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giovedì 20 aprile 2023

La Resistenza

  Ci piace riassumere e nel contempo commentare nell'approssimarsi del 25 aprile un molto ampio articolo pubblicato giorni fa sul Corriere della Sera da Paolo Fallai, giornalista, scrittore, autore televisivo, e teatrale.

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 Fra una settimana in Italia si ricorderà la Resistenza, la lotta al regime fascista, sulle cui ceneri è sorta la Repubblica anti-fascista. Con una parola, "Resistenza", si è voluto trasmettere alle generazioni successive alla seconda guerra mondiale, un significato chiaro che consente di descrivere l'opposizione ad una forza autoritaria. La lettera maiuscola, Resistenza, sta ad indicare tutti i movimenti che si sono opposti ai fascisti e ai nazisti durante la seconda guerra mondiale. I protagonisti della Resistenza erano socialisti, comunisti, liberali e democratici dalle varie culture e tutti hanno combattuto per riconquistare la libertà, spesso pagando con la vita, perché noi, generazioni successive, potessimo vivere il diritto alla libera espressione e l'aspirazione ad un mondo diverso da quello che i vari (e sempre riemergenti) caudigli vogliono imporci, ed un mondo sempre migliore.

La parola resistenza non esaurisce la reazione di un momento. Essa possiede la capacità di perseverare, contiene in sé un rifiuto che non si ferma ad un semplice «no» ma può sopportare nel tempo il prezzo dell’opposizione, può insistere e reggere fino a quando la minaccia repressiva ed antiliberale non è sconfitta. Possiede un significato figurato che porta con sé una capacità che dura nel tempo.

La Resistenza che ogni anno viene celebrata in Italia il 25 Aprile, rievoca l'accostamento antifascista alla rivolta armata contro l’esercito tedesco e i nazi fascisti che occupavano l’Italia durante la Seconda guerra mondiale. 
L'opposizione che innizialmente fu clandestina vista la spietata repressione fatta di omicidi politici, arresti e processi farsa contro chiunque non accettava la dittatura, dopo l’8 settembre 1943 e il disfacimento del regime fascista e con l’Italia occupata dalle truppe naziste diventerà un modello per definire la lotta di tutti i popoli che si oppongono all’oppressione.
  Nel corso di 20 mesi di lotta fu scritta una pagina storica che avrebbe restituito dignità all’Italia dopo l’infamia fascista e nessuno ancora la chiamava Resistenza. Fu negli anni Cinquanta, nelle corso delle lezioni dello storico Federico Chabod che la rivista dell’Associazione nazionale partigiani italiani cominciò ad usare quella lotta "resistenza".

 Fra il 1943 e il 1945 decine di migliaia di civili, tra loro bambini, donne, vecchi, vennero uccisi nel corso di 2.273 stragi compiute dai nazisti e dai fascisti, in una geografia dell’orrore che non risparmiò un angolo d’Italia.  L'elenco riporta: Stazzema, Marzabotto, Fivizzano, Fossoli, Cefalonia, accanto a un lungo elenco di località grandi e piccole .

() Kesselring, il capo delle truppe tedesche in Italia, fu processato a Norimberga per crimini contro l’umanità, e condannato a morte nel 1947. La condanna gli fu commutata in carcere a vita. Dopo soli cinque anni però uscì, per asseriti motivi di salute.
 () La strage delle Fosse Ardeatine (335 trucidati) fu attribuita al comandante delle SS a Roma Herbert Kappler; questi fu arrestato dagli inglesi, nel 1947, processato e condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano. Rinchiuso a Gaeta, nel 1976 fu trasferito all’ospedale militare del Celio per motivi di salute. Da qui però evase, con l’aiuto della moglie, il 15 agosto 1977, provocando uno scandalo e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Vito Lattanzio. 
() Erich Priebke, aiutante di Kappler, fu arrestato in Argentina ed estradato in Italia nel 1995. Fu processato per l’eccidio nel 1996, ma il tribunale militare giudicò il reato estinto, suscitando le proteste dei familiari delle vittime. Condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello (1998), lo scontò agli arresti domiciliari. È morto nell’ottobre 2013, aveva da poco compiuto cento anni. 

La Resistenza. La festa nazionale ricorda quindi la Liberazione dall’occupazione nazifascista e non la fine della guerra che avverrà il 3 maggio. 
Il 25 aprile il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia proclamò l’insurrezione di tutti i partigiani. Fu il sigillo contro:
la dittatura, le leggi razziste (altro che razziali), l’abolizione delle libertà civili, l’alleanza con i nazisti.
Il Comitato era composto da  esponenti politici molto diversi, cattolici, socialisti, comunisti, liberali, tutti convinti che l’interesse e la dignità del paese dovessero essere prevalenti rispetto a ogni egoismo politico. 

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