La piccola storia dei territori
occasionalmente
incontra la
grande Storia continentale
La
narrazione localistica, su Contessa, sugli arbëreshe, sul territorio, sui
baroni ci riporta -sia pure per piccole nozioni- ad informazioni sui Peralta,
sui Cardona, e molto meno sui Gioeni, sui Colonna etc.
Conseguenza di questa scarsa informazione è che le ricerche non sono mai andate
oltre al ripetere le narrazioni degli antichi e classici padri sulla storia
locale. Eppure basta sfogliare i testi sulla vicenda storica locale di Chiusa
Sclafani o di Giuliana o ... per ricomporre un quadro che risulta (non sempre,
però) quasi conforme.
Cominciando dal dopo Vespro Siciliano e dall'insediamento in Sicilia degli Aragonesi sappiamo che il 20 gennaio 1338 Raimondo Peralta, personaggio legato da rapporti di parentela con la monarchia spagnola, viene investito della conduzione della Contea di Caltabellotta, Calatubo, Borgetto e Castellamare del Golfo.
Si è
trattato in pratica di quasi tutti i territori che erano già stati -storicamente- di Federico
d'Antiochia, un figlio illegittimo dell'Imperatore Svevo, Federico II.
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La dinastia sveva, riportano i libri di Storia, nella linea legittima si estinse con la morte di Corradino nel 1268, la discendenza illegittima, di cui uno dei capostipite fu, appunto, Federico d'Antiochia, continuò ancora per più generazioni. Nelle genealogie italiane vengono attribuiti a lui fino a otto figli. Sono documentati però soltanto Corrado, nato verso il 1240-41 e morto dopo il 1301, e Filippa, nata verso il 1242, che nel 1258 sposò il gran camerario di Manfredi, Manfredi Maletta, e morì nel carcere di Carlo d'Angiò nel 1273.
Dopo la morte di Corrado, avvenuta poco dopo il 1301, la discendenza di Federico d'Antiochia si divise in due rami, uno rimase nel Lazio (Anticoli, Piglio), l'altro si trasferì in Sicilia, dove ottenne da Pietro d'Aragona la contea di Capizzi.
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