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giovedì 27 aprile 2023

Flash sulla nostra Storia

La piccola storia dei territori occasionalmente

incontra la grande Storia continentale 

Domenico Caracciolo

Sul finire del Settecento la baronia dei Colonna sulle terre di Sicilia, compresa l'arbëreshe Contessa, era da tempo passata, diremmo oggi, sotto conduzione "fallimentare" per l'immenso indebitamento dei titolati principi. Non solamente la Terra di Contessa, ma tutti i domini in Sicilia di quella signoria dei Colonna erano "commissariati".

A provare a mettere ordine sull'ormai tardivo ordine feudale in Sicilia da Napoli fu inviato a Palermo, col rango di viceré il marchese Caracciolo, nobilediplomatico e uomo politico del Regno di Napoli. Si trattò di un illuminista, di un uomo proteso a contrarre, se non a eliminare, i poteri di natura pubblicistica affidati fino ad allora ai baroni.

 Da una serie di appunti, riportiamo:

dalla lettera circolare del 1785

 Con lettera (=provvedimento): 

-"fu vietata ancora un'altra volta quella esorbitante riscossione di dazi e prestazioni che i baroni facevano senza titolo espresso: 

-fu permessa la estrazione di generi di agricoltura dalle terre baronali per cui fino allora era stato bisogno il permesso del barone o del suo delegato, che talvolta arbitrariamente  lo negava: 

-fu dato agli abitanti delle baronie la libertà di vendere  come e a chi meglio lor pagasse, i prodotti della loro industria; 

-fu data ai medesimi la facoltà, anzi fu restituito il diritto di panizzare  come anche di macinare  le loro olive dovunque lor piacesse senza essere costretti più oltre di fare  il pane e l'olio nei forni e nei trappeti (frantoi) dei baroni; 

-fu tolta finalmente a questi ultimi  la ingerenza  che si avevano arrogato sull'amministrazione delle municipalità". 

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