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mercoledì 7 giugno 2023

Il nome della Rosa. Come Eugenio Scalfari ed Umberto Eco discutevano sul mondo degli uomini (3)

            Robot e computer ci metteranno                                                         Leggi la prima parte

            le manette? Risponde l'autore de                                                        Leggi la seconda parte

            "Il nome della rosa"

        Eco, raccontaci

        il nostro futuro

 Scalfari: Ah, ma questo pone problemi formidabili. Quello che tu dici, infatti, fa giustizia di quell'opinione secondo cui "il" giornalismo, cioè il giornalismo del futuro, consisterebbe in un resoconto asettico dei fatti. Chiamiamo questo giornalismo "giornalismo anglosassone" o "all'americana". Io già oggi penso che il giornalismo anglosassone o americano non sia affatto asettico, anzi secondo me, come sai,  il giornalismo asettico non esiste per niente. Tu a questa mia opinione  aggiungi che in futuro il nostro mestiere dovrà  sempre più essere "filtraggio", cioè analisi, commento ...

Eco: Vedo che questo futuro ti spaventa un po' di meno. Bada però che non può benissimo esercitare il filtraggio e non dirlo. Anche se questo mi pare un trucco difficile da praticare in futuro, data la concorrenza della televisione.

Scalfari: Perché pensi questo?

Eco: Perché il mondo dei nudi fatti  appartiene per forza alla televisione. E un giornale che si attenesse ai nudi fatti già raccontati  dalla tv sarebbe degno di quella battuta  di Campanile, il quale disse che il quotidiano  di questo tipo assomiglia a una lettera che concluda con la frase "segue telegramma".

Credo che in futuro i giornali dovranno assumersi pubblicamente  la responsabilità del filtraggio. Vedo anche un grande sviluppo dei mensili specializzati, che del resto è già in atto, e un ritorno in forze della gente al libro.

Scalfari; Tu dici?

Eco: Si, di questo sono sicuro. Del resto già ora si vendono più libri.

Scalfari: Ne sei sicuro?

Eco: Si. Negli anni '50 le fascette che annunciavano un grande successo editoriale portavano la scritta "decimo migliaio". Si chiamava così anche una trasmissione televisiva  dedicata ai libri. Ma oggi un libro arriva come niente alle cento, alle duecentomila copie. Lascia stare che la gente compri molti manuali da cucina  e pochi testi di filosofia greca. Conta il fatto che statisticamente  si legga di più.

Scalfari: Quindi secondo te la parola scritta  non sarà scacciata dall'immagine?

Eco: No, secondo me il bombardamento di immagini televisive produrrà una fuga verso la mediazione, un bisogno di riflessione. Magari l'invadenza della tv e dei computer avrà anche l'effetto di provocare una sorta di analfabetismo informatico. Ma io non ho tutta questa paura dell'analfabetismo informatico. L'analfabetismo informatico alla fine non sarà peggiore dei vecchi analfabetismi, quello secco di tanti secoli fa, quello parziale che imperava in Italia un paio di decenni orsono quando pochissimi leggevano il giornale. Il saldo, comunque, con un incremento della lettura, resterebbe attivo. E in più molti di questi che non leggeranno niente vedranno un pezzo di telegiornale e sapranno almeno che esiste la Cambogia, che esiste il Ghana.

Dell'Arti: Gia', bisogna vedere se in Cambogia o in Ghana sapranno che esiste l'Italia ? 

Eco: Che vuol dire? 

Dell'Arti: Vuol dire che quando si parla di "villaggio globale" si fa sempre finta che nel mondo non esistano differenze tra paese e paese, tra civiltà e civiltà. Ma le differenze esistono, il mondo non è per niente, almeno oggi, il villaggio globale di McLuhan. Ti chiedo questo: l'era informatica aumenterà  il gap tra il primo e il terzo mondo o no?

Eco: Come si fa a fare una previsione? Sottomano non abbiamo che qualche ricerca antropologica, fatta a partire dalla dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Durante la seconda guerra mondiale gli americani arrivarono in isole dove vivevano popolazioni pacifiche e primitive e installarono là le loro basi. Non si trattava di una vera e propria colonizzazione ma semplicemente di una "esposizione di comportamenti". Gli indigeni vedevano quello che facevano gli americani e basta. Che cosa significava questo?  Innanzi tutto voleva dire che gli indigeni passavano di colpo dalla danza tribale all'aeroplano, senza fasi intermedie, senza gradualità. Questo impediva in un certo modo l'identificazione, tutto ciò che nasceva  dall'incontro  fra le due culture era una sorta di "pidginizzazione".

Dell'Arti:  Il pidgin è una forma di inglese elementare,  mescolato con dialetti locali, che si crea in certe aree  degli arcipelaghi orientali. Un pidgin, essendo incompleto, è sempre un sottolinguaggio. La creazione del pidgin mostra che dall'incontro delle due culture, del Primo e del Terzo mondo, non nasce affatto il "villaggio globale"  ma qualcosa di ibrido, qualcosa che sta a mezzo . Una delle cose che può succedere  è la trasformazione  di certi loro miti, come accade per esempio  con il "culto del cargo".

Scalfari: Sentiamo il "culto del cargo".

Eco: Il "culto del cargo" è il culto di una civiltà che non conosce ancora né l'economia né la tecnologia. Questa civiltà in un determinato momento entra in contatto con la civiltà dei bianchi  e vede che certi beni escono fuori dalla stiva di una nave. Ignora l'origine di questi beni , così come certi bambini americani che vivono nelle grandi città ignorano l'esistenza delle mucche e l'origine del latte e credono che il latte sia prodotto artificialmente come la Coca Cola. La civiltà indigena non sa nulla dei beni e di quello che sta dietro alla stiva della nave. Allora trasforma la sua mitologia e vi inserisce il cargo: il cargo diventa questa cosa che deve arrivare un giorno in modo misterioso e portare ricchezza e mettere a disposizione degli uomini. Pidginizzazione tipica.

 Potremmo definirla anche in quest'altro modo: l'esposizione di altre tecnologie ad una civiltà arretrata produce soluzioni intermedie. Una contadina italiana può voler imitare la miliardaria di Dallas perché lo scarto tra i due mondi è minimo. In fondo gli abiti sono dello stesso tipo: blusa, gonna, eccetera. Le automobili girano a Dallas  e girano anche in Italia. Ma in altre zone, in zone che non si sono sviluppate  secondo i modelli occidentali, Dallas può produrre lo stesso effetto che la Vergine Maria quando le apparve nella grotta.

 Tuttavia questi sono esperimenti fatti al rallentatore, sui quali sarebbe pericoloso generalizzare. Gli americani arrivavano, si installavano, gli indigeni restavano a guardare  o si impossessavano degli strumenti a poco a poco. Oggi invece basta che uno sceicco decida di civilizzare il proprio paese e le televisioni arrivano immediatamente, subito dopo le televisioni arrivano i computers. Questo eliminerà la fase dell'ibrido, di incrocio, di mitizzazione. O la renderà più violenta?  Sarebbe pazzo chiunque volesse rispondere. Le reazioni possono essere le più diverse, a seconda del clima, della religione dominante, eccetera. E quindi non si può parlare di villaggio globale. Il villaggio globale è una metafora elegante, inventata da un signore che viveva nell'America del Nord.

Scalfari: Da quello che dici vedo un altro pericolo, il pericolo che possa formarsi un'altra volta un'opinione pubblica elitaria.

Eco: Perché?

Scalfari: Perché mi pare molto difficile  che la gente, in mezzo al coacervodi informazioni che le piove addosso, possa trovare un filo conduttore , sia capace di elaborare una chiave di lettura. Ti ricordi, per esempio, che cos'era l'opinione pubblica  all'inizio del secolo? A quel tempo una piccola percentuale della società non solo recepiva le informazioni, ma reagiva ad esse. Il resto della società guardava a queste persone e ne imitava i comportamenti senza capire le ragioni che li avevano provocati. I mezzi di comunicazione di massa, però hanno posto fine a questo stato di cose: i gruppi che "rispondono all'informazione " sono sempre più numerosi, si sono fatti, appunto, massa. Adesso la giungla informativa che ci sta davanti sembra in grado di favorire il ritorno di un'opinione pubblica privilegiata.

Eco: Io non credo: per questo ci vorrebbe una specie di dittatura ideale.

Scalfari: In che senso ideale?

Eco: Nel senso che ci vorrebbe una dittatura capace di controllare l'intero flusso delle informazioni. Francamente, un dittatore che oggi riuscisse a fare questo farebbe sembrare dei dilettanti  Hitler e Stalin. Tutto infatti procede in una direzione che nega la possibilità di un unico punto  di informazione. Non è che la società di oggi, o quella di domani, sia un individuo monolitico  dotato di un solo organo ricevente il quale viene bombardato dal mondo esterno. Qui ci troviamo di fronte a milioni di individui che, vengono bombardati, sono a loro volta sorgenti di informazioe. Pensa per esempio alle radio private. Prima c'era una sola radio, poi uno qualunque con un milione e mezzo si poteva fare la radio in casa e trasmettere. A un certo punto hannofinito per dire tutte la stessa cosa, a causa dell'imitazione reciproca, Nello stesso tempo però era impossibile che una di queste potesse falsificare completamente la realtà, dato che le radio, pur nella loro relativa uniformità, si controllavano l'un l'altra.  

Scalfari: Però, scusa, questo c'entra fino ad un certo punto con la mia domanda. Niente esclude che una classe, in un determinato momento, sia capace di elaborare informazioni più delle altre classi e che, per ciò stesso, si costituisca in gerarchia. Insomma, tu con questo ragionamento non puoi negare la possibilità che ci sia un'opinione pubblica più opinione pubblica delle altre.

(Segue)

Brevi riflessioni sulla storia siciliana (2)

Casali e Castelli (2)
 
Il Castello di Batellaro (Bisacquino)
si deve agli Arabi che lo costruirono
in cima ad una altura.

Testimonianze sulla fortezza risalgono
al 1154 ne L'opera del Mondo
del geografo arabo Idrisi,
commissionata da Ruggero II.

  Quando a Contessa Entellina discutiamo di castelli medievali non pensiamo ad altro se non al castello, quello di Calatamauro, come se si trattasse di una prerogativa -se non esclusiva- del territorio. Eppure la Sicilia medievale fu la terra dei castelli e delle torri; una realtà ordinaria e diffusa, come realtà più che ordinarissima fu quella del vivere in contesti fortificati sin dal periodo bizantino, per difendersi -allora- dalle scorrerie, frequentissime, degli islamici.

 Questa realtà che non sempre viene studiata e diffusa dai programmi scolastici, ed incredibilmente continua a restare misconosciuta, nonostante più storici, dell'Isola e non, sostengano che in terra siciliana ci sono stati ben più di 400 castelli ed almeno, se non di più, altrettante torri, tutti costruiti a cominciare dal periodo bizantino e poi, soprattutto, dal XII al XV secolo.      

 Non tutti gli insediamenti fortificati venivano denominati con il termine castello. In periodo medievale inoltrato, ad esempio, si distingueva tra:

-- castellum e castillicium (piccolo castello isolato), 

-- arx (fortilizio più importante di un castello), 

-- oppidum (città fortificata),

-- castrum (fortezza legata ad un abitato fortificato). 

 Vi era ancora:

-- la pietra o petra (fortificazione costruita utilizzando una roccia isolata il cui nome deriva dal greco medievale) 

-- la motta (collina naturale o artificiale fortificata). 

  Alcune fortificazioni presero nomi come 

= = ballium poi divenuto baglio (recinto abitato poi divenuto masseria fortificata), 

= = forza (come nel caso di Forza d’Agrò nel Messinese), 

= = munitiones, 

= = palatium 

= = sala

= = Il termine turris invece indicò sempre una torre isolata. 

(Segue)

Un Personaggio

Nicolò Macchiavelli:  è stato uno scrittore, filosofo, storico, drammaturgo, politico e diplomatico italiano, segretario della seconda cancelleria della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512. E' considerato un uomo universale, nonché figura controversa nella Firenze dei Medici. E' stato il fondatore della scienza politica moderna, i cui principi emergono dalla sua opera Il Principe, nella quale, tra l'altro, è esposto il concetto di ragion di stato ed è presente la concezione ciclica della storia.

Nascita: 3 maggio 1469, Firenze
Morte: 21 giugno 1527, Firenze


 “Tutti ti valutano per quello

 che appari. 

Pochi comprendono

 quel che tu sei.”

martedì 6 giugno 2023

Brevi riflessioni sulla Storia Siciliana (1)

 Casali e Castelli (1)

 =Uno studio commissionato e finanziato dalla Regione Sicilia a storici qualificati, in anni trascorsi, ha fatto chiarezza su cosa sono stati in termini territoriali, demografici e socio-economici i Bagli, i Casali ed altri contesti più o meno  abitati, durante il periodo della dominazione saracena. Si è trattato di un  lavoro che pone maggiore chiarezza sul dominio islamico nell'Isola,  praticamente sconosciuto ed oscuro a tantissimi studiosi di storia locale. 

Da quel documento, oltre ad ottenere notizie sul periodo arabo leggiamo che dal XI sino alla fine del XIII secolo (periodo normanno-svevo), in Sicilia esisteva una sola grande città, Palermo, detta dai Musulmani al-Madinah ovvero la Città per eccellenza che doveva arrivare ad avere intorno ai 100.000 abitanti in un’epoca in cui Roma ne aveva appena 30.000, Londra, Berlino e Parigi erano ancora dei villaggi e Cordova, in Spagna, era l’unica città occidentale che la potesse battere in termini di splendore. 

 I documenti dell’epoca mussulmano-normanna sanciscono che la divisione amministrativa e quella di insediamento dell'epoca avevano chiaro carattere feudale. 

  Forme di insediamento :

  Il primo fra tutti era il castello, ovvero un luogo fortificato di dimensioni variabili, abitato dal feudatario, dai suoi soldati e dai servi, spesso anche schiavi, che poteva avere un casale nelle immediate vicinanze e che di solito aveva vari altri casali alle sue dipendenze. 

  Il secondo tipo di insediamento, il casale, raramente definito dai documenti anche habitatus, rappresentava l’unità minima abitativa corrispondente, da un minimo di tre famiglie ad un piccolo villaggio formato da una ventina di modestissime abitazioni (per meglio dire tuguri) perlopiù fatte di pietra e paglia, con un’estensione territoriale limitata alle capacità e possibilità di coltivazione. Potevano esservi casali di dimensioni maggiori (anche fino a 50-100 e più abitanti), spesso fortificati. Il concetto di "casale" presenta in realtà più variabili.

 (Avremo modo in prosieguo di approfondire, la realtà socio-economica della Sicilia medievale, quella precedente l'arrivo degli Arbereshe, con particolare attenzione alla Val di Mazzara).

Un Personaggio

 Piero Calamandrei: è stato un politico, giurista e avvocato italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione.  L'avvento del fascismo lo portò ad impegnarsi contro la dittatura. Di qui la collaborazione con Salvemini e poi con i fratelli Rosselli, con i quali fondò il Circolo di Cultura di Firenze che, nel 1924, dopo essere stato devastato dagli squadristi, fu definitivamente chiuso per ordine prefettizio. La violenza fascista non spaventò il professore, che partecipò alla pubblicazione del Non mollare e all'associazione "Italia Libera", che avrebbe più tardi ispirato il movimento "Giustizia e Libertà" e poi il Partito d'Azione. Piero Calamandrei, che aveva anche aderito all'Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni Amendola e che, nel 1925, aveva sottoscritto il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, dopo il consolidarsi della dittatura tornò ai suoi studi giuridici (sua è l'Introduzione allo studio delle misure cautelari del 1936), pur mantenendo sempre i contatti con l'emigrazione antifascista. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e membro della regia commissione per la riforma dei codici, fu uno dei principali ispiratori del Codice di procedura civile del 1940. Ciononostante, quando gli fu chiesto di sottoscrivere una lettera di sottomissione a Mussolini, Calamandrei preferì dimettersi dall'incarico universitario, che avrebbe ufficialmente ripreso, come rettore, alla caduta del fascismo.

Calamandrei, che nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione, dopo 1'armistizio, inseguito da un mandato di cattura, si rifugiò in Umbria. Di qui seguì, "con trepidazione e fierezza", la nascita e l'espansione del movimento partigiano, mantenendo contatti e collaborando con la Resistenza, nella quale fu particolarmente attivo il figlio Franco. Dopo la Liberazione, Piero Calamandrei fu nominato membro della Consulta nazionale e dell'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Quando il PdA si sciolse, entrò a far parte del Partito socialdemocratico, per il quale fu eletto deputato nel 1948. Nel 1953, contrario alla "legge truffa", sostenuta anche dai socialdemocratici, prese parte, con l'amico Ferruccio Parri, alla fondazione di "Unità Popolare", che contribuì ad impedirne l'approvazione. Fondatore, del settimanale politico-letterario Il Ponte

Nascita: 21 aprile 1889, Firenze
Morte: 27 settembre 1956, Firenze

garanzie del cittadino

 Gli avvocati nelle loro cause distinguono

tra procedura e merito:

cioè tra merito formale che si deve seguire nei giudizi

per arrivare alla sentenza, e sostanza della controversia

su cui i giudici debbono sentenziare.

Il nome della Rosa. Come Eugenio Scalfari ed Umberto Eco discutevano sul mondo degli uomini (2)

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            le manette? Risponde l'autore de

            "Il nome della rosa"

        Eco, raccontaci

        il nostro futuro

La rivoluzione portata dal
giornale guidato da Eugenio
Scalfari fu di mettere la letteratura,
 l’arte, il dibattito delle idee al centro,
 anche fisico, dei lettori.




Eco: Eppure gli antichi facevano proprio così, non sapevano leggere l'Odissea che ad alta voce. Questo perchè lettura e scrittura erano esercizi talmente difficili da non poter essere eseguiti troppo rapidamente Pensa allora a che cosa deve aver significato  per la nostra specie l'essersi impadroniti  delle tecniche di scrittura  e lettura fino al punto da poter praticare  "senza muovere le labbra" ! E pensa adesso a quale rivoluzione  ci dovrà condurre  la necessità di assorbire  informazioni a velocità altissima.

Scalfari: Dunque, mi dai ragione.

Eco: No fammi finire il ragionamento. Io parlo di alta velocità in due sensi. In primo luogo perchè noi ci muoviamo velocemente e le informazioni dobbiamo  assorbirle mentre ci muoviamo. In secondo luogo  perché queste informazioni  ci arrivano ad ondate molto veloci. Per quello che riguarda il primo punto  ti dico subito che l'alta velocità a cui ci muoviamo crea parecchi tempi morti. Io in mezz'ora posso raggiungere l'altra parte di Roma, ma intanto in quella mezz'ora -mentre guido la macchina o sto in taxi- come impiego il tempo realmente? E cosa farò, realmente, durante le interminabili  attese negli aeroporti? lungo le code in autostrada?  nelle soste nei semafori?  Non ridere: questi sono i tempi della mia autentica solitudine, quelli assegnati alla mia memoria, alla mia interiorità.

Scalfari: Mi pare una ben magra consolazione che lo spirito dell'uomo riemerga solo nelle soste ai semafori.

Eco: Eppure io ho imparato a usare questi tempi e sono molto fiero, molto orgoglioso di esserci riuscito ad usare gli interstizi  stupidi della vita. Può darsi che in effetti l'umanità debba essere addestrata a vivere diversamente il suo tempo, che debba imparare a vivere intensamente non tanto e non solo gli eventi pieni, gli eventi ricchi, ma anche e soprattutto gli spazi vuoti.

Scalfari: E l'altra conseguenza, quella relativa alla velocità delle notizie, al bombardamento delle informazioni? 

Eco: Questa potrebbe avere la curiosa conseguenza di dar luogo a una minore informazione.

Scalfari: Cioè?

Eco: Mah, non so se tu riesci a leggere il m"New York Times" da cima a fondo. Io non ci riesco. Non solo: magari la notizia ched mi sta a cuore è dispersa in una colonnina nascosta in mezzo alla pubblicità, in una pagina sperduta, alla quale non riuscirò mai ad arrivare. Che faccio allora per salvarmi da quella marea di righe stampate? Scorro il sommario e finisco per andarmi a leggere solo quei due o tre articoli che mi interessano. Rinuncio a tutto il resto, rinuncio anche a dare un'occhiata ai titoli. La mole d'informazione, in questo modo, ha prodotto una "carenza per eccesso". Mi capita lo stesso con i libri. Oggi, per la mia attività professionale, ricevo e leggo molte più pubblicazioni di dieci o vent'anni fa. Ebbene che cos'è accaduto? Che il mio modo di leggere libriè radicalmente cambiato.

Scalfari: In meglio?

Eco: Lo ammetto: no. Ho perso certi momenti di grande distensione, per esempio non mi capita più di leggere per rilassarmi.

Scalfari: Lo vedi? Anche per questa via il "villaggio globale" del futuro non promette niente di buono.

Eco: Ma no, no. Semplicemente oggi una persona normale non è in grado di tenersi aggiornata, non dico su una singola disciplina, ma nemmeno su una sottodisciplina di una disciplina. Mentre ai tempi di Galileo le notizie arrivavano lentamente, mna arrivavano tutte. Per essere informati sugli ultimi avvenimenti significativi bastava scrivere qualche lettera agli amici.

Dell'Arti: Senti, non potrebbe accadere per l'informazione quello che è accaduto in medicina con il medico di famiglia?

Eco: Cioè?

Dell'Arti: Proprio per quello che dicevi, la macchina si è fortemente specializzata negli ultimi trent'anni, salvo a sentire la mancanza, poi, del vecchio medico di famiglia, il quale aveva una sua visione del malato e della sua storia. E', in un altro modo, la stessa questione che ti poneva Scalfari sulla memoria: concentrandosi sui singoli organi, il medico perde di vista la "memoria", la "qualità" dell'individuo. Non credi tu che in futurodiventeranno sempre più importanti le figure capaci di sintetizzare in qualche modo il sapere? Chiamiamoli magari "figure intellettuali". Non credi tu che in futuro gli intellettuali possono stare alla società come il medico di famiglia alla medicina?

Eco: Non è che in questo contesto  la parola "intellettuale" mi piaccia molto...

Scalfari: Non useresti la parola "intellettuali"?

Eco: No, non in questo contesto.Vedi, anche lo scienziato superspecializzato è un intellettuale. Direi invece così: l'epoca della velocità, della tecnoligizzazione, dell'informazione totale, avrà bisogno anche di un incremento dei filosofi. Si, vedo il ritorno di queste figure carismatiche, gurù intellettuali, confessori laici. Vedo un ritorno soprattutto della riflessione umanistica.Oh, bada bene: la riflessione umanistica la può fare benissimo anche Eistein, anzi Einstein l'ha fatta senz'altro.Ma io vi domando: il software in definitiva cos'altro è se non riflessione umanistica? Vedete, per dare concretezza ad un progetto, per realizzarlo, basta anche un robot di quarta categoria. Ma per immaginarlo, ci vuole la riflessione umanistica, cioè il sofware. La capacità di fare il sofware, cioè di fare un programma, va al di là della specializzazione. Lo scienziato che si occupa di intelligenza artificiale deve usacire dai limiti della sua specializzazione e impadronirsi di problemi di linguistica, di semantica, di sociologia. Quanto più vorrà far pensare artifialmente la macchina, tanto più dovrà pensare lui. Una che costruisca una macchina capace di apprendere  dai propri errori , di trarre interferenze e conclusioni dai fatti, fa un lavoro simile a quello del neurologo, del filosofo, del linguista ...

Dell'Arti: Del poeta?

Eco: Anche del poeta, in parte anche del poeta.Come dire: l'estrema specializzazione, a un certo punto, fatalmente, produce il suo contrario. Questo consolerà un pò Scalfari delle sue paure. C'è poi un'altro lato della questione che tocca più da vicino i giornalisti.

Scalfari: Sentiamo.

Eco: L'enorme quantità di notizie disponibili renderà fondamentale i "facilatori di abstracts", i realizzatori di riassunti. Ammettiamo che al "New York Times" decidano di dare un pò più di spazio all'estensore del sommario, quello che io vado a guardare  subito per sapere che cosa m'interessa. Supponiamo che all'estensore del sommario sia concesso di scrivere un piccolo riassunto degli articoli contenuti nel giornale, in modo da dare al lettore un pò di più delle notizie che altrimenti non andrebbe a leggere. Accidenti,  al "New York Times" chi fa il sommario diventa in questo modo la figura  più importante del giornale!  Il redattore del sommario diventa un "filtratore"  la grande massa di notizie infatti  rende indispensabile  i "filtratori". Il cittadino, non potendo assolutamente divorare tutta l'informazione disponibile, sarà orientato nelle sue scelte proprio dal "maestro del filtro".

(Segue)

lunedì 5 giugno 2023

Il nome della Rosa. Come Eugenio Scalfari ed Umberto Eco discutevano sul mondo degli uomini (1)

= = = = = = Eugenio Scalfari: è stato un giornalista, scrittore e politico italiano. Considerato uno dei più grandi giornalisti italiani del XX secolo, contribuì, con altri, a fondare il settimanale l'Espresso ed è stato fondatore del quotidiano la Repubblica. 

Nascita: 6 aprile 1924, Civitavecchia
Morte: 14 luglio 2022, Roma

= = = = = = Umberto EcoUmberto Eco è stato un semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, bibliofilo e medievista italiano. Saggista e intellettuale, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. 

Nascita: 5 gennaio 1932, Alessandria
Morte: 19 febbraio 2016, Milano

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  Fra i due personaggi correva grande amicizia che conviveva con una stima profonda per il ruolo che ciascuno di loro aveva nella cultura e anche nella politica del nostro Paese, l'Italia.

 Sul giornale La Repubblica del 19 Novembre 1986, e quindi di trentasette anni fa, è riportata una intervista di Scalfari ad Eco. In quegli anni le interviste riempivano due e tre pagine fitte fitte dei giornali, ed è proposito del blog riportare -in più puntate - quel colloquio fra i due amici. L'intervista è sicuramente ancora attuale per la comprensione del mondo entro cui ancora oggi viviamo, sia pure in contesti tecnologicamente più avanzati.

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Robot e computer ci metteranno

le manette? Risponde l'autore de

"Il nome della rosa"

Eco, raccontaci

 il nostro futuro

 Scalfari:  Qualche volta mi spavento di quel che ci riserva il futuro: penso a queste città del domani nelle quali tutto sarà elettronico o comunque dominato da apparecchi. Vi saranno schermi e televisori da tutte le parti, potremo forse lavorare senza muoverci da casa e i nostri soldi saranno schede magnetiche da inserire in fessure o lettori ottici. Mi domando: che ne sarà di noi? Dove finirà la nostra vecchia cultura, il nostro vecchio piacere? Che mondo è quello in cui la memoria delle cose è affidata a un disco metallico che può essere letto solo da un laser? E ci sarà ancora la memoria delle cose?  Vedi, caro Eco, ognuno di noi ha una sua dimensione spaziale, che consiste nel suo peso, nella sua altezza nelle sue misure fisiche. E ha anche una sua dimensione temporale, che potrebbe essere definita la " quantità di tempo che riesce a contenere". Proust diceva: se un uomo vi pare piccolo, provate a pensare che è grande ottanta-novant'anni! Ora, come si forma nel cuore di un'uomo il "tempo"? E' facile rispondere: riflettendo sulle cose, ascoltando, conversando con se stessi, insomma accumulando memoria. E come sarà possibile accumulare memoria nel mondo dei computer? In un mondo bombardato dalle informazioni, dove sarà indifferente abitare a Roma o a Pechino?

Eco: Ma guarda che questa tua paura è vecchia come il mondo. Platone racconta che gli egiziani se la prendevano col dio Ermete perché aveva inventato la scrittura. La scrittura -diceva- ha tolto alla gente il bisogno di ricordare. Naturalmente si sbagliavano di grosso e oggi tu puoi citare Proust proprio perché la scrittura gli ha permesso di vivere ben al di là  del suo tempo.

Scalfari: Non puoi paragonare i due momenti. Noi andiamo verso un'epoca nella quale saremo costretti a vivere a una velocità pazzesca. Produrre notizie in tempo reale. trasmetterle in tempo reale, spostarsi in tempo reale ...

Eco:  Ah, si, noi ci spostiamo in tempo più che reale tant'è vero che, con un Concorde, possiamo arrivare a destinazione qualche ora prima di essere partiti. Scherzi a parte, è vero che la velocità a cui si vive, condiziona fortemente il modo in cui si vive. Se tu spingi la macchina a duecento all'ora si modifica tutto, persino la tua diuresi. Se in una giornata fai otto cose invece che le solite quattro, ti pare che il mondo giri diversamente.

Scalfari: E non ti pare mostruoso un mondo in cui uno sia condannato costantemente a fare otto cose invece di quattro?

Eco: Mah. Alcuni cambiamenti -e non di poco conto- sono già avvenuti e a quanto pare non ne abbiamo fatto drammi.

Scalfari: Ad esempio?

Eco: Non lo so, pensa ad esempio alla televisione. Trent'anni fa andavi in America e venivi travolto dalla televisione americana, dalla quantità di cose che gli americani riuscivano a mettere in pochi secondi di televisione. Lì dove noi dicevamo trenta parole, loro ce ne facevano stare trecento. Adesso pensa ad una trasmissione come "Drive in", al suo ritmo, alla quantità di cose che "Drive in" riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di "Drive in" a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no?  Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n'roll senza perdere nessuna memoria.

Scalfari: Sarà, ma ...

Eco: Aspetta, aspetta. Tu hai paura di questa rivoluzione informatica, la quale ha già prodotto e di sicuro produrrà una rivoluzione mondiale. Adesso ti parlerò di una rivoluzione microscopica avvenuta molti secoli fa e che ha prodotto una mutazione culturale di valore incalcolabile e di cui nessuno s'è reso conto, tranne come ti dirò -Sant'Agostino. Sai tu che una volta i libri si leggevano ad alta voce?

Scalfari: Si

Eco: Si. Questo modo di leggere tra sé e sé che abbiamo noi un tempo era inconcepibile, tant'è vero che Sant'Agostino, parlando di Sant'Ambrogio, a un certo punto dice: "Che uomo straordinario! Legge senza muovere le labbra". Ora, visto che hai citato Proust, ti domamdo se sarebbe possibile leggere la "Recherche" ad alta voce.

Scalfari: Evidentemente no.

Eco: Vedi? Dimmi allora se saresti capace di leggere ad alta voce almeno l'Odissea.

Scalfari: No, no di sicuro.

(SEGUE)

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PNRR. Italia in ritardo: finora si è speso per le oo.pp. l'8% dell'assegnazione

 L'Italia di sempre
Si compone di 163 pagine la relazione del governo al Parlamento sul Pnrr ed i giornali ci fanno sapere che la parola ricorrente sul documento è «difficoltà» che ricorre 67 volte, seguita dalla parola «ritardi» che ricorre 16 volte.

 Dall’analisi dello stato di attuazione si ricava, da parte degli edsperti, che il Piano nazionale di ripresa e resilienza verosimilmente non verrà rispettato. Il governo in ogni dove sostiene che non vuole rinunciare nemmeno a un euro dei 191,5 miliardi messi a disposizione dall’Unione europea entro il 2026. Ma la relazione lascia tuttavia intravedere l'intenzione di rimodulare molti progetti e rivedere sia pure parzialmente l’impostazione del Piano.  Troppi sono ormai gli osservatori che lasciano intendere che è a rischio la rata di 16 miliardi, che verrà erogata solamente dopo che Bruxelles avrà verificato il rispetto dei 27 obiettivi assegnati per il primo semestre del 2023

Ed è proprio qui il guaio!

La relazione segnala ritardi e difficoltà su almeno 6 progetti:

- le previste 40 stazioni di rifornimento di idrogeno;

- l’acquisto di treni Intercity per il Sud; -

- la realizzazione di 2.500 colonnine elettriche per auto sulla rete autostradale e 4mila nelle zone urbane; 

- l’aggiudicazione di tutte le gare di appalto per offrire almeno 264.480 nuovi posti in asili nido e scuole per l’infanzia; 

- gli investimenti su 9 studi cinematografici a Cinecittà; 

- il braccio di ferro con la Ue sull’utilizzo dei fondi del Pnrr per sostituire caldaie a gas con altre caldaie a gas mentre secondo Bruxelles si sarebbero potuti usare solo per cambiare le vecchie caldaie a gasolio 

(a leggere un articolo di Federico Fubini di qualche giorno fa sul Corriere della Sera in ballo ci sono 15 miliardi del Piano). 

Un Personaggio

Carl Gustav Jung: è stato uno psichiatra, psicoanalista, antropologo e filosofo svizzero, una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico, psicoanalitico e filosofico.  Ampliò la ricerca analitica dalla storia del singolo alla storia della collettività umana. 

Esiste un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi, oltre a un inconscio individuale (o personale). La vita dell'individuo è vista come un percorso, chiamato processo di individuazione, di realizzazione del sé personale a confronto con l'inconscio individuale e collettivo

Nascita: 26 luglio 1875, Kesswil, Svizzera

Morte: 6 giugno 1961, Küsnacht, Svizzera

Questo clima si fa sentire ovunque

politicamente, socialmente e filosoficamente.

Viviamo in quello che i greci chiamavano  il Kairos

-il momento opportuno-

per una "metamorfosi" degli dei, cioè dei principi

e dei simboli fondamentali.

domenica 4 giugno 2023

Il mondo degli uomini. Apparizioni, guerre, bullismo secondo Papa Francesco

Papa Francesco in un'intervista a «A sua immagine», programma condotto da Lorena Bianchetti, su Rai1, ha messo un punto sulle "apparizioni" di cui da alcune settimane sui media ci si è forse troppo soffermati:  «Le apparizioni mariane? Non cercate lì, perché quello è uno strumento della devozione mariana che non sempre è vero. Delle volte sono immagini della persona. Ci sono state apparizioni vere della Madonna. Ma sempre col dito così, verso Gesù. Mai la Madonna ha attirato a sé, quando è vera».

Intervenendo sulla necessità della pace all'interno dell'umanità, ha detto: «Questa è una storia antica come l’umanità: con la pace si guadagna sempre, forse poco, ma si guadagna. Con la guerra si perde tutto, tutto, e i cosiddetti guadagni sono perdite».

Il bullismo
" Chi aggredisce, bullizza, può sembrare forte ma è uno sconfitto. La vera vittoria è la mitezza. Oggi non si educa ad esser miti. Dobbiamo aiutare i bimbi o i ragazzi bullizzati con l’affetto, con le carezze", ha ancora detto.

Alle radici dell'Umanità (21)

 Verso il dopo Abramo

 Ci siamo soffermati su più pagine del blog su Abramo, il personaggio biblico più caro all'ebraismo che lo definisce come la radice, l'uomo trapiantato da Ur (territorio dei sumeri) in Palestina, terra misera e sassosa. Se storicamente di Abramo possiamo conoscere ben poco, dal punto di vista biblico sappiamo che quel nome significa "il mio padre si è molto innalzato". Quel "mio padre" sta per la divinità protettrice.

Attorno a questo nome "Abramo" ruotano molte interpretazioni che noi, in quella che doveva essere una carrellata di poche puntate sul blog, non riusciremo a bene chiarire. Primeggiano:

1) l'interpretazione jahvistica, 2) quella elohistica, 3) la sacerdotale. Il messaggio complessivo che attraversa i secoli non è affatto quella dell'avventura umana di un personaggio, bensì una sorta di "memoria" dell'avventura dello "spirito". Quell'Abramo della Bibbia possiamo essere tutti, tutti gli uomini.

Attenendoci all'interpretazione jahvistica, va colto il sangue, il sangue di Abele, la violenza di Babilonia, le devastazioni che capitano all'umanità. Il fatto improvviso capita nelle poche righe che recitamo: "Il signore disse ad Abram: 'Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò'. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno, e coloro che ti malediranno maledirò, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra'. ".

La vita -nella lettura dei biblisti- corrisponde alla fecondità. Diò dà vita, benedizioni fecondità nei campi, nei greggi e nell'uomo.

La benedizione, che spunta nei versetti, ha un significato un poco diverso da un precedente "moltiplicatevi". Sta a dire che l'uomo viene trasformato nella sua totalità, come se un alone che origina da Abramo si diffonde nell'universo.

"In te si diranno benedette tutte le nazioni della terra". Gli studiosi bibblici in questo versetto leggono una sorta di "alba dell'intera umanità". Non si tratta più della vicenda di Abramo ma di quella di ciascun uomo, o quanto meno dei credenti, essendo Abramo il padre di tutti i credenti.

Alla benedizione segue l'indicazione sul vivere successivo: "Il Signore disse ad Abramo: parti dal tuo paese". Allora Abramo partì come gli aveva ordinato il Signore.

Abramo proverà ad adeguarsi. Ed i biblisti danno la loro lettura: quando ciascun essere all'orizonte della propria vita, o nell'ora della giornata, deve decidersi .. gli appare lo sguardo di Dio e .. a quel punto non si può, non si deve decidere.

Concludendo: nella vicenda di Abramo si vuole celebrare il trionfo della parola di Dio (racchiusa: provare ad ascoltare, dopo avere ascoltato, eseguire).

(Segue)

I Tempi scientifico-storici (ripresi da National Geographic)

  Circa 1860  a.C.             Circa 1850 a.C.             Circa 1822 a.C.             Circa 1800 a.C.             Circa 1800 a.C.

   Viene scritto il        Gli egizi sviluppano     Con re Rim-Sin         Le tribù ebraiche       Nei testi egizi

   Codice di Lipit-      progetti d'irrigazione   finisce l'Impero            cominciano ad        Gerusalemme è

       Ishtar                    nel Fayyum                      sumerico             emigrare in Egitto   indicata come una

                                                                                                                                            delle città-stato

                                                                                                                                               di Canaan

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(Segue)

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 Il credente cristiano: 

Vincenzo Paglia

dal testo "Essere cattolici - Dialoghi con Saverio Gaeta"

 La Bibbia non è un testo di scienza ma un libro spirituale, una "lettera d'amore" di Dio agli uomini ... è ovvioche non si debbono cercare in essa risposte alle questioni poste dalla scienza. In ogni caso vanno evitati due eccessi: da una parte  quel che viene chiamato concordismo tra la Bibbia e la scienza, dall'altra una totale irragionevolezza  del testo biblico. Galileo, che peraltro ha pagato caramente queste sue convinzioni, diceva correttamente che la Bibbia "insegna ad andare in cielo e non come è fatto il cielo". E' un'affermazione che sintetizza bene il modo con cui dobbiamo affrontare i testi delle Sacre Scritture.

 Certo, i 72 libri della Bibbia, fra Antico e Nuovo Testamento, non sono tutti uguali: alcuni sono libri di preghiere, altri sono più legislativi, altri contengono racconti simbolici, altri ancora hanno riferimenti storici. Volendo fare un esempio, nessuno oggi pensa che il peccato di Adamo ed Eva sia consistitonnel cogliere concretamente una mela dall'albero. La narrazione è stata concepita in modo simbolico per sottolineare che il male non viene da Dio, ma dall'uomo che cede alle tentazioni del maligno. Altra cosa sono i racconti dei Vangeli o degli Atti degli Apostoli, nei quali la dimensione storica è più chiara, anche se le narrazioni evangeliche non sono propriamente una cronaca di quel che Gesù ha fatto e ha detto.

  Insomma, la Bibbia e la scienza stanno su due piani diversi e per questo non sono tra loro in contraddizione. La Bibbia infatti è stata scritta affinché nel mondo crescano l'amore, la fede e la speranza, e gli uomini non debbano vivere  più schiavi del peccato, della solitudine e della tristezza. Si tratta di un libro santo, non di un testo di scuola; vuole dare la vita e non nuove conoscenze scientifiche. 

Lo dice il medico -5

 Gli esperti raccomandano otto bicchieri di acqua al giorno, ma al di là della quantità, che dipende da molti fattori , essere idratati aiuta a prevenire disturbi alle vie urinarie, problemi di pressione, di ritenzione idrica, stitichezza e combatte l’invecchiamento della pelle, per non parlare degli effetti sul cervello.

 Anche il tè verde fa bene: è stato dimostrato che riduce il rischio di malattie cardiache e diversi tipi di cancro.

 I centenari bevono caffè. Alcuni studi hanno dimostrato che bere caffè porta a una minore incidenza di demenza e morbo di Parkinson. Un recente studio ha dimostrato che la sua assunzione da parte dei diabetici ha ridotto l’incidenza di mortalità per tutte le cause del 18% e del 20% per le malattie cardiovascolari.
La caffeina non va assunta con bevande energetiche o zuccherate, ma solo dal caffé.

(Le pagine "Lo dice il medico"
 originano da "Il Corriere della Sera")

Un Personaggio

Alessandro Manzoni: è stato uno scrittorepoeta e drammaturgo italiano. E' considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il suo celebre romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana, Manzoni ebbe il merito principale di aver gettato le basi per il romanzo moderno e di aver così patrocinato l'unità linguistica italiana, sulla scia di quella letteratura moralmente e civilmente impegnata propria dell'Illuminismo italiano.

Nascita: Milano, 7 marzo 1785 

Morte: Milano, 22 maggio 1873)


L'inadeguatezza cristiana


.. è necessario che i

cristiani propongano una

dottrina superiore ai loro fatti.

E non si può tacciarli di ipocrisia,

qualora, doverosamente, confessino

di essere ben lontani dalla perfezione

che insegnano.