Il voto di oggi nella vicina Corleone
Il Comune, sciolto per mafia nel 2016, è
rinato grazie alle tre commissarie che hanno gestito il Comune
in questi due ultimi anni:
"Abbiamo provato a difendere la
dignità di Corleone e dei corleonesi in ogni modo", hanno trasmesso
in questi giorni ai media.
Corleone, il comune a pochi chilometri da
Contessa Entellina, insieme a quello di Palazzo Adriano, nell'agosto 2016
era stato sciolto -come tutti ricordiamo- per vicende di mafia.
Su Corleone è concentrata -per ovvi
motivi- l'attenzione nazionale anche se in parte, dicono le tre commissarie ed
i giovani del posto e la stessa Chiesa locale, quella della della vecchia mafia
è adesso un storia finita.
Molti osservatori assicurano che sul
fronte della partecipazione alla vita civile e di una maggiore consapevolezza
sulle scelte amministrative adesso si registrano passi in avanti.
"Nel Comune di Corleone sono state
riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che
hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialità degli organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonché il buon
andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi": lo
scriveva il ministro dell'Interno del tempo nella relazione che esplicitava i
motivi che hanno portato allo scioglimento il 10 agosto 2016. Si
dava atto della "sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su
collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la
criminalità organizzata e su forme di condizionamento".
Documentata una contiguità tra
esponenti della criminalità organizzata corleonese o tra persone ad essi
vicine e gli amministratori comunali, "favorita da un fitto intreccio di
legami parentali, da rapporti di frequentazione o da una comunanza di interessi
economici".
Le attività connesse alla gestione
del ciclo dei rifiuti sono quelle che suscitano maggiore interesse da parte
della criminalità organizzata. Il comune di Corleone, "sfruttando le
difficoltà incontrate dalla società incaricata della raccolta, ha
garantito a società private, collegate a consorterie mafiose locali, lo
svolgimento del servizio di raccolta rifiuti".
Dal febbraio 2015 è partita la
gestione straordinaria del servizio disponendo interventi sussidiari attraverso
noli affidati a due imprese, "di cui una riconducibile ad un soggetto
vicino alla locale famiglia mafiosa".
Il comune di Corleone aveva inoltre
esternalizzato il servizio di accertamento e riscossione dei tributi: è un
fatto il calo di oltre 40 punti percentuali nella riscossione ordinaria dei
tributi, che passa dal 73% al 25%: "Tra gli utenti morosi - spiegava il
documento - vi sono esponenti della locale clan". Persino la difesa
dell'amministrazione in tutti i contenziosi stragiudiziali "è stata
affidata ad un avvocato legato da vincoli parentali con la famiglia mafiosa
corleonese".
Le commissarie
"Il risveglio dell'attenzione
dei giovani corleonesi lo consideriamo il vero successo di questo
commissariamento. Saranno loro le sentinelle del futuro di Corleone",
hanno detto le tre dipendenti del ministero dell'Interno che hanno gestito il Comune
per due anni: Giovanna Termini, Rosanna Mallemi e Maria Cacciola. "Abbiamo
provato a difendere la dignità di Corleone e dei corleonesi in ogni
modo", hanno spiegato, "una difesa basata sui diritti e sui
regolamenti, che non abbia bisogno di prevaricazioni. Corleone non è uno
zoo, nè per i turisti in cerca di escursioni di mafia, nè per
multinazionali alla ricerca di set pubblicitari per scimmiottare stanchi
stereotipi".
La gestione del Comune è passata da
scelte normali, ma non scontate da queste parti dove non ci sono più zone
franche, neppure sulle tasse che i mafiosi prima non pagavano. Le commissarie
hanno inoltre contribuito a dar vita a un marchio che identifica i prodotti di
Corleone e hanno promosso un turismo che mette a sistema circuiti religiosi,
beni confiscati e prodotti delle terre confiscate e affidate alle coop.
La chiesa, via il
fango e basta furberie
La mafia, ha ragionato con Agi l'arcivescovo di Monreale
Michele Pennisi, "non è scomparsa, anche se non domina più il territorio e
non ha il consenso di prima. E' presente in maniera silente e c'è ancora
una mentalità mafiosa. Non bisogna, dunque, abbassare la guardia". Ma
è un fatto, che "Corleone sta cambiando, a partire dai giovani. Alla
marcia della legalità hanno preso parte questa volta tutte le componenti
ecclesiali, i sindacati, le associazioni, senza riserve e senza paura di
manifestare".
Una rete di resistenza. I giovani come
"angeli del fango" entrati in azione nella drammatica ondata di
maltempo. Per Pennisi un simbolo: "Oltre al fango fisico, c'è questo
fango, quello della mafia, che ha sporcato Corleone e che stiamo insieme
spalando via".
Riguardo alle elezioni, la Chiesa
"vuole rimanere al di sopra delle parti", ma indica le
priorità "che sono i giovani e il lavoro e i valori di una
cittadinanza attiva, responsabile, solidale. Basta furberie - è il monito
- è tempo dell'impegno di tutti per il bene comune".
(Questo testo è stato
elaborato attingendo
in buona parte da
un servizio AGI)
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