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mercoledì 5 aprile 2023

Settimana Santa. Riflessioni, documenti, storia

Un punto di vista ebraico

 Il libro di Chaim Cohn, "Processo e Morte di Gesù", fa ampi richiami al diritto ebraico e romano del periodo in cui il Nazareno fu condannato alla crocifissione. L'autore è stato nel periodo successivo alla fondazione dello Stato d'Israele (1949) Procuratore Generale del Tribunale di quel Paese e nella veste di giurista ed anche di storico ha studiato con grande passione, nel lungo lasso di un ventennio, la vicenda che porto' alla crocifissione di Cristo. Nella pagina sul Blog di oggi non intendiamo affrontare il merito del libro, su cui ci proponiamo nel lungo lasso di tempo di cogliere come il mondo ebraico dei nostri giorno si pone nei confronti del Cristianesimo.
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 In una nota del testo riprendiamo, per il blog, per intanto, una nota di Martin Mordechai Buber 1878-1965 (filosofo, teologo e pedagogista austriaco naturalizzato israeliano) il quale enfatizza come per l'ebraismo abbia importanza che una fede come quella cristiana sia sorta dall'interno dell'ebraismo, come da una sua costola, propagandosi nel mondo.

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 "Da circa cinquant'anni ho fatto oggetto cospicuo dei miei studi il Nuovo Testamento, e ritengo di essere un buon lettore che presta ascolto senza pregiudizi a ciò che viene detto. Fin dalla giovinezza ho percepito Gesù come un mio fratello grande. Il fatto che il Cristianesimo lo abbia considerato e lo consideri come Dio e Redentore a me è sempre apparso un dato di fatto della massima serietà, che devo cercare di capire sia in se stesso che per me (...). Il mio rapporto personale di apertura fraterna a Gesù è diventato sempre più forte e più puro, e oggi guardo a lui con uno sguardo più intenso e limpido che mai. Per me è più certo che mai che a Gesù spetta un grande posto nella storia della fede di Israele, e che questo posto non può essere definito con nessuna delle categorie usuali". E pur teorizzando i "due tipi di fede", l'uno ebraico (emunah, affidamento del credente alla mano protettrice di Dio) e l'altro cristiano (pistis, professione di un contenuto di fede), scrive: "Ciascuna fede ha gettato radici anche nell'altro campo, quella ebraica nel terreno cristiano e quella cristiana nel terreno ebraico, e anzi già nel terreno ebraico pre-cristiano -ciò si spiega col fatto che tale  fede derivava da una religiosità "ellenistica" (ossia da una religiosità dell'Oriente decadente plasmata dall'eidos tardo ellenistico) la quale era infiltrata nel Giudaismo già prima di contribuire al sorgere del Cristianesimo; ma solo nel Cristianesimo primitivo questa (seconda) fede ha raggiunto la sua piena maturazione, è diventata in senso stretto e pregnante fede dei credenti (...) nell'insegnamento dello stesso Gesù, così come lo conosciamo dai testi più antichi dei Vangeli, domina l'elemento genuinamente giudaico.. E quando in seguito dei cristiani sentiranno il desiderio di ritornare al genuino insegnamento di Gesù, non di rado si intavolerà, su questo come su altri punti, una specie di dialogo inconsapevole col genuino ebraismo".

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