Quando si parla di "Casale"
Il casale, di cui frequentemente leggiamo su libri e fogli che provano ad immaginare cosa ci fosse sul territorio di Contessa prima che arrivassero gli arbëreshe, nei testi di Storia viene pure definito habitatus.
Rappresentava l’unità minima abitativa corrispondente, nella media, ad un abitato formato da cinque a dieci modestissime abitazioni (generalmente tuguri) perlopiù fatte di pietra e paglia, dove promiscuamente stavano uomini ed animali, per un totale di un venti/trenta persone e con un’estensione territoriale limitata alle capacità e possibilità di coltivazione.
Potevano esservi casali anche più piccoli, mentre in quelli di dimensioni maggiori spesso fortificati, si trovavano cappelle, castelli e fondaci.
Il concetto di casale si presenta estremamente vario e differentemente interpretato da chi si propone di concettualizzarlo per farlo valere in più situazioni.I casali nella Sicilia post arabo-normanna nell'Isola erano migliaia, sparsi a pioggia un po’ ovunque, segno che quando la pace sociale regnava nell'isola veniva favorito l’uso agricolo del territorio. Molti erano -lungo il periodo feudale- gli insediamenti abitativi in grotta che erano non solo casali e castelli ma a volte anche Terre di notevole importanza.
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