettoni di presenza e per le indennità, calcolata su una platea di 144 consiglieri da eleggere e di 36 assessori da nominare, oltre i nove presidenti da votare con suffragio diretto, perché scatta per loro l’elezione diretta, come da tempo si fa con i sindaci.
Vince chi supera il 40 per cento dei voti. Altrimenti si va al ballottaggio.
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