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domenica 30 aprile 2023

Alle radici dell'Umanità (16)

I buoni motivi per conoscere la Bibbia

L’origine degli ebrei è quella di un 
popolo di pastori nomadi semitici
 provenienti dalla Mesopotamia, e
 in particolare da Ur, migrati verso 
il 2000 a.C. verso Canaan dove 
si stabilirono per alcuni secoli
 vivendo di pastorizia e praticando
 l’idolatria. 
Fu Abramo a condurli verso 
la Palestina, nella parte 
meridionale della Siria, terra 
che gli Ebrei chiamarono Terra di 
Canaan.


Il Libro, la Bibbia su cui sul blog stiamo provando a riflettere, nonostante l'insufficiente preparazione per un compito immane, è il testo più antico del mondo; al primo sfoglio da la sensazione di un insieme  fantasioso di eventi incredibili. Non ci vuole molto però, sostiene Gad Lerner,  il noto giornalista, conduttore televisivo e saggista, a scoprire che esso ha un impianto logico solidissimo su cui si fonda lo stesso concetto di libertà a cui, ai nostri giorni, siamo tanto affezionati:  "... alla libertà dell'uomo consegue immediatamente  il bisogno di regolare la convivenza comunitaria -senza cui non c'è Terra Promessa - attraverso norme e precetti moralmente  fondati. Perciò alla fuga d'Egitto seguiranno le Tavole della Legge e tutte le altre regole in grado di distinguere  la futura civiltà monoteista  da un mondo selvaggio. Ma prima ancora della libertà non viene forse il bisogno di riconoscerci come esseri viventi, il grande mistero della creazione, il tragitto umano nello spazio e nel tempo?

 Così anche noi lettori cresciuti nel dubbio possiamo rintracciare la sequenza  logica uomo-libertà-comunità su cui si fonda un'alleanza millenaria e trascendente. Tutti possiamo riconoscerci popolo del Libro".

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 Abram scese in Egitto per soggiornarvi,

 perché la carestia gravava su quella terra...( Genesi 12,10)

 L'agricoltura dei tempi andati fu sempre una forma di sostentamento dall'esito incerto. Le terre israeliane, quelle della Galilea dove Abramo era finalmente arrivato, disponevano di ricche falde acquifere ma gran parte delle terre di Samaria e Giudea erano condizionate dall'andamento irregolare delle piogge. Stando agli studi archeologici, nel III millennio a.C. un lungo periodo di siccità provocò l'abbandono di molti siti di comunità dell'Antica Età del Bronzo, costringendo tante popolazioni a tornare al nomadismo.

  Gli studiosi, archeologi e storici, leggono l'arrivo di Abramo nei territori dell'odierno Negev: "Genesi 12.10" la carestia agravava su quelle terre come conferma del nomadismo (i Cananei) che si spostava verso l'unico luogo in cui i raccolti erano garantiti, a prescindere dai cambiamenti climatici; nel più che fertile delta del Nilo, in Egitto.

  Pure Abramo e la sua famiglia migrò verso le fertili terre dell'Egitto, come pure i suoi discendenti. Pure Giacobbe, secoli dopo avrebbe assunto la stessa decisione. Gli archeologi ci fanno sapere che sulla tomba di Khnunmhotep, un governatore provinciale del faraone Amenemhat, è raffigurata una colonna di profughi provenienti da Retenu, la denominazione con cui gli Egizi si riferivano alla terra di Canaan (odierna Israele). Quella raffigurazione presenta la gente di Abramo vestita molto diversamente dall'uso egizio, dove dominava -diremmo noi oggi- l'eleganza. Indossavano larghe tuniche di lana, le donne tenevano capelli scompigliati sulle spalle e gli uomini avevano barbe all'orientale.

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I Tempi scientifico-storici (ripresi :da National Geographic)

  Circa 2040  a.C.         Circa 2000 a.C.           Circa 2000 a.C.         Circa 2000 a.C.               Circa 2000 a.C.

 Inizio del Medio            A Canaan viene        La civiltà minoica        Gli Amorrei conquistano   Indoeuropei di lingua

Regno in Egitto            usato per la prima     omina il mare Egeo    Ur e stabiliscono  la           aria si espandono

                                            volta l'aratro                                           capitale a Babilonia           in Asia Minore

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 Il credente cristiano: 

Pavel Nikolèjevic Evdokimov

dal testo "Teologia della Bellezza"

Ne La fede di un incredulo, F.Jeanson afferma: "L'universo è una macchina  per fare dèi... la specie umana è capace  d'incarnare Dio e di realizzarlo". Per Heidegger, più pessimista, l'uomo è un "dio impotente", ciò nonostante dio. Dovunque l'uomo si pensa  in relazione con l'Assoluto; comprendere l'uomo è decifrare questa relazione. Si può dire che per i credenti e per gli atei, esattamente allo stesso titolo, il problema dell'uomo è un problema teantrico, divino-umano. Dio è l'archetipo, l'ideale-limite dell'io umano.

Per Rudolph Steiner, fondatore dell'antroposofia, nella preghiera domenicale l'uomo si rivolge alla propria essenza divina che è precisamente il suo Dio Padre. Certamente la persona umana  porta in se stessa qualche cosa dell'assoluto, della sua aseitas; a suo modo, essa esiste  in sé e per sé, e questo è il perno del sistema filosofico  di Sartre. Così Dio  e l'uomo si somigliano; nè i poeti greci, né lo scettico Senofane, né Feuerbach, né Freud l'hanno mai negato. Tutta la questione è di sapere chi dei due è il creatore dell'altro ...

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