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venerdì 29 marzo 2024

Storia e Cristianesimo

 Crocifissione e sepoltura

Dal giorno di crocifissione di Gesu’ cesso’ con lui il suo ministero. Gli storici calcolano la durata di quella missione in più o meno diciotto mesi. La conclusione della predicazione diede avvio, sempre secondo gli storici, alla diffusione del movimento cristiano che, da fatto ebraico che era stato, si pone adesso come orizzonte l’intero territorio pagano dell’Impero Romano. Proprio la crocifissione, condanna destinata ai peggiori criminali dell’epoca ( che fossero nemici dell’Impero o pirati o schiavi ribelli), veniva molto spettacolarizzata per ricordare ai potenziali sovversivi dell’ordine costituito chi fosse a detenere il Potere.

Il sistema del crocifiggere, come ci viene riportato dagli storici, non seguiva criteri standard. Variava in base alle condizioni e alle risorse dei territori dove il governo di Roma era arrivato. In una regione come la Giudea, dove il legno adatto a sostenere un uomo non era abbondante, i Romani erano soliti usare sempre lo stesso palo posizionato fuori dalle mura cittadine. Questa circostanza fa ancora dire agli storici che Gesu’ ed i condannati  con lui non trasportarono una croce intera, ma la trave orizzontale. Sempre gli studiosi e gli archeologi fanno notare che i chiodi abitualmente non venivano conficcati nei palmi delle mani ma appena sotto i polsi. I piedi venivano inchiodati in maniera diversa e talvolta per entrambi -sovrapposti- si usava un unico lungo chiodo. In quelle condizioni la morte avveniva per asfissia. Il Vangelo di San Giovanni da parte sua fa sapere (19,32)  che i Romani per accelerare la morte dei crocifissi,  prima che arrivasse il tramonto, erano soliti spezzare le gambe dei crocifissi.

Il Vangelo di San Marco (15,22) fa sapere che il luogo delle esecuzioni nell’area di Gerusalemme era il “Golgota” (=luogo del cranio) e alcuni studiosi  evocano la pratica romana di gettare i corpi dei condannati in un canale di scolo o in una fossa comune nelle vicinanze.

(Segue)

Parole ricorrenti sui media

 Nakba

Rifugiati palestinesi durante
l’esodo del 1948.

Nakba evoca l'esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la guerra civile al termine del mandato britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele.

 Nakba è appunto il nome assegnato a quell’ evento dalla storiografia, non solo araba.

Durante quel conflitto, più di 700.000 arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto.

Ritagli di giornali

 In Italia si lavora più ore che in Germania e… si porta a casa meno reddito che in Germania.

La Lettura

Un Personaggio


 Fedor Dostoevskik, e’ stato uno scrittore e filosofo russo. È considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi.

Nascita11 novembre 1821, Mosca, Russia
Morte9 febbraio 1881, San Pietroburgo, Russia






La Russia e l’Europa


Per il Russo, l’Europa è preziosa

quanto la Russia stessa;

ogni pietra vi è dolce e cara al

mio cuore …

I russi amano queste antiche pietre

straniere, queste meraviglie di un

mondo antico, questi frammenti di

sacri miracoli; sembra persino

che tutto ciò sia più caro a noi

di quanto non lo sia loro …

giovedì 28 marzo 2024

Ritagli di giornali

Quanti miliardari ci sono nel mondo: 

1) dove stanno - 2) chi sono i primi dieci.


(Tavola ritagliata da La Lettura)

Parole ricorrenti sui media

 Pasqua

Pasqua e’ termine che deriva dal greco: pascha, che sua volta deriva dall’aramaico pasah e significa propriamente «passare oltre», quindi «passaggio». 

Gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso, dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione.

Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù.

Storia e Cristianesimo

 Pilato
I Vangeli (quello di Matteo e quello di Giovanni) tendono ad attribuire la colpa per la crocifissione di Gesu’  alle folle di Giudei che gridavano alle autorità romane a cui competeva il mantenimento dell’ordine pubblico ed il rispetto dell’Ordinamento giuridico. Lo strumento per piegare la signoria della legge rispetto al vociare della folla fu l’offerta di Pilato di scegliere fra il criminale Barabba e Gesu’.

Le folle, manco a dirsi, scelsero Barabba. 
D'altronde la situazione è comprensibile tenendo conto delle forti pressioni cui erano sottoposti gli evangelisti. Vivendo e scrivendo sotto la giurisdizione romana e per lettori prevalentemente greco-romani, sarebbe stato difficile per gli evangelisti attribuire  quella crocifissione all’alto rappresentante di Roma.

Gli storici evidenziano ancora che nel  66 d.C. la Giudea si ribellò contro Roma e questo evento mise in cattiva luce gli ebrei e quindi fu facile scaricare su loro ogni atto deviante. Storicamente e’  indubitabile sotto ogni aspetto (che sia legale o fattuale) che responsabile della crocifissione fu esclusivamente Pilato che finse di lavarsi le mani piuttosto che attenersi all’ordinamento giuridico.

Lo storico ebreo Filone ha documentato ampiamente le “crudeltà spaventose e illimitate” di Pilato durante l’intera sua permanenza in Giudea ed è significativo che da Roma, nel 36 d.C., a causa del suo governo violento, da Roma arrivo’ l’ordine della destituzione.


Un Personaggio

 Sergio Zavoli,   Nel 1947 iniziò l'attività di giornalista radiofonico presso la RAI. Frequentò C. Zavattini, e sotto l'influenza del clima e del linguaggio del neorealismo realizzò documentari basati su storie costruite nel loro stesso ambiente sonoro (e non più ricostruite in studio): ebbe così origine il cosiddetto ''documentario all'italiana''. Nei primi anni Sessanta passò alla televisione per la quale creò programmi di grande successo basati su servizi speciali: TV7AZ, Controcampo, e altri. Condirettore del Telegiornale dal 1969, direttore del GR1 dal 1976, fu quindi presidente della RAI dal 1980 al 1986; successivamente ha ricoperto vari altri incarichi, tra cui quello di presidente della Radiotelevisione di San Marino (1992-95) e, dall'agosto 1993 al settembre 1994, di direttore del quotidiano Il Mattino di Napoli. Nel 1986 ha ricevuto la laurea honoris causa dall'università di Urbino.

Nascita: Ravenna 1923 

Morte:  Roma 2020



Dare senso a ciò’

che facciamo


La realtà ci impone di dare un senso

a ciò che rifiutiamo e a quello che

abbiamo deciso di volere.

Siamo a un confronto difficile: l’io di

ieri s’incontra con il nuovo , che è 

ancora un po’ estraneo, un po’ deluso,

un po’ in attesa. Di gran lunga più 

sicuro per quanto materialmente ha

conquistato, ma consapevole di ciò che,

dentro, è venuto meno. Non si tratta

di essere culturalmente pronti a ciò che

cambia, ma anche eticamente capaci di

adeguare le scelte ai principi. Disponiamo di

mezzi sempre più idonei al mutamento, lo 

si vive con orgoglio ogni giorno, stentando

però a trovare il profondo e complesso

disegno che lo giustifichi. E tuttavia

continueremo a crescere in misura dei 

problemi che ci toccherà risolvere. Non

saranno dunque le parvenze a farci diversi,

ma la percezione e la coscienza di ciò che,

cambiando, ci cambia; e sapendo che 

domani si potrà ancora cambiare questo

mondo cambiato. Non solo guidati dallo

spirito di libertà e di giustizia, ma anche

dall’ammonimento di Lev Tolstoj: “Non

fate niente che sia contrario all’amore”.

mercoledì 27 marzo 2024

Simbologia

 Leggere il mondo

secondo gli spunti dell’interessante opera delle Garzantine “Simbolismo “

Parliamo ai nostri giorni di cultura, e tanti la intendono nel saper parlare in italiano, nell’avere modi buoni nel relazionarsi e altri ancora in tantissimi modi di essere, e persino di apparire.

  Ci proponiamo di tornare tantissime altre volte sulle pagine del blog per sviscerare l’infinito mondo e realtà della cultura. Un approccio che ci piace per intanto  di affrontare, e’ quello della simbologia, vera chiave per intendere in seguito il mondo della spiritualità. 

Gli esseri umani da sempre hanno avuto bisogno di simboli  per riuscire a cogliere il significato e la portata di ciò che non è  rappresentabile e su cui poter quindi svolgere riflessioni. La sfera simbolica è presente in tantissimi nostri discorsi quotidiani e in tanti nostri modi di dire. Essa, la simbologia, la cogliamo nell’ossessiva pubblicità, nei discorsi e nei simboli politici, nelle parabole religiose, nei modi di essere e relazionarsi delle popolazioni primitive, nei manufatti degli artisti, nelle poesie, nei personaggi storici che vengono usati per trasmetterci loro pregi e virtù.

 Simbolo e’ l’anello nuziale che in tanti portano al dito, come lo è la croce che in questa settimana “santa” la Chiesa propone alla riflessione come strumento di sofferenza, e -ancora- simbolo e’ il tricolore che raccoglie in sé storia e cultura della nazione Italia.

 Simboli ancora sono il semaforo che regola il traffico nelle città, indicando via libera o meno nel caos del traffico cittadino, e simbolo era l’abito nero da lutto che in passato veniva indossato dai familiari che perdevano un congiunto.

 Pure i concetti verbali che ciascuno di noi intende trasmettere agli altri sono “simboli”. E non sempre riusciamo a formularli correttamente per trasmettere figure-simbolo oggettivamente interpretabili dagli interlocutori. Per chiudere questa pagina pure le figure storiche del passato sono simboli di specifiche realtà. Se ci riferiamo a Giuseppe Mazzini interpretiamo una figura sicuramente non vicina alla visione della società’ governata dai Savoia. Se richiamiamo la figura di Cavour stiamo evocando un sistema di governo avvenuto nel contesto monarchico dei Savoia.

 Su questo mondo del simbolismo ci proponiamo nel tempo a venire di evidenziare aspetti sociali, spirituali e di vita ordinari degli uomini del ventunesimo secolo.

Un Personaggio


Robert Joungk,  e’ stato un giornalista e saggista austriaco. Studioso di futurologia, con particolare interesse ai rischi legati alle armi nucleari, è autore di saggi d'inchiesta, tra cui II futuro è già cominciato e Gli apprendisti stregoni, di successo internazionale. 

Nascita: 11 maggio 1913, Berlino, Germania
Morte: 14 luglio 1994, Salisburgo, Austria



Il bene di vivere

bene




Finora abbiamo lottato solo

per sopravvivere; viviamo

appena agli albori della 

coscienza, esercitiamo una

parte minima della responsabilità,

immaginiamo poco più di

niente rispetto a quanto dovremmo

prevedere e approntare

Storia e Cristianesimo

Il Percorso della cosiddetta Via Dolorosa.

 


La tragicità di Ponzio Pilato risiede
nella sua apparente inconsapevolezza,
nella leggerezza con cui preferì lasciare
il destino di quell’uomo, a suo avviso
colpevole solo di farneticazioni senza
senso, al Sinedrio, l’organo di giustizia
ebraico, per il quale Gesù andava
condannato per blasfemia.




Dopo l’arresto sul Monte degli Ulivi, Gesu’ avrebbe dovuto essere richiuso nella prigione del Tempio fino al momento della discussione della sua causa nel Sinedrio. Questo è esattamente ciò che accade a Pietro, a Giovanni e agli altri apostoli dopo il loro arresto. Questi, dopo essere rimasti nella prigione del Tempio per la notte, furono incriminati durante una sessione presieduta dall’ex sommo sacerdote (atti degli apostoli 4,3,  4,6). Lo stesso accadde quando Pietro venne arrestato per la seconda volta ; fu messo in una prigione pubblica e successivamente interrogato dal Sinedrio (Atti degli Apostoli 5’17-18). Questa procedura valeva quando si era accusati di crimini religiosi e serviva un quorum completo del Sinedrio. Questa procedura, secondo i Vangeli, non fu applicata in seguito all’arresto di Gesu’. Egli fu portato direttamente a casa del sommo sacerdote, Caifa. In casa di costui non si può immaginare che si sia riunito il Sinedrio che contava 72 membri.

Ciò lascia intendere che l’incriminazione di Gesu’ fu frutto di un ristretto gruppo di Farisei, scelti da Caifa e non dal Consiglio al completo. In altre successive azioni legali e’ dato leggere che il rabbino Gamaliele  si è posto in difesa degli apostoli ed è riuscito anche a farli liberare. Nel caso di Gesu’, il Sommo sacerdote riuscì a fargli ammettere (stando al Vangelo di Marco)  di essere il Messia, circostanza che per la legislazione romana non significava proprio nulla, e però Gesu’ fu mandato davanti al magistrato romano, Ponzio Pilato, con l’accusa di aver affermato di essere il Messia, e bastò per venite condannato a morte, come fosse un rivoltoso.

(segue)

 = = = = 

Cronologia storica.

Circa l’anno 30 d.C.: Gesu’ viene processato e crocifisso su disposizione di Pilato nella settimana di Pasqua.

 Circa 34-35 d.C. Vengono emarginati i seguaci ebrei di Gesu’, guidati dal fratello Giacomo.

          Circa 35 d.C. Il discepolo Stefano viene lapidato dalla folla.

martedì 26 marzo 2024

Età moderna ed insediamento degli arbereshe in Sicilia

 Amare i libri

Sul blog con molta frequenza cambiamo taglio e argomenti. E’ nostra scelta e  volontà. Un blog e’ un blog ed in quanto tale non intende esaurire nessuna questione e nessuna problematica. Se una ragione la dobbiamo al lettore tipo, quello fedele che ci segue da sempre, e’ che nostra intenzione resta sempre quella di invogliare quanta più gente a voler sapere. Il sapere esclusivamente dai blog non è mai una buona scelta. I blog possono suscitare desideri di sapere, dopo, dal desiderio di sapere bisogna avvertire il desiderio di passare ai libri. E’ con i libri che può esaurirsi il desiderio di voler sapere.

Il blog serve a provocare curiosità, poi …ciascuno deve impegnarsi a cercare librerie, biblioteche, centri culturali, scuole…amici, circoli.

* * * 

Arbereshe in Sicilia


Dal 1412 i sovrani della dinastia Aragonese
governarono il "Regno di Sicilia ultra"
avvalendosi di viceré.

A partire dal 1516, il regno di Sicilia,
con 
Carlo V, passò agli Asburgo di Spagna,
venendo governato anche in questo
caso attraverso dei 
viceré, fino al 1713
 (de factofino al 1707).




A metà del XV secolo l’economia siciliana, il vivere sui feudi o nelle poche città (realtà ufficialmente sottratte al regime feudale, ma di fatto amministrate da ufficiali regi scelti fra i signori feudatari) era basato sostanzialmente, e quasi interamente, sulla pastorizia e sull’agricoltura, e volendo essere più puntuali, sulla monocoltura del grano. D’altronde a scuola ci è sempre stato insegnato che per un paio di millenni la Sicilia è stata il “granaio di Roma” e poi “granaio dei barbari” calati dal Nord Europa. I giornali dei nostri giorni ci spiegano che se il pane e la pasta dei giorni correnti non hanno il gusto di una volta, ciò è dovuto al fatto che importiamo grani ucraini e russi e persino farine americane. 

Per millenni, e’ Storia, la Sicilia è sempre stata terra vocata alla coltivazione del grano e l’Isola e’ sempre stata conosciuta come la terra con maggiore produzione di grano, unitamente al sale, alla pesca del tonno, dello zucchero e pure della seta. Questo era comunque il quadro socio-economico del XIV-XV secolo. E tanti autori di libri storici o di economia hanno usato, per indicare l’Isola, la dizione di Terra di Cerere. Persino i traffici marittimi del XV e XVI secoli facevano dell’Isola crocevia del grano da altre provenienze che poi dai porti isolani sarebbe stato destinato, magari con l’aggiunta di carichi di zolfo, in tutti i porti mediterranei.

A quanto abbiamo riportato, va però aggiunto che se la produzione del grano e dello zolfo era di produzione locale, il relativo commercio era per intero controllato da operatori stranieri, in buon numero venuti a stanziarsi nell’Isola. E, aggiungono gli storici dell’economia, dopo non più di due generazioni gli operatori commerciali stranieri, pure essi, abbandonavano il comparto commerciale per investire le loro risorse nell’agricoltura estensiva e feudale siciliana. 

Aspirazione del mondo siciliano, di quello che oggi chiameremmo delle classi dirigenti, e’ sempre stato non tanto l’impegno ed il rischio per il mondo degli affari e della creatività, bensì del godimento terriero.

 Con questa pagina ci proponiamo di voler capire se i Cardona furono dei benefattori nei confronti degli arbereshe, come tanta pubblicistica ci ha abituati a credere, o se gli arbereshe furono i benefattori dei Cardona e dei loro successori.

Storia e Cristianesimo

Il Percorso della cosiddetta Via Dolorosa.

 Il percorso dal luogo dell’arresto di Gesu’, il nazareno, fino a quello della crocifissione e sepoltura e’ rievocato dal cristianesimo mondiale durante la “settimana santa”, quella che culmina nel giorno di Pasqua. 

  In quasi tutte le chiese, sopratutto in quelle di ritualità romana, stanno affisse le immagini della Passione (=14 stazioni della Via Crucis), rievocative di quel percorso.

 In anni recenti approfondite ricerche archeologiche in Terra Santa hanno portato alla luce abbastanza dettagli che aiutano ad immaginare quale sia stato il percorso seguito da Gesu’ dall’arresto nel giardino, sul Monte degli Ulivi, alla così definita “Via dolorosa” per poi arrivare al posto della “Crocifissione”.

(segue)

 = = = = 

Cronologia storica.

Circa l’anno 28 d.C.: In Palestina circolano voci che Pilato, il governatore romano, abbia usato il denaro del Tempio.

 Circa l’anno 28 d.C.: una protesta, molto partecipata dalle masse popolari, a Gerusalemme viene fatta sopprimere dal governatore romano, Pilato.

Circa 28-29 d.C.: Gesu’ si unisce al movimento di Giovanni Battista, nell’area prossima al fiume Giordano.

 Circa 29 d.C. : Giovanni Battista viene arrestato da Erode Antiba, tetrarca della Galilea e della Perea dal 4 a.C. al 39 d.C., e fatto decapitare.

Circa 29 d.C.: Gesuporta con sé tre dei discepoli di Giovanni Battista in Galilea e da’ inizio al suo ministero.

(Segue) 

Un personaggio

Maurizio Ferrera, professore ordinario di Scienza politica nell'Università Statale di Milano, è tra i maggiori esperti europei di welfare. Scrive per il "Corriere della Sera" e ha partecipato a commissioni di lavoro del governo italiano, dell'Unione europea, dell'OCSE e dell'ILO. Nel 2013 ha ricevuto un Advanced Grant dal prestigioso European Research Council per un progetto di ricerca dal titolo "Reconciling Economic and Social Europe" (REScEU). Ha pubblicato con Il Mulino, Mondadori, Oxford UP e Routledge. L'ultimo suo libro è Alle radici del welfare all'italiana (con V. Fargion e M. Jessoula, Marsilio 2012).

Nato a Napoli nel 1955,



L’Europa che invecchia

necessita di giovani africani laureati


Per sostenere economicamente l’invecchiamento 

della popolazione, i Paesi Ue hanno bisogno di più 

crescita e innovazione. Senza un rapido incremento 

delle competenze dei giovani (in particolare nelle 

discipline Stem), questo obiettivo risulta difficilmente 

raggiungibile. In diversi Paesi Ue e in molte regioni 

al loro interno il «bacino dei talenti» è attualmente 

sottodimensionato. La quota di laureati nella classe 

di età 25-34 è pari al 41%  in media Ue, solo il 21% 

in Italia. Un numero già oggi insufficiente per riempire

i posti di lavoro nei settori dell’economia verde, di 

quella digitale e di quella «bianca» (servizi socio-sanitari). 


L’ incremento del tasso di laureati è un imperativo, 

ma il declino della natalità sta riducendo la platea di giovani.

 In Italia nel 2022 sono nati meno di 400 mila bambini, 

con un calo del 25% rispetto al 2012. Anche se, grazie a 

investimenti e incentivi, i nuovi nati si laureassero tutti 

(cosa ben poco probabile), fra una trentina d’anni il capitale 

umano disponibile non sarebbe comunque sufficiente. 

Occorre perciò mettere a punto una seconda e complementare 

strategia: attrarre talenti dai Paesi Terzi, favorendo 

l’immigrazione di giovani qualificati.

lunedì 25 marzo 2024

Beni Culturali (8)

Dal mondo pagano al mondo cristiano

 Apprezzare i simboli, provare a leggerli 

Ritorno degli esploratori
navata centrale-V secolo
S. Maria Maggiore
Il passaggio del Mar Rosso
-mosaico metà V secolo-
S. Maria Maggiore
Mosaici nella Basilica di S. Maria aggiore, in Roma.

All'inizio dell'era cristiana (tra il II ed il V secolo) i cristiasni si posero l'interrogativo se e come raffigurare il Cristo. 

Era stato formulato il "dogma" (=verità rivelata da Dio e, come tale, proposta dalla Chiesa, perché sia da tutti accettata: in quanto verità soprannaturale, credibile, ma non giustificabile per la mente umana), secondo cui Cristo, vero Dio e vero uomo, partecipa della natura divina e di quella umana, riunite in una sola persona.

Una delle basiliche più antiche in Italia è quella di Santa Maria Maggiore (metà del IV secolo) e conserva all'interno l'aspetto originario, sia pure con aggiunte del XIII secolo. Al soffitto sono inquadrati pannelli musivi. Le pareti dell'edificio riportano un numeroso repertorio di icone che rievocano storie dell'Antico e del Nuovo Testamento ed alcune ispirate dai Vangeli apocrifi. Il tutto risalente al V secolo.

Nel mosaico coesistono due
scene dello stesso episodio della
ospitalità di Abramo.
1) Quando gli angeli appaiono tutti e tre
insiemebad Abramo che si inchina per
salutarli con un ampio gesto della mano.
Il visitatore centrale è l'unico circondato
da una mandorla.
2) A sinistra c'è la casa del patriarca.
Sara prepara tre pani e Abramo reca ai
visitatori un agnello.
 

 

Abramo e Melchisedec
prima metà V secolo
S. Maria Maggiore


Le raffigurazioni, nei luminosi fondi dorati lungo la navata attengono le vite di Abramo, Giacobbe, Mosè, Giosuè disposti all'interno di paesaggi naturalistici.

Nell'Ospitalità di Abramo (a dx) sono stati riuniti due diversi momenti del racconto biblico, che si sviluppa su livelli sovrapposti all'interno di uno sfondo comune, appena turbato dal variare  delle proporzioni  dei personaggi.

Alcuni elementi come la fronda dell'albero e il tetto della casa, sconfinano nella scena soprastante, senza tuttavia turbare l'organicità spaziale. Nel registro inferiore lo spazio viene delimitato dai piani inclinati di due tavoli  che guidano le linee prospettiche della composizione e danno il senso della profondità.

Ancora su Crispi (6)

   Crispi fra i promotore della spedizione dei Mille

Abbiamo nella pagina precedente evidenziato come Cavour non si fidava completamente nè di Garibaldi nè, a maggior ragione, di Crispi troppo vicino a Mazzini, cosicchè  tanti disegni e tentativi di costoro  di organizzare la spedizione nell'Isola furono destinati a fallire. Il favore popolare, però, nell'Isola  agevolò e sostenne l'impresa.
A detestarsi fra loro, i grandi personaggi, in verità, furono altri oltre a quelli ora ricordati. Ciascuno non stimava e ancor meno si fidava dell'altro.

* * *
Proviamo ad inquadrare il quadro politico, ed un poco pure quello umano di allora, entro cui vennero a trovarsi quelli che oggi definiamo "Padri della Patria".

La campana della Chiesa della Gancia,
(oggi sede dell'Archivio), che
 fu suonata disperatamente da
Francesco Riso, per provare a
 far accorrere i palermitani a sostenere
la rivolta del 4 Aprile 1860.
Con il suo suono diede inIzio alla
rivolta contro il governo borbonico
.


Sia Crispi che La Farina erano entrambi siciliani, entrambi provenivano dalle file mazziniane. Dal 1853 La Farina, vivendo a Torino, si staccò però dall'ala repubblicana del movimento indipendentista e divenne uomo di fiducia di Cavour. Crispi di contro nel suo frequente spostarsi da un luogo all'altro continuò ad essere un mazziniano di ferro.

 Nel periodo in cui sembrò finalmente possibile una spedizione piemontese in Sicilia da affidare a Garibaldi, La Farina respinse la proposta di Crispi, il quale continuò comunque nel tratteggiare e adoperarsi per rendere praticabile il disegno. 

A rendere possibile -da subito- l'ipotesi crispina di una spedizione fu la notizia dello scoppio di una rivolta nella notte tra il 3 ed il 4 aprile del 1860 ad opera di un fontaniere di Palermo, Francesco Riso. Questi, contro l'opinione dei patrioti moderati (attendisti) che speravano in Cavour, organizzò tre gruppi di insorti che da tre punti diversi della periferia ebbero il compito di assalire la città. A sè riservò il compito, all'ora prestabilita, di attaccarsi alle campane della Gangia e sperare di mobilitare la città.

Riso morì negli scontri che seguirono con le truppe borboniche, ma riuscì nell'intento di attirare l'attenzione di tutte le componenti patriottiche, indipendentemente se fossero repubblicane o filo savoiarde. Vittorio Emanuele, che fino ad allora non si era mai fidato di quel Crispi che si sapeva essere amico di Mazzini, si convinse di mandare suoi uomini in Sicilia per saggiare i veri umori sul territorio. Ed ovviamente La Farina, monarchico di ferro, convenne sulle ipotesi crispine di un possibile esito positivo delle rivolte isolane. 

Crispi, fino ad allora mazziniano di ferro, sapeva che a Milano esistevano depositi clandestini di armi (fucili soprattutto) frutto di raccolte finanziarie periodiche ed obbligatorie dei mazziniani. Armi che arrivarono per vie misteriose nell'Isola.
Quando Garibaldi si presentò da Vittorio Emanuele per mettersi a disposizione di un disegno -per lui- convincente, il re convenne subito, ma Cavour dietro il progetto crispino-garibaldino continuava a vedere la figura di Giuseppe Mazzini e fu riluttante. Garibaldi, e ancora più Crispi, per Cavour erano entrambi inaffidabili.

Il progetto insurrezionale in Sicilia fu comunque frutto del partito d'Azione, struttura a forte influenza mazziniana e tanto bastava a che Cavour rispondesse in questi termini al siciliano Rosolino Pilo "Nel tempo presente non credo opportuno un moto rivoluzionario in nessuna parte d'Italia a meno che non avvenga con non poca probabilità di successo; oggi la causa del paese è nelle mani dei faccendieri politici che tutto vogliono sciogliere con trattative diplomatiche".

In un quadro di indecisione, e pure di diffidenza fra patrioti mazziniani e patrioti fedeli alla monarchia piemontese, Garibaldi sciolse la questione a Quarto, mandando prima Crispi a Milano a ritirare quel  milione di fucili conservati e Bixio a cercare una nave su cui imbarcare i mille. Al governo piemontese non toccò altro ruolo che fare buon viso a cattivo gioco.
 Cavour, una volta avviata la spedizione, mandò nell'Isola per pigliare e tenere in pugno il procedere politico della spedizione La Farina, che in tutti i modi e con tutti i mezzi si adoperò nello screditare Crispi agli occhi di Garibaldi. E per evitare che la missione garibaldina potesse sfuggire al controllo e comunque sbordare dai disegni del governo piemontese mise in piedi un organismo, "Soccorso a Garibaldi", con una cassa centrale a Genova affiancata da tre commissioni e da un discreto numero di Comitati di Provvedimento. Tutte le misure di sostegno le fece convergere su La Farina (sia che si trattasse nell'invio di soldi che nel fare convergere raccolte di materiali dall'estero).
 
 Cavour per evitare che la missione garibaldina potesse sfuggire al controllo e comunque ai disegni del governo piemontese mise in piedi fra altri un organismo "Soccorso a Garibaldi" con una cassa centrale a Genova affiancata da tre commissioni e da un discreto numero di Comitati di Provvedimento. Tutte misure di sostegno che -come evidente-  fece convergere su La Farina (sia che si trattasse di finanziamenti che di raccolta di materiale militare proveniente dall'estero). Tutto doveva serviva a dare credibilità all'opera di La Farina nel far procedere la campagna garibaldina in Sicilia. 
(Segue)

Un Personaggio

 

Massimo Gramellini, è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano, editorialista del Corriere della Sera.

Nascita2 ottobre 1960 (età 63 anni), Torino






Vittimismo

all’italiana


.. fare la vittima è diventata la condizione indispensabile 

per fare carriera. Tutti si piangono addosso: politici, 

magistrati, presentatori, opinionisti, scrittori. 

Più hanno potere e più si sentono all’opposizione. 

Più parlano e più si lamentano che non li lasciano 

parlare. E interpretano qualsiasi evento, anche il 

più banale, come la prova lampante di un complotto. 

Il vittimista condivide col megalomane l’idea che il 

mondo non pensi ad altro che a lui. Ma mentre il 

megalomane ci crede davvero, il vittimista fa solo 

finta. Sa che gli italiani amano compatire chiunque 

li illuda di essere più infelice di loro.

domenica 24 marzo 2024

Storia del Cristianesimo

Brevi Riflessioni n. 11

Se col Concilio di Costantinopoli fu affermato che Cristo era un "vero uomo" subito la così definita "Scuola di Antiochia" fece propria quella strenua difesa di natura umana al punto che Nestorio, monaco predicatore di grande fama nel suo tempo quando fu eletto patriarca di Costantinopoli (anno 380) in un rimasto suo sermone espose che Maria non deve essere chiamata "Madre di Dio" ma semplicemewnte "Madre di Cristo", madre cioè della sola natura umana di Cristo. Maria, secondo Nestorio avrebbe dato alla luce solo l'uomo che ospitò il Verbo, il Figlio di Dio.

Toccò alla riflessione teologica chiarire che la dottrina nestoriana nella sua sostanza avrebbe negato la redenzione dell'uomo. Abolendo l'espressione "Il Verbo si fece carne" di cui al Vangelo di San Giovanni (1,14),  si andava ad asserire che la redenzione operata da Cristo col suo corpo umano non era altro che un'opera prettamente umana.

L'argomentazione di Nestorio fu fermamente contrastata da Cirillo di Alessandria al Concilio di Efeso del 431, richiesto dall'Imperatore Teodosio I per porre fine ai contrasti interni alla Chiesa.

Da quanto siamo andati sviluppando finora non ci è capitato di riscontrare un'autorità speciale sulla Chiesa di nessuno dei Capi della cosidetta Pentarchia, se non quella prettamente politica dell'Imperatore che per mantenere l'unicità di visione possedeva l'autorità di indire i Concili col fine di risolvere le differenti visioni teologiche.

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Piccolo glossario in uso nelle Chiese di tradizione bizantina

1) Acheiropoieta = riferimento ad alcune Icone: "non fatta da mano d'uomo", ossia immagine rivelata.

2) Akathistos       = "non seduto", inno alla Madre di Dio che si canta in piedi il sabato della quarta settimana di Quaresima; composto da Romano il Melode nel IV secolo, è un acrostico (=Componimento poetico nel quale le prime lettere di ogni verso, lette per ordine, danno un nome o altre parole determinate.) di ventiquattro strofe (ikos) corrispondenti alle ventiquattro lettere dell'alfabeto greco. Nell'anno 626 fu aggiunta una venticinquesima strofa.

Amnos,  richiamo all'agnello che
viene sgozzato.


3) Amnos             ="agnello", indica la frazione quadrata con inciso il monogramma di Cristo che il sacerdote ricava dal pane eucaristico. Vuole richiamare l'agnello che viene sgozzato.

4) Ampolle            = contenitori in metallo o talvolta in terracotta utilizzati per l'olio o l'acqua dei luoghi santi; portano immagini incise, prototipi delle prime icone.

5) Anacoreta          = dal greco anachorein (=ritirarsi), ha come sinonimo il termine "eremita", da eremos ("deserto" o "luogo solitario").

6) Analogion = pulpito o leggio sul quale viene esposta l’icona.

7) Anastasia = “Resurrezione”. E’ l’icona della Discesa di Cristo agli inferi.

8) Apoftegmi = fatti e detti  dei Padri del deserto egiziano, raccolti oralmente e poi trascritti  in greco, in ordine alfabetico.

9) Archimandrita = il superiore di uno o più monasteri.

10) Artoforion = dal greco “portatore del pane”, piccolo tabernacolo in cui si conserva l’Eucarestia.

11) Artos = pane eucaristico.

12) Askitis = asceta.

13) Assist = sottili colpi di luce, striature d’oro o di colore molto luminoso, che irradiano dal volto, dalle vesti, dagli oggetti, indicano santità, illuminazione, deificazione della carne.

14) Bema = santuario, la parte più sacra del tempio dietro all'iconostasi dove si trova l'altare.

15) Benedizione greca = il pollice e l'anulare  della mano destra si uniscono lasciando l'indice  diritto, formando così l'anagramma di Cristo: IC XC; le due dita unite incinano anche l'ipostasi (unione) in Cristo delle due nature, l'umana e la divina.

16) Cenobiti = monaci di un cenobio, dove si fa vita comune.

17) Cherubino = creatura angelica dalle molte ali.

18) Chitone = sottoveste o o veste da casa dei greci, ornata da una fascia colorata (stichos o clavus).

19) Clamide = manto leggero dei cavalieri e dignitari bizantini.

20) Clavio = (in greco stichos, in latino clavus): larga fascia ornamentale laterale sulla manica della tunica (chitone) di Cristo e degli apostoli.

21) Culla = parte centrale della tavola dell'icona, ribassata al centro.


Ancora su Crispi (5)

Crispi fra i promotore della spedizione dei Mille

 Il 6 maggio del 1860 fra i Mille imbarcatisi a Quarto alla volta della Sicilia c'era anche lui, Francesco Crispi, che aveva faticato tanto per convincere il governo piemontese sulla bontà del piano a cui egli aveva ampiamente contribuito ad elaborare. Con lui c'era -imbarcata- pure Rosalia Montmasson (sua moglie ed unica donna fra i mille imbarcatisi). 

 Il governo piemontese gli aveva proposto di accettare la carica di "sottocapo" di stato maggiore della spedizione, per in qualche modo controbilanciare il ruolo di Garibaldi, ma egli  rifiutò evidenziando di essere esperto in campo politico ma assolutamente incompetente in materia di guerre. In questo quadro comunque si sentiva molto vicino a Giuseppe Garibaldi, di cui negli appunti lasciatici da Ferdinando Martini, scrittore, politico e senatore nella XXVI legislatura, si legge riguardo all'eroe dei due mondi "è stato il più grande condottiero che sia stato al mondo, ma inetto a governare un villaggio".

 Effettivamente la mente "politica" della spedizione fu quella dell'arbereshe Francesco Crispi. Fu lui, dopo i primi successi militari contro i Borboni nell'Isola, a suggerire a Garibaldi di assumere il governo dittatoriale della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele e su questo presupposto tutti i -tanti- proclami nell'Isola portano la firma di Garibaldi, ma furono redatti da Crispi. In quel frangente rivoluzionario anti borbonico, nella veste di Segretario di Stato, Crispi pensò bene di emanare alcuni decreti fra cui 1) l'espulsione dall'Isola dei Gesuiti 2) l'abolizione del baciamano dei contadini rispetto ai latifondisti 3) il divieto, ancora per i latifondisti, di usare il titolo di Eccellenza.

 Cavour che da Torino riceveva i messaggi degli alti gradi militari, che stavano immischiati fra i mille, pensò subito che il duo Garibaldi/Crispi andava in qualche modo posto sotto più stretto controllo, anche perchè se Garibaldi era abbastanza affidabile per la monarchia dei Savoia, lo era meno l'ex mazziniano Crispi che nei documenti usava sì, pure lui, il motto "Italia e Vittorio Emanuele" e però ... . 

Vedremo come.

(Segue)

Un Personaggio

 

Adamo Smith, stato un filosofo ed economista scozzese. Dopo aver studiato filosofia sociale e morale all'Università di Glasgow e al Balliol College di Oxford, gettò le basi dell'economia politica classica e viene pertanto considerato unanimemente il primo degli economisti classici.

NascitaKirkcaldy, Regno Unito
Morte17 luglio 1790, 



La società 
moderna


In una società civile

l’uomo ha continuamente

bisogno della cooperazione

e dell’assistenza di un

gran numero di persone.