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domenica 26 aprile 2020

Alle radici del Cristianesimo

Ci proponiamo di dare alla pagina "Alle radici del Cristianesimo" un taglio diverso da quello usuale del recente passato. La pagina troverà una sua tipologia definitiva nelle prossime settimane.
Intanto per alcune domeniche proporremo dei testi di Pavel Florenskij, un pensatore geniale e originale del XX secolo. 
Sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa fu fucilato nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1937 su determinazione del potere sovietico.
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Il Timore di Dio


Sergiev Posad,   I.V.1918

2. "Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore (sal. 33 (34),12). Ecco parole che di moderno hanno ben poco. Ma, che fare? Se volete parlare della religione, cosa certo non moderna, dovete riconciliarvi anche con la parola "timore". Parola non di questo tempo, ma a ogni tempo adatta. La religione è innanzitutto timor di Dio. E chi intende penetrare nel Santuario della religione, deve imparare ad avere timore. La mancanza di timore è segno non di coraggio, ma, al contrario di insolenza, di quella sfacciataggine spirituale tipica delle nature codarde che si sentono sicure della loro impunità. Non sa cos'è il timor di Dio chi non sa cos'è nemmeno la religione. Non teme, perchè è consapevole dell'insignificanza di un Altro che è sopra di lui. "Signore, pianta in me la radice del bene; il timore di te nel mio cuore".
La radice del bene è appunto il timor di Dio che dall'alto prende posto nel nostro cuore: nella religione niente cresce senza questa radice e da questa proviene ogni bene, Prendete la Bibbia o per lo meno cercate nelle concordanze i passi che parlano di timor di Dio. Sono tantissimi. E tutti importantissimi. Il Signore è terribile nella Sua grandezza, nella Sua infinita superiorità, nel Suo insondabile mistero! Il Signore è come il fuoco, "E' terribile cadere nelle mani del Dio vivente" (Eb. 10,31). Terribile è il Suo nome (cfr. Mt 1,14), terribile il luogo della sua apparizione (cfr. Gen 28,17). Dio è grande e terribile, terribile per tutti e in tutto: la Sacra Scrittura lo ripete infinite volte e con essa anche chi ha anche chi ha realmente conosciuto Dio. Chi lo ha davvero conosciuto e non chi ha scritto su di Lui trattati insopportabili  o, tra un pranzo ed una cena, inutili feuilleton. Terribile terribile, terribile. E verso il popolo eletto e verso i pagani: tutta la religione, qualsiasi religione, è piena e permeata da questo ineffabile timor di Dio. E perciò "il timore del Signore sia con voi" (2Cr 19,7), "il timore del Signore sia il tuo tesoro" (Is 33,6) ecc. ecc. "Il timore del Signore è puro" (Sal 18(19), 10) ed è "principio della saggezza" (Sal 110,10; Pr1,;9,10). "E' sapienza" (Gb 28,28). "E' fonte di vita" (Pr 14,27) e "conduce alla vita" (Pr 19,23). Così ci insegna la Parola di Dio. 

2. V.2018, notte

3. Il timore del Signore ... abbiamo sentito spesso -si direbbe per lo più in senso ironico- che "il fondamento della sapienza è il timore del Signore". Eppure pochi si sono soffermati a riflettere sulla verità ineluttabile  di queste parole, così vicine alla concezione che i filosofi hanno dello stupore quale principio della filosofia. Per acquisire conoscenza si rende necessario toccare l'oggetto da conoscere, e il segno che questo contatto c'è stato è proprio lo sconvolgimento dell'anima, il timore. Si, questo timore è provocato dal contatto con il nuovo, con ciò che è del tutto nuovo, che si contrappone alla nostra quotidianità. Nella serie di sensazioni che del mondo si hanno, se ne insinua una che non è di questo mondo, non paragonabile a nient'altro, da ogni altra cosa dissimile, totalmente altra. E, una volta che si è insinuata, squarcia il tessuto della quotidianità e con esso la nostra coscienza, che con questa quotidianità è tutt'una. Penetra, come una spada, a doppio taglio, fino al punto di separazione tra anima e spirito, fino a quel punto di contatto tra il nostro nucleo noumenico e la sfera dei fenomeni, delle scoperte e delle compressioni terrene. Penetrando brucia col fuoco il nostro IO: dal Tempo scorgiamo l'Eternità.
Ah, quando con un ferro incandescente si cauterizza una membrana mucosa, nessuno si chiede se ne ha voglia o non ne ha voglia,  se gli piace o se non gli piace,. In quel momento non c'è tempo per fare psicologia. "E' proprio così e così dev'essere" chi quella cauterizzazione subisce. Ma questo "è" si afferma da sé, senza esitazioni. Urla se stesso. Così è anche per il timor di Dio. Quando accogliamo la divinità veramente -senza affettazioni e languide moine-, allora non c'è posto èer le effusioni sentimentali. In quel momento, scossi da grande timore, gridiamo dal profondo: "Tu sei, davvero sei!" La prima cosa che gli oracoli di Delfi facevano dire a chi andava a interpellarli era: "Elì", "Tu sei". "Si, tu sei". Ma "Tu sei" non è facile da dire e solo nello sconvolgimento si riesce a pronunciarlo.
Il profeta Daniele ebbe una visione in riva al fiume Tigri. " Soltanto io, Daniele -racconta il profeta- vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi. Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze. Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono delle sue parole, caddi stordito con la facciaa terra" (Dn 10,7-16). E per le parole dell'Uomo vestito di lino che gli apparve "chinai la faccia e ammutolii" -scrive di sé il profeta- ( ), visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto tutte le mie energie" (Dn 10, 15-16).
(Segue)

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