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venerdì 30 novembre 2018

Regione Sicilia. Molti si stupiscono dell'assenteismo negli uffici pubblici; ma è da decenni e decenni che l'omertà da noi copre tutto; proprio tutto.

Da alcuni anni ovunque in Sicilia, ma pure lungo lo stivale fino alle Alpi, si scoprono singoli episodi di dipendenti pubblici che l'opinione generale definisce dei "furbetti del cartellino", gente che non è presente al lavoro ma che grazie a complicità e a soprattutto a disattenzine dei dirigenti/responsabili trascorre la giornata a spicciare affari personali e di famiglia.
I casi che rimbalzano all'attenzione dei media sono la minima parte di quelli reali. Da noi i dirigenti/responsabili in genere non si accorgono di nulla, nè dei traffici dei politicanti nè dei dipendenti assunti grazie ai traffici dei politicanti. Il nostro, specie in Sicilia, è un sistema fondato sul consenso dei pochi onesti/ciechi e dei molti disonesti/conviventi.

Giacinto Pipitone scrive sul Giornale di Sicilia di oggi "Nella omessa vigilanza del dirigente sui comportamnti dei dipendenti si ravvisano un preciso profilo di responsabilità e un correlato danno erariale" ed è su questa base che la Regione Sicilia intende adesso procedere non solo sugli assenteisti ma anche sui capi-servizio  che sono soliti non controllare la presenza in ufficio del personale. E' quanto adesso prevede una direttiva dell'Assessorato Funzione Pubblica.

E' di pochi giorni fa -ne hanno parlat  media- che una inchiesta delle forze pubbliche ha portato agli arresti domiciliari 11 funzionari e 31 indagati dell'Assessorato Regionale Sanità per assenteismo dal posto di lavoro.

Sembra una novità quella dell'assenteismo negli uffici di mamma Regione. Lo sappiamo tutti, non è così. 
Alcuni anni fa una amica mi chiese di andarla a trovare in un Assessorato di Mamma Regione per chiedermi qualcosa. Andai lì e in portineria mi fu indicato di trovare quella persona al terzo piano (mi pare di ricordare che fosse il terzo piano). Salito lì mi misi a camminare da corridoio in corridoio e nelle stanze non c'era anima viva; dopo tanto girare col telefonino fui guidato dall'amica nell'ufficio dove essa e altri due colleghi stavano. Alla domanda su dove stesse il grosso del personale dell'Assessorato mi fu detto che parte era in ferie e parte era al bar. 

Il personale di Mamma Regione è di oltre 16mila unità, quasi il doppio di tutte le altre regioni d'Italia messe insieme. 
Il problema in Sicilia non è l'assenteismo, il problema è il sistema parassitario/clentelare che domina la nostra isola da decenni. Il problema è il tipo di politica che si pratica qui; che di vera politica non ha nulla. Proprio nulla. 

La demagogia. Fino a quando potrà illudere ? Il benessere non proviene dall'assistenzialismo ma dagli investimenti

Noi tutti abbiamo assistito in questi giorni ad un cambio di toni del governo sovranista/populista nei confronti dell'Unione Europea.
Fino a pochi giorni fa il governo usava toni antieurpei fino ad alimentare la sensazione che l'U.E. fosse il principale e più grande nemico del nostro paese.

Adesso il governo degli incompetenti, di coloro che avversano la scienza (dalla medicina fino all'ecnmia), e che in politica conoscono solamente l'arma della demagogia, usa toni concilianti con l'Europa. Il giornale La Repubblica scrive che dal bellicoso "me ne frego" siamo, infatti, passati al più conciliante "non m'impicco ai decimali".

Ravvedimento rispetto all'incompetenza oppure tatticismo ?
Abbiamo ancora tempo per giudicare e per convincerci che l'Italia è fra gli ultimi paesi del continente in termini di reddito pro-capite e di buono-stato delle infrastrutture proprio perchè dai tempi della Democrazia Cristiana fino ai populisti si è sempre privileggiata la spesa assistenziale (che tiene l'essere umano attaccato al sistema clientelare) piuttosto che agli investimenti che -solamente essi- creano posti di lavoro.
Concetti questi che con Tsipras persino in Grecia ormai sono consolidati, ma che i Di Maio e compagni in Italia vogliono ancora coltivare.   

Cucina contadina. Un'arte semplice e genuina che in più casi può sedurre

Ricette che introducono
al clima natalizio
Siamo ormai prossimi alle festività natalizie. Le città, Palermo e i grossi centri dell'isola, sono già da alcune settimane illuminate a festa.
A Contessa celebreremo a breve tante ricorrenze religiose ed il clima di pacificazione pervaderà come sempre tutti, credenti e non. 
Il 6 dicembre sarà ricordato San Nicola, patrono del paese, l'8 dicembre si ricorderà nella chiesetta di San Rocco l'Immacolata, il 13 dicembre Santa Lucia e subito dopo fino al 6 gennaio (Epifania) vivremo nel pieno del clima natalizio, sempre che il quadro socio-ecnmico locale, caratterizzato più che mai dalla fuga migratoria, lo consentirà a ciascuna famiglia che ancora si ostina a restare su questo territorio. Territorio ormai quasi irragiungibile a causa delle strade provinciali e non intransitabili e ad oggi inesistenti nell'agenda delle cose da rimediare dei politici locali, reginali e nazionali.
Ma su questo avremo modo di ragionare in altre parti del Blog anche alla luce di ciò che va trapelando dalla Commissione Regionale Antimafia guidata da Claudio Fava, uno dei pochi uomini di Sinistra che ancora oggi siedono all'Ars.
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Le festività imminenti ci suggeriscono di rispolverare una ricetta tipica della tradizione contadina e non: La Cuccìa di Santa Lucia.
Più che di ricetta dovremmo dire "ricette" perchè ogni famiglia, qui a Contessa come altrove, la sviluppa con modalità ed ingredienti diversissimi.
Quella che qui riportiamo è, o vorrebbe essere, quella più tipicamente contadina che prescinde da gocce di cioccolato, frutta candita e cannella.

Ingredienti per 4 persone:
400 g. di grano, 150 g. di ceci, 150 g. di fagioli,
1 spicchio d'aglio, 1 foglia di alloro, 3 cucchiai d'olio d'oliva locale,
sale, pepe.
Mettere a bagno -distintamente- il grano per tre giorni, i ceci per 24 ore e i fagioli per una notte; lavare quindi con cura il tutto.
Il grano va messo in un tegame con l'alloro e l'aglio; coperto in abbondante acqua fredda e lasciato cuocere per un'ora e mezzo. Aggiungere quindi i ceci e proseguire la cottura per un'ora e quaranta minuti.
Dopo aver eliminato l'alloro e l'aglio condire il tutto con olio e una spolverata di pepe. 
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Nella memoria di chi scrive fra gli ingredienti c'è pure il ricordo che il proprio nonno paterno nel preparare la "cuccìa" usava pure aggiungere cucchiaiate di miele che direttamente coltivava con propri alveari presso i giardini adiacenti il  mulino di contrada Alvano.

giovedì 29 novembre 2018

La Sicilia. Come non la conosciamo -2-

Nella Sicilia del Settecento accanto alle attrazioni della cultura classica greca che interessavano regnanti e intellettuali dell'intero continente europeo comincia a svilupparsi fra le frange più colte della popolazione una idea-forza, quella dell'isola-nazione.
Si cercano e si alimentano concezioni e valori tipici e autenticamente localistici che esprimano una identità nazionale dell'isola. Caratterizzazione in senso sicilianista e per contrapporle alle intenzioni innovative, quasi progressiste, della iniziale Monarchia borbonica del napoletano. 

Come e dove trovare questi simbolismi ? 
Tutta la storia dell'isola viene in quel XVIII secolo ricostruita da parecchi studiosi che cominciano dai sicani, dai siculi, dagli elimi e dai greci. La cultura greca comincia in Sicilia nel 600 a.C. resiste nei periodi delle guerre puniche e durante il dominio romano -per tutta la durata di governo di Roma- l'isola conserva integralmente la sua natura di terra di lingua greca; per questa ragione amministrativamente non viene mai integrata al resto della penisola ma diviene una "provincia", al pari dell'Egitto, Siria etc.
Dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente IV secolo d.C., dopo brevissime invasioni barbariche, è l'Impero Romano d'Oriente (o bizantino) a riappropriarsi e a governare l'isola e a consolidare su essa la presenza della cultura greca che permaneva da quasi un millennio e mezzo, da quel 600 a.C. quando arrivarono i primi coloni ellenici.
Ai greci-bizantini subentrano -a conclusione della guerra di invasione durata 150 anni- gli arabi e dopo un paio di secoli i normanni.

Nel Settecento, quando comincia la moda "sicilianista" di cui dicevamo sopra e si vuole dare carattere di "nazione" all'isola, distinta dal resto del Sud Italia, sfogiando una propria storia intellettuali e classi dirigenti non individuano però la plurimillenaria presenza e cultura greca in terra di Sicilia come loro punt di forza, bensi la breve o piuttosto breve presenza dei Normanni nell'isola. 

Come mai questa distorsione storica e culturale ?
Lo spiega bene lo storico Giuseppe Giarrizzo secondo cui la tradizione culturale sicilianista prende origine dal durissimo scontro che nella seconda metà del Settecento contrappose nell'isola l'aristcrazia feudale, gelosa custode dei propri privilegi e la monarchia borbonica  intenzionata (in quegli anni) ad ammodernare  la struttura economica e sociale del regno siculo-napoletano.
Negli anni quindi in cui la Sicilia veniva scoperta e valorizzata dai nordeurpei per i tesori del classicismo greco, si sviluppa un vero e proprio conflitto di egemonia fra l'aristocrazia feudale che punta a far risalire il suo ruolo di privileggi e di potere con il periodo normanno ed il potere borbonico. 
Quei privileggi che la iniziale monarchia borbonica si era proposta di abolire, o quanto meno contrarre, resteranno infatti quasi intatti fino al 1812 con l'introduzione legale della proprietà privata e poi come latifondi fino al 1950, anno della riforma agraria in Sicilia.
La Sicilianità dell'isola si caratterizzò sul piano culturale -quindi- nel mantenimento dei privileggi feudali che la monarchia normanna aveva in un certo senso sacralizzato nel corso della sua relativa breve presenza nell'isola.

Quando si dice che la Storia la scrivono e la plasmano i "forti" !!!

Il cittadino e le Istituzioni -2-

                COME LAVORA IL PARLAMENTO ? 
Abbiamo già in precedenza precisato che i componenti della Camera e del Senato svolgono i loro lavori, prevalentemente, all'interno delle Commissioni entro cui vengono assegnati i vari deputati/senatori.

I deputati (come pure i senatori) non svolgono solamente attività legislativa ma varie altre funzioni, in qualche modo di supporto e apprfondimento a quella legislativa.

Tutti i paesi che facevano parte della ex Jugoslavia
sono interessati ad entrare nell'Unione Europea.
Parte delle intenzioni di ciascun aspirante inevitabilmente
passano anche per Roma.
In un comunicato diffuso proprio oggi dalla Camera dei Deputati (qui sotto riportato) apprendiamo che una delegazione della "Commissione Esteri" fino a domani sarà in visita in Serbia, paese balcanico che attende di essere ammesso nell'Unione Europea.
La delegazione avrà incontri col governo, e con rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione serba, oltre che con imprenditori e altre vci di quel paese.

A che servono queste missioni ?
L'Italia nella penisla balcanica ha molteplici interessi, anzitutto quelli finalizzati alla stabilità e alla pace in quell'area dove non sono lontani i giorni dei confronti militari in Kossovo fra serbi ed albanesi.
Il nostro Paese è interessato a che la penisola balcanica sia pacificata fra tutte le etnie che vi convivono, anche perchè dipende -anche- dall'Italia formulare pareri e valutazini per il possibile ingresso di Serbia, Crazia ed Albania nel consesso dell'Unione Europea.

IL COmunicato
INTEGRAZIONE EUROPEA - COMMISSIONE ESTERI DELLA CAMERA IN VISITA A BELGRADO

Ha avuto inizio questa mattina con l'incontro con il Capo dello Stato della Repubblica di Serbia, Alexandar Vucic, la visita istituzionale a Belgrado di una delegazione della Commissione Esteri della Camera, guidata dalla presidente Marta Grande, e formata anche dai deputati Dimitri Coin e Andrea Delmastro Delle Vedove. Si tratta della prima visita istituzionale bilaterale della Commissione, a testimonianza del carattere prioritario del processo di integrazione europea della Serbia e della regione dei Balcani occidentali per la stabilità dell'Europa e del Mediterraneo e per la politica estera dell'Italia. La visita, che si concluderà domani, include incontri con il ministro degli Esteri e primo vice primo ministro, Ivica Dadic, con la ministra per l'Integrazione europea, Jadranka Joksimovic, con il presidente e ulteriori componenti della Commissione per l'Integrazione europea e della Commissione Esteri. La delegazione incontrerà anche il vice presidente dell'Assemblea nazionale, Vladimir Marinkovic, politici dell'opposizione democratica appartenenti all'Alleanza per la Serbia, oltre ad esponenti della società civile in Serbia e della comunità italiana locale. Completa il programma, la visita ai caduti italiani della Prima Guerra Mondiale presso il Cimitero militare italiano dove la delegazione depositerà una corona.

Il cittadino e l'Organizzazine civica -22-

Semplici segnalazioni

(ed in spirito di collaborazione con le Autorità preposte)

Il fine ?
s-e-n-s-i-b-i-l-i-z-z-a-r-e

-Coinvolgere nei temi della politica, nei temi di interesse collettivo, quanta più gente possibile.
-Far dibattere e riflettere sulla vita cittadina e sperare -anche per questa via- che il domani sia sempre migliore e più audace in direzione della crescita piuttosto che del declino che purtroppo da un paio di decenni sembra irreversibile.

Più gente si occupa di politica, della cosa pubblica, più speranza esiste di trovare una svolta positiva per uscire dalla stagnazione e rimediare alla fuga dei giovani.
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ATTENZIONE A COME E DOVE POSTEGGIAMO
Sopra l'Avviso diffuso dai locali
Vigili Urbani.

L'articolo 158 del Codice della Strada, nella parte finale, prevede le sanzioni per le violazioni dei divieti di sosta. Sono previste due fasce di multe differenti:
  1. violare uno qualunque dei divieti di sosta e fermata, nonché violare il divieto di sosta relativo a spazi e carreggiate riservate ai mezzi pubblici e ai mezzi di persone invalide, comporta una multa da un minimo di 40 euro ad un massimo di 164 euro, per ciclomotori e motoveicoli a due ruote, e una multa da un minimo di 85 euro ad un massimo di 338 euro per tutti gli altri mezzi;
  2. tutte le altre previsioni dell’articolo, se violate, portano ad una multa che può essere pari nel minimo ad euro 24 e nel massimo ad euro 98, per ciclomotori e motoveicoli a due ruote, mentre può andare da un minimo di euro 41 ad un massimo di euro 169 per tutti gli altri mezzi.
Si tratta di sanzioni giornaliere, che possono essere applicate, e quindi conteggiate, tante volte quanti sono i giorni di calendario per i quale prosegue la violazione.
Chi prende la multa per aver parcheggiato in divieto di sosta può pagare oppure contestare davanti al Giudice di Pace oppure davanti al Prefetto, avendo ovviamente fondate motivazioni.

mercoledì 28 novembre 2018

Hanno detto ... ...

le colpe dei padri 

ricadono sui figli?

Hanno cominciato prima i M5S
sui genitori di Renzi e Boschi ?
ENRICO MENTANA, giornalista
Chiunque in politica deve rispondere - senza eccezione - delle sue scelte pubbliche. Quando illegali o censurabili, anche dei suoi comportamenti privati. Ma mai, se non ne ha tratto profitto o non ha aiutato a determinarli o non ha cercato di nasconderli, degli atti delle persone a cui è legato. La responsabilità civile e penale, in uno stato di diritto, è individuale. Non so se il padre di Di Maio abbia compiuto atti illeciti. Ma l'onere della prova non spetta al figlio, ancorché ministro. È lo stesso identico metro che ho utilizzato negli anni scorsi, e lo userò sempre.

CORRIERTE DELLA SERA
Tra le righe dell’Antico Testamento è scritto che sì, le colpe dei padri ricadono sui figli. Da secoli il dibattito è aperto, ma intanto nelle cucine della politica italiana volano i piatti e sul web rimbalzano frasi celebri e biografie, per così dire leggendarie, di genitori che hanno messo in imbarazzo profondo gli «illustri» figli.

Prima del vicepremier, nella grande famiglia stellata ha trangugiato l’amaro calice Alessandro Di Battista. Il babbo Vittorio detto «Vitto», sfacciatamente fascista, è diventato a suo modo famoso per aver offeso via Facebook il capo dello Stato, lanciandosi in un paragone acrobatico e bellicoso tra la presa della Bastiglia e la presa del Quirinale. L’epica delle gesta parlamentari ricorda anche quando, addì 2017, davanti a Montecitorio, «Vitto» si scagliò contro l’ex generale Pappalardo, leader dei «forconi». Rissa sfiorata e raccomandazione al rampollo pentastellato: «Spero che Alessandro possa diventare più cattivo del padre».
Adesso però al centro delle cronache c’è Di Maio, che Di Battista senior si divertì a bollare come «un piccolo testa di c.». Il contrappasso è servito. Finito sulla griglia incandescente per la brutta storia degli operai pagati in nero dal padre nella ditta di famiglia, della quale è proprietario al 50 per cento, Di Maio si è giustificato rivelando al mondo la natura dei sui rapporti col genitore, un tempo fervente missino: «Per anni non ci siamo neanche parlati, non c’è stato un bel rapporto». Adesso le cose vanno meglio. Ma nel 2010, quando Di Maio fece fiasco alle comunali di Pomigliano D’Arco inchiodandosi a 59 voti, nemmeno il padre gli diede la preferenza. E chissà se la presa di distanza del giovane erede sulla vicenda rivelata dalle Iene salda in parte anche quel vecchio conto. «Ad Antonio Di Maio le parole del figlio hanno fatto più male di tutto il resto — lo assolve il sindaco di Pomigliano Lello Russo — Una pugnalata al cuore».
Gli album di famiglia come oggetti contundenti. Tiziano Renzi, entrato e uscito da un pericoloso gioco di porte scorrevoli, tra scandali mediatici e indagini giudiziarie, chiede «cortesemente» che il suo nome non venga accostato a quello di Antonio Di Maio. Maria Elena Boschi — già numero due del governo Renzi, rimasta schiacciata dal conflitto d’interessi per il ruolo del padre al vertice di Banca Etruria e dai sospetti sul decreto «salva banche» — cerca via web gli occhi del «caro signor» Antonio Di Maio. Un video studiato e accorato, in cui respinge il «fango dell’ingiustizia» e rivela che continua a impegnarsi in Parlamento solo per la sua nipotina. Ma intanto resta agli atti che Pierluigi Boschi fu nominato vicepresidente dell’istituto di credito due mesi dopo che la figlia era diventata ministro. Ah come scorre, il sangue nelle vene della politica. Sulla breccia oggi ci sono i padri, ma nella seconda Repubblica quelli da guardare a vista erano i figli(di papà). Ne sa più di qualcosa Umberto Bossi, svilito dalle poco edificanti avventure del giovane Renzo. Itticamente ribattezzato «trota» dal paparino stesso, il virgulto leghista annaspava tra spese pazze e lauree triennali, «comprate» a sua insaputa in Albania.

LUIGI MARATTIN, Capogruppo pd in Commissione Bilancio Camera
Bocciata la riduzione di accise su benzina (promessa Lega) e la riduzione delle auto blu (promessa M5S).
Ma allora cosa l’hanno detto a fare in campagna elettorale?
Solo per prendere voti?

ALESSIA ROTTA, giornalista
Per anni hanno detto che avevano trovato 17 miliardi di coperture bollinate dalla Ragioneria per il Reddito di cittadinanza.
Ora ci spiegano che quei soldi non ci sono e che serve fare debito.
E a pagare sono gli italiani.

CARLO CALENDA,
Devo dire che sono rimasto abbastanza impressionato dal livello di ignoranza.
Non credevo. Mancano proprio i basici.
Detto questo forse sono stato troppo aggressivo. Il che non è mai una buona cosa.

Russia-Ucraina. Minacce e scontri sul continente europeo

Cosa accade
Apprendiamo dalle agenzie di stampa che  si aggrava la crisi tra Russia e Ucraina con scambi di accuse, minacce, proteste in piazza.
A far esplodere la miccia è stato lo scontro navale avvenuto domenica scorsa nello stretto di Kerch che ha portato al sequestro di tre navi da parte delle forze russe e al ferimento di alcuni marinai ucraini. 
La legge marziale entrerà in vigore
in 10 regioni dell'Ucraina
, quelle confinanti con la Russia e
abitate significativamente
anche da popolazioni russe: 
Odessa, Mykolajiv, Kherson,
Zaporizhzhjia,
Luhansk, Doneck, Sumy, Kharkiv,
Chernihiv 
Vinnytcja.
La risposta di Kiev è stata l'introduzione della legge marziale per 30 giorni a partire da domani nelle regioni al confine con la Russia e nell'area del Mar Nero.
Per Mosca la decisione presa dal Parlamento ucraino può rappresentare un rischio di escalation. Le tensioni sono progressivamente aumentate negli ultimi mesi nei mari al largo della Crimea, annessa dalla Russia nel 2014
L'incidente di domenica è tuttavia il più grave. 
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Dopo un ventennio dallo sgretolamento
dell'Unione Sovietica

Sono giorni di pesante confronto -quindi- fra lo stato russo e quello ucraino. Fra due popoli che storicamente sono convissutiper secoli, entrambi slavi, di religione cristiano-ortodossi e tuttavia adess disposti a fronteggiarsi anche con le armi.
Entrambi gli stati hanno subito il regime oppressivo comunista sovietico che ancora per generazioni future marchiera' quei popoli a causa della repressione e della dittatura, per nulla dissimile da quella  nazista.
L'Europa occidentale nel secondo dopoguerra lentamente e affrontando tante difficolta' e' addivenuta alla costruzione dell'Unione Europea (la stessa che oggi le frange populiste e di estrema destra vogliono latentemente demolire), quell'Unione che ci ha garantito settanta anni di pace e di crescita sci-economica. Nell'Europa orientale invece dopo la deflagrazione del regime comunista, oltre ad apparire fino ai nostri giorni  fragili le nascenti democrazie, e' fallito il tentativo di creare una Unione fra gli stati e le etnie che ricadevano all'interno dell'ex Unione Sovietica. 
Quasi tutti i paesi del blocco sovietico oggi aderiscono all'Unione Europea e/o alla Nato. 

Ucraina e Russia, i due paesi piu' popolati e piu' vasti dell'ex Unione Sovietica sono ufficialmente slegati da alleanze, anche se l'Ucraina ha piu' di un legame economico  e non con l'Occidente e soprattutto con la Germania e gli Usa.
I due paesi, entrambi slavi, linguisticamente russi, religiosamente ortodossi sono tuttavia in disaccordo sui confini, sulla storia e persino sulle gerarchie di riferimento religioso cui fare riferimento e sul tipo di interlocuzione da intrattenere con l'Europa occidentale.
Ecco perche' ritmicamente fra i due paesi il confronto piuttosto che al dialogo viene affidato alle armi.


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Due popoli etnicamente
simili, ma uno guarda ad Occidente


Se fra due paesi etnicamente e storicamente simili il dialogo nel terzo millennio e' difficile, o addirittura impossibile, come non addebitare la gran parte della responsabilita' ai 70 anni di regime oppressivo, e di diffidenza dei Lenin, Stalin, Krusciiv, Brezniev ? 
Dittatori non dissimili da Hitler che hanno ignorato il dialogo e la distensione con i diversi ed imposto regimi polizieschi, oppressivi e di miseria diffusa.
Da una intervista al defunto 

Patriarca Alessio II leggiamo:
("...A noi era concesso soltanto di officiare il servizio divino all'interno delle mura delle chiese. Eppure abbiamo predicato instancabilmente la parola del Signore, abbiamo officiato le liturgie funebri, amministrato il sacramento del Battesimo e quello del Matrimonio. Per amministrare il Battesimo ci creavano difficolta' enormi: occorreva il consenso  e la presenza dei genitori del battezzando con le loro firme.
Queste informazioni dovevano obbligatoriamente essere trasmesse ai Comitati Esecutivi  (del Partito) e, dopo qualche tempo, i fedeli, che in conseguenza della loro fede erano andati incontro a gravi conseguenze con le autorita', ritornavano dal sacerdote protestando: "Noi ci siamo sposati in chiesa, fidandoci di lei, e lei invece ci ha tradito!".
Ecco in qual modo lo Stato sovietico ci dipingeva agli occhi dei fedeli").

martedì 27 novembre 2018

Hannah Arendt: «Ogni evento sviluppa la propria efficacia soltanto nella memoria, […] nello spazio della memoria […] Il significato che l’evento ha in sé si sviluppa, diventa efficace nella memoria e fonda la storia”

Nessuno degli Arbëreshë d'Italia dubita di essere totalmente italiano. Questo profondo ed essenziale sentimento non impedisce di ricordare sotto profili vari, siano essi storici, culturali, sentimentali e/o identitari, che gli Arbëreshë hanno lontane origini nella penisola balcanica e più esattamente in Albania e nel Nord della Grecia. Ecco perchè domani, 28 Novembre in più luoghi viene ricordata la festa della bandiera, la festa nazionale dell'Albania. 
Si celebra ogni 28 novembre in Albania, in Kosovo e in tutte le realtà della secolare diaspora albanese.  

Corrisponde al giorno dell'indipendenza albanese del 28 Novembre 1912 (in albanese dita e pavaresise) o giorno della Bandiera (in albanese dita e Flamurit). In quel giorno  cessò l'occupazione dell’Impero ottomano dell'Albania che era durata ben cinque secoli; occupazione che è stata all'origine dell'esodo degli Arbëreshë verso terre italiane a cominciare dalla seconda metà del XV secolo.


La Sicilia. Come non la conosciamo (1)

Dopo i secoli "bui" del Medioevo che però per la nostra isola, con i bizantini, gli arabi ed i normanni, tanto bui non furono, nel Settecento in tutta Europa cresce la moda fra gli intellettuali di visitare e scrivere di un passato glorioso della Sicilia (Grand Tour).
Cominciano fra il 1767 e il 1771 il barone tedesco von Riedesel e lo scozzese Patrick Brydone che pubblicano le loro riflessioni ed i resoconti del loro viaggio nella terra del classicismo greco.
Erano rimasti tanto affascinati dai templi greci e dalle meraviglie della natura da invitare i loro connazionali a scoprire un mondo ignoto alla sensibilità' di fine settecento del Nord europeo.

Con l'aiuto di numerosi libri pubblicati in anni recenti da storici, sociologi, giornalisti e cattedratici proveremo nel corso di alcune puntate di svelare tanti aspetti della nostra isola che noi, noi siciliani che qui viviamo, non sempre cogliamo e che invece chi viene da fuori coglie e ne resta pure affascinato.

Cosa cercavano a fine settecento i tanti studiosi europei con i loro numerosi e duraturi giro dell'isola ? 
Volevano anzitutto riscoprire le origini della "grecità" su cui, ancora oggi, è fondata la cultura europea. La cercavano qui per due ragioni: 
1) la Grecia di fine settecento era inaccessibile, come l'intera penisola balcanica, perché dominata dagli ottomani, 
2) la Sicilia possedeva e possiede un patrimonio di monumenti incontaminati dell'antichità greca che è vastissimo e sufficientemente caratterizzante della sua lunghissima permanenza nell'ambito ellenico e poi bizantino.

Fra gli studiosi nordeuropei di quegli anni di fine settecento tanti erano abati di ricchi e potenti monasteri, come Jean-Claude de Saint-Non che per piu anni sostenne le spese per numerosi artisti, archeologi e incisori per cogliere ciò che restava e trasmettevano all'animo umano le rovine degli antichi templi, teatri  e le bellezze naturalistiche entro cui queste erano inserite.
Accanto ai personaggi e abati dei potenti monasteri nordeuropei a riscoprire in Sicilia la grande portata della cultura greca cominciarono a venire e a permanervi per più anni furono anche i grandi cultori del crescente "illuminismo".

Nel 1787 Goethe e' a Palermo e scrive che  la Sicilia è "la chiave di ogni cosa" e poi aggiunge "l'Italia senza la Sicilia non lascia nessuna immagine nello spirito".
La seconda metà del Settecento è stata davvero una grande stagione di riscoperta della Sicilia guardata come palese sorgente della cultura classica greca che viene posta come fonte di identità e di cultura dell'intero continente europeo.

Dopo che nel 1787 il tedesco Winckelmann pubblica "Le osservazioni sull'architettura dell'antico tempio di Girgenti" e migliaia e migliaia di nordeuropei visitano l'isola -e i tanti paesini isolati e privi di contatti col mondo della Sicilia-. Le trazzere dell'isola sono attraversate in lungo e in largo per raggiungere le mitiche Girgenti, Siracusa etc. 
Flusso di visitatori che continuerà fino ai primi albori delle linee ferroviarie a metà Ottocento.
In quegli anni in tutta Europa (fino alla lontana Russia) la Sicilia più che terra di mafia è sempre descritta in maniera quasi leggendaria come terra di rigogliose piante alimentari: grano, vite, olivo, frutteti che accanto alla grecità dei templi abbellivano la visione dell'occhio e dell'animo umano.

Non esiste paese nordeuropeo che non conservi nei musei opere di grandi artisti di fine settecento e pure dell'ottocento che non abbiano ritratto i templi agrigentini, le rovine di Taormina e/o di Siracusa, le rovine di varie fortezze e castelli e i ruderi della storia dell'isola che era stata dimenticata dagli stessi siciliani.

I ricordi che qui abbiamo a lunghe spanne tratteggiato stanno all'origine delle piu' grandi denominazioni degli alberghi di Sicilia, frequentati fino ai tempi della "Bella époque" ai primi del novecento dai nordeuropei (Villa Igea a Palermo, San Domenico a Taormina, Hotel des Étrangers di Siracusa...).
Fino all'inizio del Novecento pure per le case regnanti d'Europa e non (di Germania, Russia, Cina, Gran Bretagna etc.) era tappa obbligata sostare in lunghi periodi in Sicilia. Venire in Sicilia era come venire ad abbeverarsi alle sorgenti della civiltà.

Amare questa terra anche in questo brutto  periodo che stiamo attraversando con i politici arruffoni ed ignoranti, con l'economia che perde pezzi ed i giovani che fuggono in cerca di lavoro, con le stesse Università dell'isola che non godono più dell'antico prestigio, sta a noi, a noi tutti che amiamo questa terra e la sua storia fare qualcosa per farla nuovamente risplendere. Come ? ognuno facendo bene ciò che fa.


lunedì 26 novembre 2018

Corleone. Ha vinto il candidato del Centro-Destra

Nicolò Nicolosi è il neo sindaco della cittadina.
Ha quindi vinto il centrodestra e Nicolò Nicolosi ha ricevuto 3.587 voti.
"E' una vittoria per la città - sono le parole del neo sindaco - i corleonesi si sono svegliati'.
Maurizio Pascucci, candidato inizialmente dal M5s e poi disconosciuto da Luigi Di Maio per avere postato sui social una foto con il nipote di Bernardo Provenzano, ha conquistato il secondo posto con 1.830 voti, poco più della metà dei voti del neo sindaco.
Il terzo concorrente, Salvatore Antonino Saporito, ha ottenuto 1.006 consensi. 

domenica 25 novembre 2018

Di fronte alla procedura d'infrazione. E' comico seguire il comportamento del governo populista.

Un livello sempre più imbarazzante, la totale assenza di politica, 
di risposte, di pragmatismo e di verità.

Che senso ha voler violare le regole
sottoscritte liberamente da tutti i 28 aderenti all'U.E ?

Cosa è venuto fuori dalla cena di ieri sera fra Juncker e Conte ?

Manovra, come è andata la cena di Conte e Juncker: come cambieranno pensioni e reddito per dialogare con l'Europa

Esiste sempre dialogo fra
chi scrive e chi legge ?

"Alla cena con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il clima è stato molto sereno, di confronto, abbiamo parlato di quello che stiamo facendo: in cinque mesi abbiamo rivoluzionato il Paese e continueremo a farlo. Non abbiamo parlato di saldi della legge di Bilancio, ma dell'importanza delle nostre riforme e del nostro piano" ha spiegato il presidente del Consiglio Conte.

Al di là delle parole di cortesia quale è il vero senso conclusivo dell'incontro?
Sembra che la tattica del governo dei populisti (isolati nel resto dell'Europa) di fronte al rischio di procedura d'infrazione sia questa: non cambiamo la legge di bilancio ma continuiamo a dialogare. 


Il che pare equivalente a quanto ciascuno di noi potrà fare la prossima volta che un vigile ci fermerà per multarci e noi di contro ci adegueremo a quanto vuole fare il governo Conte: terremo aperto il dialogo ...

Hanno detto ... ...

Il consiglio di Tsipras, premier greco, all’Italia: «Meglio che facciate subito quello che comunque vi faranno fare dopo».
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Il consiglio di Tsipras all’Italia «Cedete subito, poi sarà peggio» 

Il premier greco: uscire dall’euro? Buona fortuna. 

(dal Corriere della Sera)
«Non posso far nulla perché sarei il primo a destare sospetti», ha detto Tsipras, che senz’altro ricorda come l’Italia non fece nulla quando lui cercò disperatamente di ammorbidire le condizioni — allora draconiane — poste dall’area euro alla Grecia.
Poi però Tsipras, memore della ritirata che improvvisò nel luglio 2015 dopo aver bloccato i conti bancari degli elettori per evitare il collasso del sistema, ha offerto un consiglio all’Italia. «È meglio che facciate oggi quel che comunque vi faranno fare domani», ha osservato. «Se invece avete un’altra idea – ha aggiunto, forse alludendo all’opzione di uscita dell’euro che lui rifiutò - be’, allora good luck». Buona fortuna.

Corleone. Un servizio dell'agenzia Agi (da cui attingiamo lo schema di analisi) ci aiuta a capire il quadro socio-politico della cittadina

Il voto di oggi nella vicina Corleone
Il Comune, sciolto per mafia nel 2016, è rinato grazie alle tre commissarie che hanno gestito il Comune in questi due ultimi anni: 
"Abbiamo provato a difendere la dignità di Corleone e dei corleonesi in ogni modo", hanno trasmesso in questi giorni ai media.
Corleone, il comune a pochi chilometri da Contessa Entellina, insieme a quello di Palazzo Adriano, nell'agosto 2016 era stato sciolto -come tutti ricordiamo- per vicende di mafia. 
Su Corleone è concentrata -per ovvi motivi- l'attenzione nazionale anche se in parte, dicono le tre commissarie ed i giovani del posto e la stessa Chiesa locale, quella della della vecchia mafia è adesso un storia finita.
Molti osservatori assicurano che sul fronte della partecipazione alla vita civile e di una maggiore consapevolezza sulle scelte amministrative adesso si registrano passi in avanti.  
"Nel Comune di Corleone sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialità degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonché il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi": lo scriveva il ministro dell'Interno del tempo nella relazione che esplicitava i motivi che hanno portato allo scioglimento il 10 agosto 2016. Si dava atto della "sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento".
Documentata una contiguità tra esponenti della criminalità organizzata corleonese o tra persone ad essi vicine e gli amministratori comunali, "favorita da un fitto intreccio di legami parentali, da rapporti di frequentazione o da una comunanza di interessi economici".
Le attività connesse alla gestione del ciclo dei rifiuti sono quelle che suscitano maggiore interesse da parte della criminalità organizzata. Il comune di Corleone, "sfruttando le difficoltà incontrate dalla società incaricata della raccolta, ha garantito a società private, collegate a consorterie mafiose locali, lo svolgimento del servizio di raccolta rifiuti".
Dal febbraio 2015 è partita la gestione straordinaria del servizio disponendo interventi sussidiari attraverso noli affidati a due imprese, "di cui una riconducibile ad un soggetto vicino alla locale famiglia mafiosa".
Il comune di Corleone aveva inoltre esternalizzato il servizio di accertamento e riscossione dei tributi: è un fatto il calo di oltre 40 punti percentuali nella riscossione ordinaria dei tributi, che passa dal 73% al 25%: "Tra gli utenti morosi - spiegava il documento - vi sono esponenti della locale clan". Persino la difesa dell'amministrazione in tutti i contenziosi stragiudiziali "è stata affidata ad un avvocato legato da vincoli parentali con la famiglia mafiosa corleonese".
Le commissarie
"Il risveglio dell'attenzione dei giovani corleonesi lo consideriamo il vero successo di questo commissariamento. Saranno loro le sentinelle del futuro di Corleone", hanno detto le tre dipendenti del ministero dell'Interno che hanno gestito il Comune per due anni: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola. "Abbiamo provato a difendere la dignità di Corleone e dei corleonesi in ogni modo", hanno spiegato, "una difesa basata sui diritti e sui regolamenti, che non abbia bisogno di prevaricazioni. Corleone non è uno zoo, nè per i turisti in cerca di escursioni di mafia, nè per multinazionali alla ricerca di set pubblicitari per scimmiottare stanchi stereotipi".
La gestione del Comune è passata da scelte normali, ma non scontate da queste parti dove non ci sono più zone franche, neppure sulle tasse che i mafiosi prima non pagavano. Le commissarie hanno inoltre contribuito a dar vita a un marchio che identifica i prodotti di Corleone e hanno promosso un turismo che mette a sistema circuiti religiosi, beni confiscati e prodotti delle terre confiscate e affidate alle coop.
La chiesa, via il fango e basta furberie
La mafia, ha ragionato con Agi l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, "non è scomparsa, anche se non domina più il territorio e non ha il consenso di prima. E' presente in maniera silente e c'è ancora una mentalità mafiosa. Non bisogna, dunque, abbassare la guardia". Ma è un fatto, che "Corleone sta cambiando, a partire dai giovani. Alla marcia della legalità hanno preso parte questa volta tutte le componenti ecclesiali, i sindacati, le associazioni, senza riserve e senza paura di manifestare".
Una rete di resistenza. I giovani come "angeli del fango" entrati in azione nella drammatica ondata di maltempo. Per Pennisi un simbolo: "Oltre al fango fisico, c'è questo fango, quello della mafia, che ha sporcato Corleone e che stiamo insieme spalando via". 
Riguardo alle elezioni, la Chiesa "vuole rimanere al di sopra delle parti", ma indica le priorità "che sono i giovani e il lavoro e i valori di una cittadinanza attiva, responsabile, solidale. Basta furberie - è il monito - è tempo dell'impegno di tutti per il bene comune".
(Questo testo è stato elaborato attingendo
 in buona parte da un servizio AGI)

Hanno detto ... ...

Nel M5S a fronte di un sottosegretario che
prova a individuare i guasti del sistema c'è
un sottosegretario che ancora deve 
imparare cosa si la scienza economica.

Bella l'analisi dell'ex migliorista E. Macaluso
MICHELE GERACI, sotosegretario allo Sviluppo Economico
Il Medioevo tecnologico italiano ha bisogno di una scossa riformatrice: anche a Palermo ho insistito sulla necessità di avviare riforme per
1)digitalizzazione imprese;
2)diffusione pagamenti online;
3)rafforzamento trasporti e logistica.

LAURA CASTELLI, M5S sottosegretario all'economia
«L’asta dei titoli di Stato è andata deserta perché la gente non ha soldi. Stiamo cercando di risolvere il problema».
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EMANUELE MACALUSO, già esponente della Sinistra politica (i miglioristi socialdemocratici di un tempo).

CORLEONE, LA MAFIA, I 5STELLE E I DUE PD
“La Repubblica” ieri ha dedicato una pagina a quel che succede a Corleone dove domani si svolgeranno le elezioni amministrative. S’è trattato di una iniziativa lodevole con un reportage firmato da Emanuele Lauria. Corleone, per tanti italiani, è un Comune simbolo della mafia: la patria di Riina, Provenzano, Liggio, Bagarella, di quel gruppo sanguinario di mafiosi che liquidò con il mitra la vecchia mafia di Bontade, Inzerillo, Buscetta e di altri, che praticò il terrorismo mafioso uccidendo magistrati, uomini politici, carabinieri, poliziotti con l’obiettivo di piegare lo Stato. Ma furono sconfitti.
Però, per me ed altri della mia generazione e di quelle seguenti, Corleone è il centro dove si svolsero grandi lotte per l’occupazione delle terre e il riscatto sociale. Nel 1948 fu ucciso Placido Rizzotto, segretario della Camera del Lavoro. Nel 1949 in quel Comune guidai l’occupazione delle terre con Pio La Torre che operava nella vicina Bisacquino. Pio fu arrestato, a causa di una falsa testimonianza di un commissario e scontò 16 mesi di carcere all’Ucciardone, Io ed altri compagni fummo processati a piede libero e tutti condannati a sedici mesi. Corleone, quindi, per me e per tanti compagni (molti dei quali, purtroppo, non ci sono più) è un simbolo di lotta contro la mafia e gli agrari. I mafiosi, infatti, erano i guardiani dei feudi.
Ho letto il servizio di Lauria con tristezza e non solo perché il candidato dei Cinque Stelle, il partito di Di Maio, si è fatto fotografare con il nipote di Provenzano, postando l’immagine sui social al fine di comunicare a certe fasce del paese che sta con loro. La mia riflessione riguarda quel che è diventato il Pd a Corleone. Ecco cosa ha scritto Lauria: “Il Pd ha almeno due anime contrapposte. Con Saporito (un architetto che vuole esprimere genuinamente il centrosinistra) c’è un’area di ex diessini che si riconosce nell’ex capogruppo all’Ars Antonello Cracolici. Con Nicolosi, appoggiato dal partito del governatore Musumeci (è la destra siciliana, ndr.) ci sono tre consiglieri democratici e, soprattutto, con il ruolo di candidato a vicesindaco, c’è Salvatore Schillaci, ovvero l’ultimo segretario (renziano) del Pd che a Corleone ha chiuso il suo circolo un anno fa”.
Questa ignobile politica che coinvolge il Pd di Corleone non è un’eccezione. Le trasversalità con la destra, soprattutto nel sud, sono tante. Quindi esiste un problema che riguarda il Pd nel suo complesso, la sua direzione, il suo modo d’essere. Tuttavia, nessuno dei tre principali candidati alle cosiddette primarie del Pd ha posto il problema del Mezzogiorno e, in relazione con un esame reale ed onesto, di cosa è il partito e cosa dovrebbe essere per definirsi di sinistra o di centrosinistra. Cioè, un partito che dovrebbe essere l’asse portante di un’alternativa al governo giallo-verde. L’unica cosa da apprezzare a Corleone è quel che hanno fatto le tre commissarie prefettizie del Comune che fu sciolto per mafia. Hanno operato bene, a quanto pare, nel paese e alla via dove abita la famiglia Riina-Bagarella hanno dato il nome di Cesare Terranova, grande magistrato assassinato da Cosa Nostra. Non conosco queste signore ma le ringrazio: è un segnale forte e significativo.
(24 novembre 2018)