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domenica 19 aprile 2020

Mappe, trazzere, mulini, taverne. Chi non conosce la Storia non può conoscere i territori su cui vive (1)

Le taverne lungo la trazzera 
regia Palermo-Sciacca (1)
La Sicilia del 1720
secondo Samuel von Schmettau 
ed altri geografi e storici del suo tempo

Le antiche vie di comunicazione della Sicilia 
Una vastissima rete di strade, le Regie1 Trazzere, coprono da millenni l’intera superficie della Sicilia in lungo e in largo, sviluppando un percorso totale di circa 14.000 kilometri di cui circa 11.400 kilometri demanializzati2 e gli altri non riconosciuti a tali fini. E’ utile ricordare che sino all’Unità d’Italia si intendevano con il termine trazzere tutte le vie e strade extraurbane (non solo quelle usate per la transumanza) di qualsiasi importanza, raramente usandosi il termine strada ed ancor più raramente il termine stradone; non difficile il termine via. Se moltiplichiamo la larghezza teorica legale di m 37,68 per la lunghezza dell’intero sistema di Regie Trazzere, otteniamo una superficie anch’essa molto teorica di circa 527 kmq, oltre il 2,1% dell’intera superficie dell’Isola. Purtroppo, oggi, tale patrimonio, dalla superficie in realtà decisamente inferiore, è praticamente sconosciuto e totalmente abbandonato e sottoposto alla tutela dell’Ufficio Tecnico Speciale per le Trazzere di Sicilia, con sede a Palermo, oggi dipendente dall’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente che purtuttavia, al di là di un catasto delle Regie Trazzere e della vendita di spezzoni delle stesse ai cosiddetti frontalieri, ovvero possessori di terreni lungo tali arterie, non ha avuto attribuito nella pratica alcun compito di studio e di salvaguardia dell’enorme patrimonio demaniale. In questa logica si intende portare avanti lo studio del grande patrimonio fisico e culturale legato alle Regie Trazzere, le antiche vie di comunicazione della Sicilia, alla luce del nuovo interesse che suscita da tempo la conoscenza dell’immenso giacimento culturale del nostro patrimonio storico. Le Regie Trazzere possono infatti spiegare, come già ricordato, molto sull’evoluzione storica dell’Isola fin dalla preistoria ed altrettanto sulla creazione dei centri abitati della Sicilia. 

La costituzione delle Regie Trazzere 
Con il termine trazzere, la cui etimologia le lega strettamente al termine tratturo (dal latino tractus) in uso in alcune regioni meridionali italiane3 e che si fa anche derivare dal termine francese antico dreciere (via diritta) e drecier (drizzare), si intendono tutte le vie e le strade extraurbane; con il termine regie (in uso solo dal XIX secolo) si denominano le trazzere del Demanio Regio che collegavano tra di loro, sino alla costruzione delle strade carrozzabili iniziate a costruire in Sicilia a partire dal 17794, e poi delle Strade Statali del XX secolo, quasi tutti i centri abitati della Sicilia che possedevano un interesse regionale. Spesso le nuove strade del XIX e XX secolo hanno ricalcato, dove possibile, quasi passo passo l’andamento delle trazzere principali, spesso sostituendo al fondo naturale delle stesse solo uno strato di conglomerato bituminoso e piccole opere d’arte (ponticelli e tombini) per il superamento dei corsi d’acqua. Oggi gran parte delle strade vicinali, delle strade provinciali e statali, seguono altrettanto spesso e con poche varianti il percorso delle antiche vie. Il termine trazzera fu probabilmente introdotto in periodo normanno ma, ufficialmente, esso entra nei documenti solo nel XV secolo, preferendosi perlopiù utilizzare negli atti ufficiali il termine via publica o magna via publica. L’immenso patrimonio delle Regie Trazzere, formatosi nel corso dei millenni, si andò sviluppando già in epoca preistorica per la transumanza degli animali e, successivamente, per collegare i primi insediamenti abitati. Esso subì ulteriori incrementi quando, nel II e nel I millennio a.C., aumentarono le necessità di collegamento tra i nuovi centri abitati che si andavano costituendo in tutta l’Isola, fenomeno legato soprattutto all’aumento della popolazione. In coincidenza con la fase Greca (VIII-III secolo a.C.) si andarono fissando definitivamente alcune linee di collegamento che, inalterate nella sostanza del tracciato anche in epoca Romana, sono giunte (almeno sulla carta) sino ai nostri giorni. I romani, dal canto loro, utilizzarono i tracciati già noti costruendo strade non certo simili a quelle consolari ben note, salvo brevi tratti urbani e suburbani. Perlopiù si limitarono a costruire e poi manutenere strade a fondo naturale realizzando ben poche strade a fondo artificiale che avevano in tal caso una larghezza di circa m 3.40 allargantesi in curva a circa m 4.60, con superficie costituita da grossi ciottoli, la cosiddetta ‘nchiacata5 in dialetto siciliano. Dopo la stasi del periodo imperiale Romano e poi, ma solo in parte, di quello bizantino 6 per la mancata costruzione di nuovi insediamenti e la distruzione e l’abbandono di alcuni dei più antichi, le trazzere probabilmente ebbero un nuovo parziale sviluppo durante il periodo arabo, che vide in particolare l’entroterra siciliano riempirsi di una miriade di piccoli insediamenti ovvero stazioni di posta e casali (rahl e più raramente manzil), sparsi sul territorio. Sotto il successivo periodo normanno la costruzione delle Regie Trazzere ebbe un ulteriore incremento in coincidenza con la creazione di un tipo di stato di carattere feudale importato pari pari dall’Europa del Nord, che determinò il riuso e la creazione di nuovi centri abitativi specie nel Messinese e sulla costa tirrenica (in coincidenza della prima fase della conquista normanna) e la creazione di numerosi castelli in gran parte poi abbandonati tra il XV ed il XVI secolo. Nella prima metà del XIII secolo, sotto Federico II si ebbe invece il repentino abbandono e la distruzione da parte del potere centrale di quasi tutti gli insediamenti abitativi localizzati nell’interno dell’Isola, a causa delle rivolte della popolazione residente di origine araba che, in larga parte, o fu fisicamente eliminata oppure trasferita in blocco in Puglia. Tale fase dette inizio al brusco abbandono dell’interno della Sicilia durato circa 4 secoli; di almeno 2.500 insediamenti tra grandi e piccoli sparsi in tutta l’Isola7 ne sopravvissero non più di 300 e, nell’interno appena poche decine. Pertanto in tali luoghi l’ulteriore espansione ed il ripristino delle trazzere già esistenti avvenne solo a partire dal XVI secolo quando, per l’aumentata richiesta di esportazione del grano, per l’aumento della popolazione e per la possibilità data ai nobili minori di entrare a far parte del Parlamento nel caso divenissero signori di una terra popolata, fu iniziata la costruzione di innumerevoli nuovi paesi, specie nell’interno della Sicilia come ad esempio Santa Caterina Villarmosa, Roccapalumba, Valledolmo, Vallelunga, Villalba, Ravanusa, Riesi, Ciminna, Sciara o Palma di Montechiaro e così via. E’ questo anche il periodo (1584) in cui, ad opera del vicerè Antonio Colonna, viene istituito il servizio postale interno a riprova di un uso dei tracciati non più solo commerciale o limitato al passaggio degli armenti

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